Al recente FoodExp di Lecce, organizzato dall'indistruttibile Giovanni Pizzolante, una mostra fotografica ci ha davvero colpito, nonostante fossimo presi da mille cose. Era legata al mondo del cibo, e a firmarla era (ed è, perché è un progetto in divenire) Riccardo Melillo, classe 1979, brianzolo ma bergamasco d’adozione, grafico, fotografo... e amico, oltre che ottimo professionista e persona di brillante intelligenza. Gli abbiamo chiesto di presentarci la sua idea, e di poter pubblicare un po' dei suoi scatti più significativi, in tutto per ora ne ha realizzati 36, con altri 12 set programmati e già 6.753 chilometri percorsi su e giù per l'Italia. Godeteveli (e tranquilli, non c'è stato spreco di cibo, il "contorno" è stato aggiunto spesso in post-produzione. Il focus è sul volto, sulla postura, sulla naturalezza di un gesto). C.P.
Mi è sempre piaciuto sperimentare nella fotografia e ho la fortuna di avere complici che assecondano le mie idee. Un giorno ho proposto ad un mio amico pittore, Stefano Gentile, una sessione di ritratti. Non amo le foto in posa o i ritratti convenzionali con la mano sotto il mento. Stefano è un artista, l'ispirazione del Dalì Atomicus di Philippe Halsman è nata subito. Senza nemmeno saperlo quello sarebbe stato il primo scatto del mio Atomicus Project.
Allargare e adattare il progetto al mondo del food è stato solo il passo successivo, quello per me più naturale.
Tutto ruota intorno al salto, momento in cui il soggetto non pensa né al fotografo né alla foto o alla posa, pensa solo a saltare. L'espressione del volto è libera, sorridente, giocosa e fuori da ogni schema dettato dal ruolo.
A questo si aggiunge il luogo di lavoro, un posto dove il soggetto si sente a suo agio e dove passa la maggior parte della sua giornata, in poche parole casa.
Ultimo dettaglio sono gli oggetti di uso quotidiano che vengono letteralmente lanciati in aria nel momento del salto, semplicemente un modo differente di raccontarsi attraverso gli strumenti del proprio lavoro, le materie prime della propria terra o l'ispirazione libera del momento.
Tutto questo e molto di più è Atomicus Project.
Queste sessioni fotografiche così diverse dal solito mi hanno dato l'occasione di ritrovare degli amici, di fare nuove conoscenze, creare molte sinergie a livello umano. È molto raro poter essere in contatto davvero con le persone che stanno dietro una divisa, sia essa una toque e una giacca bianca o un completo da sala.
Persone vere e senza artifizi, questo è stato ed è la cosa più bella di questa prima parte di un lungo viaggio che mi porterà in tutta Italia.
E tanti aneddoti che meriteranno di essere raccontati.