11-07-2019
La Tetatet (2013) di Davide Groppi, una lampada che ha rivoluzionato il concetto di luce nei ristoranti. «Una lampada portatile per trasformare ogni tavolo in un luogo d’incontro e d’amore e considerare finalmente la luce come un ingrediente fondamentale della vita. È la luce più bella del mondo. Quella che rende tutto più vero e profondo. Quella che ci fa sentire unici intorno ad un tavolo»
La luce, in un ristorante, come elemento non marginale. Anzi.
Luce come visione, ma anche come emozione. Luce come mistero, profondità e seduzione
Sono parole tratte da Incontroluce, il libro di Davide Groppi che passa in rassegna trent'anni di attività di questo geniale designer piacentino, classe 1963, erede del pensiero di quell'amico e maestro Ingo Maurer che unisce arte, design e architettura. Groppi ha cominciato la sua carriera in un minuscolo laboratorio nel cuore della sua città, negli anni Ottanta. Oggi le sue meravigliose realizzazioni sono celebrate ovunque; premio Edida nel 2011 per la lampada Sampei, premio Design Plus nel 2014 per la Neuro, il doppio Compasso d’Oro Adi (è considerato il più storico e prestigioso riconoscimento nel mondo del design, un vero e proprio Oscar) nel 2014 per le lampade Nulla e Sampei, e ancora Menzione d’Onore Compasso d’Oro Adi a Tetatet nel 2016. E ancora, firma l'illuminazione di molti dei più importanti ristoranti: Le Calandre, Osteria Francescana, Mirazur, Enigma, Madonnina del Pescatore, Casa Perbellini... E anche Identità Golose Milano, ma ancor prima Identità Expo nel 2015.
Davide Groppi
Luce come visione, ma anche come emozione Luce come mistero, profondità e seduzione
Luce come ingrediente La luce nel piatto
Edivad di Davide Groppi, 2012. Qui, a Il Clandestino di Moreno Cedroni
Groppi studia queste soluzioni da meno di un decennio. Ma oggi alcuni suoi bestseller, come la Tetatet e la Sampei, sono la soluzione adottata per l'illuminazione dai maggiori indirizzi italiani e non solo. Tutto è iniziato quasi per caso, in maniera inattesa: incontri fortuiti e coincidenze che avvicinarono il designer a tre nomi illustri della ristorazione, quelli di Massimiliano Alajmo, Massimo Bottura e Moreno Cedroni. «Dentro al mondo della ristorazione ci sono volato dentro per caso. Non ho mai pensato: "Arriva Masterchef, tutti parleranno di cibo, cucina, convivialità, quindi muoviamoci anche noi". Non ho fatto calcoli».
Le lampade Ovo e Ovonelpiatto a Le Calandre di Rubano (Pd). Progetto del 2010 di Davide Groppi, sono entrambe firmate Massimiliano e Raffaele Alajmo
La luce nel piatto è la luce più bella. Quella che permette di sentirci gli unici ospiti di un ristorante, quella che ci fa vivere un’autentica esperienza multisensoriale. Ma, soprattutto, quella che trasforma un tavolo in un luogo di incontro e di amore.
Groppi è orgoglioso del lavoro svolto: «Le Calandre sono splendide, soprattutto la sera. Fuori l'ambiente non ha niente di bello; dentro esprimono al meglio il mio concetto d'illuminazione. Lì è stato fatto proprio un lavoro nella logica de "la luce nel piatto", con molta semplicità».
Illuminazione by Davide Groppi a Il Clandestino di Cedroni
Moon (Davide Groppi, 2005) e Tetatet alla Madonnina del Pescatore
Tetatet di Davide Groppi, edizione esclusiva per Carlo Cracco al Cracco in Galleria, 2018
Un progetto di illuminazione non firmato direttamente da Groppi, al Vitantonio Lombardo Ristorante di Matera. Nel sasso splendidamente recuperato, i tavoli sono illuminati dalle lampade Sampei (2011). «Una grotta del Rione Sassi lasciata al suo fascino naturale di proposito, su progetto dell’architetto Alessandro Tortorelli. Gli arredi sono essenziali per dare centralità alla tavola, allestita con tovagliato bianco e una lampada che vi punta su per esaltare i colori di ciascun piatto, così come dev’essere per ciascuna opera d’arte»
Lampade Sampei e Nulla (2010) all'Osteria Francescana
Pochi pezzi selezionati per cercare la bellezza inseguendo la verità. Luce nel piatto e negli occhi delle persone. Tutto è studiato con attenzione, in una combinazione di arte, musica, cibo, profumi, vita (World Architects)
Ora queste lampade sono anche nel nuovo progetto di Bottura, Casa Maria Luigia, la country house nella campagna modenese, dove sono utilizzate anche altre creazioni di Groppi, come Infinito.
Una rappresentazione grafica della Nulla, in cui luce e buoi sono invertiti. Il numero 18 si riferisce ali millimetri di diametro
La Nulla (quel puntino sulla destra) illumina l'entrata dell'Enigma di Albert Adrià, a Barcellona
Nulla è un lavoro estremo sul tema della sottrazione. La luce è indagata e presentata come puro fenomeno fisico. La ricerca di una “luce senza fonte” mi ha portato a considerare la possibilità di realizzare un progetto invisibile, magico e illusorio. Un’idea semplicissima: un buco nel soffitto. Un foro di soli 18 mm, uno speciale sistema ottico e la tecnologia led generano una meravigliosa luce sul piano. Luce profonda e sensuale
Una Imu di Groppi illumina l'insegna all'entrata di Casa Perbellini
Imu è una lampada pensata per dare il benvenuto, per illuminare la soglia. Imu è l’unica casa su cui non si pagano le tasse…
In Piazza San Zeno, a Verona, abbiamo illuminato il nuovo ristorante di Giancarlo Perbellini. In Casa Perbellini la cucina diventa palcoscenico. Lo chef e il suo lavoro entrano in scena creando un legame unico e privo di barriere con gli ospiti. Entrare a Casa Perbellini significa vivere l’atmosfera più intima ed esclusiva della cucina, come andare a casa dello chef. Per questo motivo abbiamo scelto ancora una volta ”la luce nel piatto”. Per far vivere l’esperienza della luce come ingrediente fondamentale della cucina.
A Casa Perbellini ci sono anche la Folder, la Mira, la Tetatet e la Moon, che è anche alla Madonnina del Pescatore.
Illuminazione by Groppi a Identità Golose Milano: qui le lampade Infinito (Groppi, 2016) e Mira R (Omar Carraglia, 2012)
Lampade Sampei nella sala Ovale di Identità Golose Milano
Miss (Omar Carraglia, 2006) e Tetatet nella sala ristorante di via Romagnosi 3
La luce di Davide Groppi a Identità Golose Milano suggerisce i percorsi, evoca gli spazi, accarezza i tavoli, diventa ingrediente della cucina. Luce diretta, luce indiretta per vivere un’autentica esperienza multisensoriale
In via Romagnosi 3 sono presenti lampade Flash, Infinito, Mira R, Miss, Nulla, Sampei, Solemio e Tetatet flûte.
Lemon Ledon (2012)
Di seguito, una selezione di foto su alcune delle illuminazioni più importanti firmate da Groppi in ristoranti italiani e stranieri.
Lampade Moon al Lido 84 di Riccardo Camanini. È realizzata in carta giapponese
Tetatet flûte (Groppi, 2017) al veronese 12 Apostoli
Miss a I Due Buoi di Alessandria, un progetto voluto all'epoca da Andrea Ribaldone
Cathode (Omar Carraglia, 2015) al ristorante Marconi di Sasso Marconi, chef Aurora Mazzucchelli
Delle Miss all'Aqua Crua di Giuliano Baldessari, nel Vicentino. Le lampade sono state personalizzate con colori studiati da Groppi insieme allo chef
Cathode (Omar Carraglia, 2015) al ristorante Ca' Matilde di Andrea Incerti Vezzani, a Quattro Castella (Reggio Emilia)
Il progetto di Davide Groppi per il ristorante di Christian e Manuel Costardi a Vercelli (2015)
L'illuminazione dell'Enigma di Albert Adrià curata da Davide Groppi: sono lampade Nulla filtrate in modo da «rendere “unico e magico” ogni tavolo»
Tetatet alla tavola della Torre del Saracino di Gennaro Esposito
Aba 45 (Omar Carraglia, 2007) e Tetatet a La Palta di Borgonovo Val Tidone, chef Isa Mazzocchi
Tetatet al ristorante numero uno al mondo, per la 50Best: il Mirazur di Mauro Colagreco, a Mentone
Groppi, al di là del suo ruolo nel campo del design, è riuscito a creare una "poetica mimetica" dell'oggetto illuminante: tutti i progetti si fondono con gli ambienti, in questo caso i ristoranti. Le lampade sono costituite di elementi sottili, materici, e geometrici; invadono lo spazio con un sussurro e piuttosto valorizzano il circostante - in questo caso il cibo - attraverso la magia della luce che sanno sprigionare.
Racconti, storie e immagini dal primo Hub Internazionale della Gastronomia, in via Romagnosi 3 a Milano
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Il primo, classe 1974, milanese, giornalista professionista dal 1999, è coordinatore della redazione di identitagolose.it (Instagram: carlopassera). Il secondo, calabrese classe 1990, è artista ed appassionato di design. Ha studiato Food & Wine Communication e collaborato con riviste di enogastronomia. Si occupa anche di food art e food photography (Instagram: tanioliotta)
Nella Lobby di Casa Baglioni Milan si riconoscono i capolavori di Enrico Castellani e Agostino Bonalumi, mentre il grande lampadario di Panzieri all’ingresso è una composizione studiata dagli architetti è un chiaro riferimento alla struttura al neon di Lucio Fontana esposta al Museo del ‘900 in Piazza Duomo
Il vaso di design della Collezione Casa Marrazzo 1934 potrà diventare, ad esempio, un contenitore per i vostri fiori
Davide Oldani con una delle lampade della linea Bontà che ha disegnato per Artemide. Lo chef è stato protagonista ieri di un talk al Supersalone di Milano, come tema proprio il rapporto tra food e design