10-01-2021
C’è un baccalà mantecato consegnato alla storia, e che storia. Tutto ebbe inizio per caso nel gennaio 1432 quando il mercante veneziano Pietro Querini fa naufragio nell’arcipelago delle Lofoten per essere poi tratto in salvo dai pescatori della vicina isola di Rost. Lì scoprì lo stoccafisso, merluzzo essiccato al sole e al vento, senza uso di sale. Tornato nella Serenissima, quel prodotto spopolò perché magro, facilmente conservabile e molto versatile.
Ma nonostante siano trascorsi secoli e secoli da quel viaggio, a Venezia, dove tutto è iniziato, come a Vicenza, dove più lo sanno esaltare, per baccalà (di norma il termine per identificare il merluzzo conservato sotto sale) si intende lo stoccafisso. E già questo dovrebbe far capire che la sacralità della preparazione
Poi nulla e nessuno ferma il tempo e in anni ben più vicini a noi le variazioni abbondano, soprattutto il merluzzo fresco, salato dallo chef, e non più quello stoccafisso style, e il latte al posto dell’olio, latte che poi ritroviamo nel baccalà alla vicentina. Quindi non una bestemmia. Senza scordarci che nel mondo le ricette sono centinaia e centinaia, come si fa ad arginare un tale mare di bontà?
Ha spiegato lo chef: «I pomodorini vengono tagliati a metà e ben conditi con scalogno, sale, pepe, zucchero, una julienne di agrumi, le bucce di arance e limoni per un tocco di mediterraneità, di Sicilia, anche del timo fresco per poi sistemare la loro placca nel forno a 110° per un’ora, poi per tre ore a 70».
Carlotta Perilli ed Eugenio Boer, compagni 24 ore su 24: sul lavoro e nella vita
Nota conclusiva: per la ricetta di Eugenio Boer cliccare qui, qui invece la puntata.
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi