28-02-2021
Anthony Genovese e Matteo Zappile davanti all'ingresso del Pagliaccio
Entrare al Pagliaccio di Anthony Genovese, dal sobrio ingresso su via dei Banchi Vecchi a Roma, porta a immergersi immediatamente in un’atmosfera elegante, ovattata, rilassante: i colori, anche accesi, non mancano, ma l’armonia con cui sono presentati fa sì che non colpiscano, ma accarezzino lo sguardo.
Così anche l’accoglienza: per chi ama entrare in punta di piedi in un luogo che ancora non conosce, guardandosi attorno per prendere lentamente confidenza, Matteo Zappile e il suo staff sono caldi e discreti il giusto. Diciamolo subito: il restaurant manager del Pagliaccio è, non da oggi, un punto di riferimento assoluto per la sala in Italia. Il modo in cui qui il cliente viene accudito, accompagnato, coccolato è veramente straordinario e sarà un filo conduttore di questo racconto.
Uno scorcio della sala del ristorante
Le evoluzioni proseguono, e così appena prendiamo posto nella bella sala è proprio Zappile a raccontarci le ultime novità, che in particolare riguardano una carta che non c’è più. Non solo perché è arrivato il Covid (la messa a regime di questa evoluzione ha più o meno coinciso con la fase complicata che stiamo vivendo), che ha messo in mora i menu cartacei da passarsi di mano in mano, ma soprattutto perché la proposta à la carte è stata eliminata.
I pilastri delle brigate di cucina e di sala
10 portate per Circus: con un nome che richiama la principale ispirazione dell’insegna di Genovese, è, leggiamo testualmente, «un percorso da oriente a occidente che non conosce confini, ma legami di emozioni e sapori incentrati sul piatto». E’ il degustazione principale, quello che racconta l’attualità creativa dello chef e che più unisce le sue radici mediterranee e i frutti delle sue tante esperienze internazionali.
8 portate per Orme: «Sentimento, calore e contatto di un viaggio che traccia la via di casa, costellata di fermate che richiamano ricordi». In questo percorso Genovese propone alcuni dei suoi piatti storici, ciascuno capace di rappresentare una delle molte facce della sua cucina, come sfogliando un album di fotografie più e meno recenti.
Sono 6 invece le portate di Terræ, un’altra novità per Genovese, che pur essendosi sempre distinto tra i suoi colleghi per un approccio attento all’elemento vegetale - mai mero contorno ma sempre sostanza centrale nelle sue ricette - non gli aveva ancora dedicato interamente un menu: «Così vicina e ricca di vita, la natura accoglie questa esperienza di rispetto dell’ingrediente».
C’è infine anche Intermezzo, 4 portate che possono arrivare da tutti gli altri menu, e che normalmente viene servito solo a pranzo. Quindi si trova anche in queste settimane, in cui il pranzo è tutto quel che è rimasto, ai ristoratori come ai gourmet.
Il quadro con i menu
Ci racconta di come Il Pagliaccio, prima di questo annus horribilis, godesse di una clientela al 90% straniera. E di come nella composizione della sala, nella distribuzione dei commensali ai pochi tavoli a disposizione, lui facesse anche qualche considerazione «di geopolitica», per evitare di correre il rischio di rendere “confinanti” nazionalità potenzialmente confliggenti. Non ci avevamo mai pensato.
Un primissimo benvenuto: Tartelletta di pasta tandoori, mousse di tonno di Cetara, tartare di vitello, bottarga di branzino, foglia di cappero sott'olio
«I nostri tavoli sono ben distanziati - ci spiega - ma gli spazi sono comunque piccoli e capita sicuramente di vedere cosa arriva al tavolo vicino. Rovinando l’effetto sorpresa. Così nella gestione dei nostri menu degustazione facciamo in modo che i tavoli adiacenti, anche se scelgono il medesimo percorso, non ricevano mai piatti identici. Certo, è un impegno ulteriore per la sala e ancor di più per la cucina, ma vogliamo sempre dare il massimo a chi viene al Pagliaccio».
Chawan Mushi (acqua di vongole e uovo nella preparazione della crema, cozza alla scapece, semi di roveja, ceci neri, acciuga affumicata)
Idee che rendono, non da oggi, la cucina di Genovese unica nel suo genere. Si possono cercare appigli per descrivere il suo stile, richiamando appunto quel continuo incrocio tra Italia e resto del mondo, oriente in particolare, si possono citare le mille spezie che sono colori importanti della tavolozza dello chef. Ma la realtà è che c’è soprattutto una straordinaria imprevedibilità nei suoi piatti.
Selezione di amuse-bouche
E poco dopo invece farsi travolgere dalla ricchezza aromatica di “Colori” - le fettuccine in due sapori, un piatto apparentemente semplice e rassicurante, le fettuccine con due impasti diversi, di farina topinambur e farina di carciofi e castagne, e una salsa a base di cacao e bitter all’origano a mantecare e a sorprendere il palato. O dall'accostamento perfetto, di golosità suprema, tra astice blu, grasso di speck e kiwi. Arrivando alla fine del percorso con addosso un'entusiasmante miriade di stimoli.
Yin e Yan (indivia, avocado, mela verde marinata al gin, riduzione di indivia bruciata...)
“Il viaggio” (ricciola e foie gras)
Il volo al mare (nel primo piatto tartare di piccione marinata nel sale di acciuga, salsa coreana piccante, composta di umeboshi, abalone cotto nel dashi, velo di latte)
Il volo al mare (nel secondo piatto: coscia di piccione ripiena di guanciale croccante, fegatini di piccione, polvere di fegatini, finocchietto di mare)
“Colori” - le fettuccine in due sapori
Berlingot (raviolo di tumminìa ripieno di anguilla, fondo di frutti rossi, aringa affumicata...)
Sorseggiando con l’astice (brodo di astice blu bretone, speck e anacardi)
L’astice e il kiwi (astice blu laccato con il grasso dello speck, riduzione di kiwi, kiwi alla brace, nel piatto più piccolo foglia di vite ripiena della polpa delle chele dell'astice e bulgur)
Agnello, caviale e puntarelle (costoletta marinata in salamoia con spezie, salsa bernese all'erba cipollina, cima di rapa e puntarella cotte in osmosi; nel piatto più piccolo panna montata, gelatina di tè verde e caviale oscetra)
“Una idea di formaggio” - arance e blu del lago
Pompelmo - Pompelmo
Il Palloncino Rosso (palloncino di cioccolato fondente ripieno di nocciola e yuzu, cedro candito, fiordilatte)
Piccola pasticceria
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare Instagram: @NiccoloVecchia
Le prime due bottiglie etichettate Il Pagliaccio e che fanno parte del progetto Exclusivity Labels, l'idea è un pairing con vini disaponibili solo ed esclusivamente nel ristorante romano. Per ora tre sono le referenze prodotte e disponibili, altrettante sono in arrivo a breve, si punta a una decina in totale. Foto di aromi.group
Il mondo di Anthony Genovese: la cartina racconta i luoghi che lo chef ha conosciuto e dove ha lavorato. Il Pagliaccio di Roma diventa la sintesi compiuta di queste esperienze