31-03-2018
Ciccio Sultano sull'uscio del nuovo Duomo a Ragusa Ibla. Il ristorante è stato rinnovato dell'architetto Fabrizio Foti per le forme e gli spazi, Davide Groppi per le luci e le ombre, in collaborazione con lo studio IeA di Maurizio Tumino e Laura Pluchino (foto di Benedetto Tarantino)
Già da bambino, scorazzando tra le strade sterrate con la sua bici senza freni, Ciccio Sultano dimostrava il suo coraggio, la fermezza nel credere nella bontà delle sue idee, fino a sognare di notte un'espressione alta della cucina siciliana, linda e luccicante come il sole d'agosto sotto il solleone. Lavorava di giorno e studiava di notte su manuali e libri di cucina. Tanti ricordano i suoi panini al Sweet Bar di Vittoria (Ragusa): intriganti espressioni della magia di un territorio, ricco di mille e mille prodotti. Oggi ritroviamo Sultano animato dallo stesso coraggio. Affronta salite impervie e discese improbabili, che per lui sono certezze, con la stessa determinazione e consapevolezza di essere diventato la voce di un lembo di Sicilia baciato da Cerere. Il colonnello Coria sarebbe felice di aver trovato un degno interprete delle sue ricette, con la taratatà in testa (celebre lo Spaghettone in salsa moresca "taratata" di Sultano, con bottarga di tonno e succo di carote), anche se Ciccio si è spinto oltre, rimodulando e rileggendo il territorio siciliano con un'acutezza che diventa sintesi storica, con una mano sapida che dalla gola ti porta al cuore. È un pensare cucina "educata", come la definisce lui stesso, e rispettosa di quei produttori, contadini e pescatori che in lui hanno trovato il giusto medium, proiettandoli su una dimensione di dignità e riconoscimento del giusto sacrificio. Carattere fermo, caparbio, deciso a non mollare mai, esempio per le generazioni future.
La nuova sala (foto di Benedetto Tarantino)
Noi siamo stati fulminati dal Menù Degustazione Caleidoscopico, arricchito con inserti a mano libera dello chef. Sultano lo racconta così: «La Sicilia è la concentrazione di una cultura millenaria, di una diversità sia geologica sia enogastronomica, cresciuta nello splendore, nella contraddizione e nella sofferenza. Essa trasmette la sua storia nei piatti, tanto che quello che per molte culture è strano, per noi siciliani invece è quotidiano, come l'agrodolce o l'amaro, il dolce, il salato, tutto insieme, una mescolanza di sapori e di momenti di grande intensità».
Sultano con Gabriella Cicero (foto Stefania Lattuca)
- Insalatina di alga mauro, zuppetta di erbette di campo, caviale e uova di coregone.
- Volevo essere fritto, signature dish di Sultano, un cannolino di ricotta con caviale e gambero rosso di Mazara
- Foie gras, sgombro affumicato, peperone candito, fagiolo cosaruciaru di Scicli e mandorle.
Gli antipasti sono un tributo alla terra e ai contadini: Uovo poché Aia Gaia, crema di patate alla cenere, fungo basilisco dei Nebrodi, frutti rossi. Complesso, espressione francese per tecnica e sontuosità, di profondo terroir siciliano.
(foto cicciosultano.it)
Gnocco di patate al ragusano Dop con polpettine di seppia e maiale, sugo di vongole e cozze e salsa alla carbonara rappresenta l'opulenza, il contrasto, la complessità di elementi che rivelano al palato la sontuosa armonia di gesta e gusto. Idem per i Paccheri fuori Norma con sugo allo scoglio, trasposizione di un grande classico ed evoluzione verso il mare. I Maccheroncini fatti in casa con zuppa di pesce e astice Mediterraneo evocano l'immersione verso un abisso di sensazioni placanti. Il Pesce San Pietro alla palermitana, con il suo consommè, cialda croccante alle olive e mandarino tardivo di ciaculli e la "Triglia maggiore di scoglio crema di semi di coriandolo, foglie essiccate di tenerumi e polvere di alghe, uniscono la forza del mare nostrum a una dimensione palatale terrosa e avvolgente.
Sultano col braccio destro Marco Corallo (foto di Benedetto Tarantino)
Un percorso d'autore osservato al caleidoscopio, un complesso goloso di colori, volumi, consistenze, giochi festosi per il corpo e la mente, sublimato dal bravissimo sommelier Antonio Curò, che ha saputo dare il giusto risalto ai gioielli della cantina del Duomo. Una cattedrale della cucina siciliana presente e futura.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
Classe 1976, formazione giuridica. Il suo primo lavoro è fare la mamma. Motore della sua vita sono i viaggi e la gastronomia. Viaggiare tra piatti e territori
Dall’Italia è una narrazione in continua evoluzione di tutto il buono che racchiude in lungo e in largo il nostro Belpaese. Una rubrica che ci porta alla scoperta delle migliori trattorie, i ristoranti più esclusivi, osterie, tra le vette più alte o in riva al mare. Delizie che non possono sfuggire alle rotte dei più entusiasti viaggiatori.