Sono mesi in cui molto spesso (e per nulla volentieri), quando parliamo di ristorazione e Covid19, lo facciamo per descrivere le difficoltà e le fatiche, o per raccogliere le giuste lamentele e le richieste di aiuto e sostegno da parte di questo settore. E' molto bello però poter raccontare anche una storia diversa: una storia che testimonia della generosità e del desiderio di impegnarsi per i meno fortunati proprio da parte dei ristoratori e dei cuochi.
Parliamo infatti di Cucine Solidali, un progetto nato a Torino a marzo 2020 e da allora proseguito senza sosta: «un movimento corale senza distinzione tra tipologie di ristorazione e senza protagonismi», come si legge sul sito dell'iniziativa, che ha come beneficiarie alcune mense dei poveri della città. A partecipare, molti dei migliori ristoranti della città: Condividere, Carlina, Del Cambio, Du' Cesari, Eragoffi, Eataly, Fuzion Food, Gaudenzio, La limonaia, Magazzino 52, McBun, Opera, Carignano, Spazio7, San Giors, Tre Galli, Tre Galline, Vale un Perù, Accademia foodlab, Vimini, Osteria Rabezzana, Sesto Gusto, Sovietniko.

Andrea Chiuni fotografato da Davide Dutto
A coordinare il lavoro c'è
Andrea Chiuni, Executive chef di
Carlina,
Tre Galli e
Tre Galline: «E' iniziato tutto - ci racconta - da una telefonata del titolare dei ristoranti per cui lavoro,
Federico De Giuli. Sapevamo che stava crescendo la richiesta di pasti per i poveri, anche perché le mense stavano chiudendo tutte per via della pandemia. Così ci siamo detti che avremmo potuto riaprire una delle nostre cucine e vedere cosa potevamo fare. Spontaneamente, subito dopo, altri ristoratori si sono aggiunti e hanno iniziato a collaborare».

Dopo il primo passo, lo sviluppo del progetto è stato naturale e in costante crescita: «Abbiamo iniziato a cucinare e abbiamo iniziato a produrre parecchi pasti. Certamente più di quelli che si potevano ottenere con delle cucine non professionali, e un personale non attrezzato, come accade nelle mense per i poveri. Abbiamo iniziato servendo la mensa dei Frati Minori, poi la distribuzione ai senza tetto della Comunità di Sant’Egidio e gli asili notturni del Centro Torinese di Solidarietà di Torino. La mensa dei Frati Minori, nonostante sia chiusa e non accolga le persone al proprio interno, apre una porta e distribuisce i pasti: si crea una fila davvero enorme, impressionante. In media riusciamo a servire 450 pasti al giorno solo dai Frati Minori, più altri 200/300 distribuiti da Sant'Egidio. Da quando abbiamo iniziato, siamo arrivati a 35mila pasti serviti grazie a
Cucine Solidali».

Matteo Baronetto al lavoro con la sua brigata per Cucine Solidali

La distribuzione dei pasti dai Frati Minori
Una mole di lavoro notevole, che prosegue senza interruzioni da marzo: «Quando è terminato il primo lockdown, e i nostri ristoranti sono stati riaperti, ci siamo parlati e ci siamo detti che non era il caso di fermarci. Certo, avendo a quel punto anche molto altro lavoro da seguire, abbiamo un po' ridotto i numeri dei pasti che preparavamo, ma le motivazioni c'erano ancora tutte. Vedere quelle code è stata un'esperienza molto forte, toccante: diventano file interminabili, provate a immaginare 400 persone tutte in coda per un pasto. Sono immagini come quelle che ci hanno portato a decidere di andare avanti: a questo punto non abbiamo nessuna intenzione di fermarci. E ci tengo a sottolineare come in tutte le nostre brigate non ci sia nessuno che storca il naso o si lamenti per dover lavorare mezz'ora in più, o un po' più intensamente, per svolgere anche questo servizio. E' stato tutto molto facile da organizzare, non abbiamo mai avuto un problema, un'incomprensione. Io mi occupo di coordinare il lavoro, ma praticamente è un progetto che si coordina da solo, tutti i partecipanti sanno perfettamente cosa fare».

Andrea Chiuni, il responsabile di Croce Verde Marco Crema e alcuni ragazzi del ristorante Tre Galline fotografati da un reporter di France Press

La consegna dei pasti ai Frati Minori
Dal sito di
Cucine Solidali è possibile fare delle donazioni per sostenere il lavoro di questi cuochi e ristoratori (che ricevono anche il sostegno di molti produttori:
qui l'elenco dei partecipanti), o anche partecipare attivamente. Ma se
Andrea Chiuni ovviamente si augura che ci siano nuove adesioni torinesi, il suo desiderio principale è ancora più ambizioso: «Quello che ci piacerebbe davvero che succedesse è che possano nascere altre "Cucine Solidali" in altre città d'Italia. Anche per questo stiamo lavorando anche per perfezionare gli aspetti legali e di HACCP, così da rendere ancora più facile avviare progetti simili anche in altri luoghi. Se in ogni città ci fossero 20 ristoranti che fanno quello che facciamo noi, diventerebbe un grandissimo movimento, e daremmo un aiuto molto importante a tantissime persone, con un impegno non troppo gravoso. Speriamo davvero di poter ispirare tanti colleghi a fare altrettanto».
Il fotografo Davide Dutto ha seguito e documentato il progetto creando un grande mosaico di primi piani dei protagonisti, evidenziandone così l’aspetto corale e trasversale.