08-03-2022

Oggi è l'8 marzo, e vi dico una cosa: sono stanca di sentire la storia che il mondo della cucina è maschile

Intervento-sfogo di Alice Delcourt, chef dell'Erba Brusca di Milano: «Un giorno all'anno il mondo si sveglia e si ricorda che noi donne chef esistiamo. Ma meritiamo più considerazione e sostegno, in ogni momento

La chef Alice Delcourt, al centro, con alcune sue

La chef Alice Delcourt, al centro, con alcune sue collaboratrici al ristorante Erba Brusca di Milano

Ogni 8 marzo il mondo si sveglia e per un giorno si ricorda che noi donne chef esistiamo. E noi dovremmo esaltarci nel raccontare la nostra storia “insolita”, di quanto sia difficile essere una donna che lavora in un settore così “maschile”, di quanto ci siamo sacrificate per fare questo mestiere o, magari, di non poter essere le madri che vorremmo perché facciamo questo mestiere. Vi rivelo un piccolo segreto: le donne hanno sempre cucinato come mogli, nonne, madri e zie. Quale grande chef non cita la loro nonna come ispirazione dei suoi piatti più importanti? Solo che da quando quello del cuoco è diventato un mestiere ben remunerato e di prestigio, magicamente gli è stato impresso il timbro "maschile". Per questo sono stanca di sentire la storia che il mondo della cucina è maschile. Così come non vorrei più sentire che noi donne non riusciamo fisicamente a sostenere il lavoro in cucina, vi assicuro che è una vacanza in confronto a mettere al mondo un figlio. E poi riuscire a sostenere un lavoro fisico ha poco a che fare col genere: in 11 anni ho avuto molti più dipendenti uomini incapaci di sostenerne i ritmi.

Sicuramente il mondo della cucina è cambiato molto negli ultimi anni per noi donne: siamo diventate più visibili, ma questo non vuol dire che prima non ci fossimo. Certo, essere donna in cucina ha i suoi svantaggi: c’è chi non ti assume “perché poi i cuochi maschi s'innamorano" (vi giuro che mi è stato detto!) e, se lo fanno, ti pagano meno. E non è finita qui: non siamo molto considerate, le battute sul nostro corpo sono infinite, se ci arrabbiamo vuol dire cha abbiamo le mestruazioni, se pretendiamo qualcosa siamo stronze...

I miei problemi come ristoratrice sono tanti, e non si preoccupano che io sia donna. Qualche esempio? La caldaia ha deciso di non funzionare nei giorni più freddi dell'anno; un corriere ha smarrito la carne che mi serviva per la sera; la cantina si è allagata il 31 gennaio alle 17 e abbiamo passato la notte lì a riempire secchi d'acqua. Per non parlare dei dipendenti: uno è malato, l'altra in maternità e un altro non si è presentato. E poi ci sono i pagamenti, come quando sto lì a chiedermi come onorare sia la busta paga dei dipendenti, sia l’F24, nello stesso mese.

Questi  problemi già basterebbero. Solo che io, da cuoca, devo pure avere che fare con i clienti che si fermano al pass per ringraziare per la cena il mio lavapiatti (solo perché lui è maschio) passandomi oltre; oppure con quelli che si sentono molto liberi (è un eufemismo) di farmi sapere quello che avrebbero fatto con gli stessi ingredienti del piatto. Poi ci sono i fornitori che devono parlare di cose "serie" e allora si rivolgono al mio compagno, anche se a comprare sono io.

Non credo, però, che le mie difficoltà siano molto diverse da quelle affrontate in ambito professionale da qualsiasi donna. E io mi sento fortunata ad avere la mia cucina, dove creare ciò che voglio!

Però le donne in cucina vanno sostenute tutti i giorni, non solo l'8 marzo.  


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Alice Delcourt

Nata in Francia, da madre inglese, e cresciuta negli States: quest'anima cosmopolita è poi arrivata in Italia, dove, dopo diverse esperienze in molti ristoranti, è stata una delle fondatrici dell'Erba Brusca di Milano, di cui è executive chef.

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