Ugo Alciati
Avena risottata con clorofilla di bietola verdedi Fabrizio Mantovani
IG2023: signore e signori, la rivoluzione è servita Segnali di fumo: la rivoluzione matura e squisita di Moreno Cedroni e Luca Abbadir
La nuova sala ristorante del locale milanese
Quando si ha a che fare con luoghi storici, che a volte chiamiamo "istituzioni", insegne che nel corso dei decenni hanno acquisito un valore simbolico nella vita di una città, temi come il rinnovamento e il cambiamento diventano sempre molto delicati. Da affrontare con cura e intelligenza. A Milano il Sant Ambroeus è sicuramente un'istituzione e la sua nuova stagione, inaugurata da poche settimane, sembra nascere sotto i migliori auspici.
Prima di arrivare all'oggi, un po' di storia: il Sant Ambroeus di Corso Matteottti viene inaugurato nel 1936, con la titolare Teresa Cattaneo: inizialmente solo una pasticceria, diventa poi un bar e anche una tavola calda, entrando nel cuore della Milano bene. Negli anni '70 la proprietà passa alla famiglia Pauli, che nel 1982, grazie anche al grande interesse manifestato da illustri frequentatori con il passaporto americano, decide di fare il salto oltreoceano e di aprire il primo Sant Ambroeus a New York, sulla prestigiosa Madison Avenue. Il successo di questo primo esperimento statunitense porta all'espansione del marchio e all'apertura di altre sedi americane.
Il bancone e la pasticceria
Compito non semplice, come dicevamo, ma realizzato con la cura necessaria: è certamente "nuovo", ma la grazia con cui è stato restaurato e ripensato fa sì che chi ha amato il Sant Ambroeus ci si ritroverà immediatamente. Nessuno stravolgimento, ma anzi la conferma della bellezza di quello storico bar: merito del designer Fabrizio Casiraghi, che ha curato la ristrutturazione, e che ha lavorato per accentuare il carattere storico degli spazi interni, ispirandosi all'estetica del palazzo (risalente al 1930) che ospita il locale.
Iacopo Falai
Ossobuco di vitello in gremolada, riso allo zafferano al salto (foto Alberto Blasetti)
Stracci al cinghiale (foto Alberto Blasetti)
Anatra e foie gras (foto Alberto Blasetti)
Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare
mosso d'inverno: è la pizza vegana pensata da Daniele Falcone per i mesi invernali (ne proporrà una diversa per ogni stagione). Con crema di zucca mantovana cotta al forno, hummus di ceci, funghi spadellati, pomodori gialli semi-dry, nocciole tostate, olio extravergine di oliva, è stato uno degli assaggi più piacevoli della nostra esperienza da mosso (Tutte le foto sono di Brambilla / Serrani)
Giorgia Codato e Mauro Salerno
Dessert del Coniglio lunare: Mousse alla fava tonka, gelée all’arancia e biscotto morbido alla cannella su luna dorata di gel di mela di Gong
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose