Julien Ochando
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Davide Oldani con una delle lampade della linea Bontà che ha disegnato per Artemide. Lo chef è stato protagonista ieri di un talk al Supersalone di Milano, come tema proprio il rapporto tra food e design
Ovvio, «non ho mai detto di essere un designer, non posso dirlo; penso però di avere un certo occhio per osservare le cose che mi piacciono; amo il bello ed è certo possibile tradurre quest'ultimo in oggetti di design», dice Davide Oldani, protagonista ieri di un talk nel programma del Supersalone, con lo scrivente a moderarne l'intervento nell'Arena del Padiglione 3 di Fieramilano a Rho, le postazioni di Identità Golose Food Court a pochi metri.
Non un designer, Oldani; ma di certo uno chef che di design è appassionato e che molto ha disegnato, nella sua vita, lo abbiamo già raccontato in passato, ad esempio in questo nostro pezzo di alcuni anni fa, Davide Oldani: l'arte, il design, i piatti 2018, il nuovo libro, dove annotavamo:
Stringi stringi, Davide Oldani non è (solo) un cuoco, o almeno non gli interessa esserlo più di tanto. Nel senso: lui lavora su una dimensione che non è strettamente legata alla normale pratica dello chef d'alta cucina - e nemmeno del banale bruciapadelle di trattoria, sia chiaro. Al D'O si mangia benissimo, ovvio; ma la caratteristica dell'opera di Oldani, la forza è sempre stata nella sua capacità di fondere l'ars culinaria con altre esperienze che sono radicate nella profonda provincia milanese, dove è nato e cresciuto. Mangiare e design. L'arte e il cibo, commisti. La cucina pop - che è il suo marchio storico - sta all'haute cuisine come il design all'arte e il prêt-à-porter all'alta moda. Ecco la sua stella polare: il Buono, il Bello e il Pratico, insieme. In fondo, un'evoluzione della lezione di Gualtiero Marchesi, suo maestro.
Oldani intervistato da Carlo Passera al Supersalone
L'ormai celebre Passepartout di Oldani
Oldani chiacchiera al food talk ma è reduce da una doppia presentazione, sempre al Supersalone: un nuovo coltello e una serie di lampade. Il primo realizzato con le Coltellerie Berti di Scarperia, in Toscana, a doppia lama, da una parte seghettata e dall'altra liscia. Con Artemide invece lo chef ha disegnato qualche mese fa, col supporto del creativo ungherese Attila Veress, una linea di lampade, si chiama Bontà, «al D'O le usiamo a fine pasto per la piccola pasticceria, è una luce sostenibile che si alimenta con l'Usb».
Il nuovo coltello disegnato da Oldani per Coltellerie Berti...
...e la linea di lampade Bontà per Artemide
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Il D'O versione 2016, progettato da Piero Lissoni con Davide Oldani
Sarà uno dei temi che Oldani svilupperà anche durante il suo intervento a Identità Milano 2021, previsto alle 15 di domenica 26 settembre in sala Auditorium. Ci anticipa: «La mia lezione si intitolerà "Ripresa lenta", presenterò un piatto... con la lumaca. E poi dialogherò sul palco col rettore della Bocconi, Gianmario Verona, proprio sui temi d'attualità. Una ripresa lenta non è necessariamente un male, perché ci si guarda meglio intorno».
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it Instagram: carlopassera
Appuntamento con il Festival Franciacorta lunedì 20 giugno dalle 16.00 alle 21.30 al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, in via San Vittore 21 a Milano
“Del buono, poco” è il nuovo motto di Davide Oldani nei confronti del vecchio carrello dei formaggi, e del formaggio nella ristorazione in generale. Ossia: il tradizionale carrello è inattuale, bisogna proporre poco ma di altissima qualità, badando anche alla "stagionalità del formaggio", ossia servendo ciascun cacio nel periodo dell'anno in cui si esprime meglio. Così l'assaggio di "formaggi" al D'O, vedi la foto sopra, prevede tre pezzi, ma solo uno è formaggio vero, quello al centro, un Montebore. La finta groviera, a sinistra, è una mousse di pera e pepe del Tibet; la finta scaglia di Parmigiano, a destra, è un pane imbevuto in acqua di formaggio e poi arrostito. Tutte le foto sono di Brambilla-Serrani
Fabrizio Nonis, Riccardo Forapani, Carlo Mangini e Paolo Gennari sul palco della Sala Blu 2 per la prima lezione di Identità di Formaggio in collaborazione con Parmigiano Reggiano
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose