19-03-2017

Nasti, quella pizzeria è un Bijou

Un creativo a Parigi: «A Napoli si litiga per la Margherita. Qui è diverso, ma per la Michelin sono una mosca bianca»

Così si presenta la facciata di Bijou, la pizzari

Così si presenta la facciata di Bijou, la pizzaria creativa di Gennaro Nasti a Parigi

Gennaro Nasti, pizzaiolo napoletano di 42 anni – il compleanno cade il 22 marzo -, a Parigi da nemmeno un lustro, dopo avere aperto la più classica Popine, 108 boulevard de Menilmontant, telefono +33.986.250571, ha spostato il suo baricentro sotto al Sacro Cuore a Montmartre, in una piazza deliziosa, Place Charles Dullin, con il Théatre de l’Atelier nel bel mezzo e tanto colore e vita tutt’attorno. Alba Pezone, napoletana a sua volta e parigina dagli anni Novanta, una scuola di cucina italiana, Parole in cucina, nello stesso arrondissement, il 18°, dice che sta diventando trendy e per me questo sarebbe un valido motivo per non mettervi più piede. Però Gennaro ha una personalità e uno spessore tali che uno supera qualsiasi repulsione modaiola e vi va, contento di andarci.

Ha chiamato il suo gioiellino Bijou, gioiello in francese, nome che in napoletano ricorda il bacio. Nasti ci gioca su questo e non sbaglia perché la sua pizzeria, che non ha nulla da spartire con gli ambienti di una classica pizzeria, ha tratti speciali

Così si presenta da Bijou il disco (volante?) di pane una volta cotto in bocca di forno. Una volta che si è sgonfiato, viene condito con ingredienti crudi o cucinati a parte

Così si presenta da Bijou il disco (volante?) di pane una volta cotto in bocca di forno. Una volta che si è sgonfiato, viene condito con ingredienti crudi o cucinati a parte

e coccoli. Un tempo localino di cucina araba, è al 10 di rue Dancourt e fa angolo con la piazza, telefono +33.(0)1.42574729.

Le pizze lì non hanno nulla da spartire con gli stereotipi che Napoli ha portato nel molto e nemmeno con quello che nelle varie nazioni, in questo caso la Francia, pensano sia la vera pizza. Lo stesso Gennaro, un giramondo tra gavetta, aperture altrui e progetti tutti suoi, non cucina a Napoli da una decina d’anni perché gli orizzonti sono troppo angusti: «Quando nella mia città si accapigliano, di cosa discutono? Di una margherita, questa è la verità e troppi rinunciano a usare l’intelligenza per andare oltre, guardare al mondo e capire che va avanti a prescindere da noi partenopei. Dobbiamo essere orgogliosi ci sia riconosciuta la paternità della pizza, ma non possiamo credere di inchiodare il pianeta a una pizza pomodoro e mozzarella».

Lui la tradisce con estrema fantasia e voglia di mettersi in discussione con una carta che cambia ogni inizio mese, con i rischi che questo comporta perché ogni

Parisienne, parigina, così Gennaro Nasti ha chiamato, lo scorso 14 marzo, la prima sua pizza creativa servita al Bijou dopo una classica apertura nel segno della Margherita: Stracciatella, caviale di olive caiatine, crema di foie gras, riduzione di frutto della passione

Parisienne, parigina, così Gennaro Nasti ha chiamato, lo scorso 14 marzo, la prima sua pizza creativa servita al Bijou dopo una classica apertura nel segno della Margherita: Stracciatella, caviale di olive caiatine, crema di foie gras, riduzione di frutto della passione

nuovo piatto ha bisogno di un collaudo e il tempo non basta mai. Alla vigilia di Paripizza, fiera molto popolare i giorni 15 e 16 marzo, ha invitato a una degustazione quei francesi che amano l’Italia (sono molti più di quanti ci immaginiamo noi che viviamo al di qua delle Alpi) e diversi italiani che vivono lungo la Senna come Mauro Bochicchio che il 25/27, tra poco ormai, darà vita a Cultural 2017. In questa serata è stato supportato da Alessandra Pierini di RAP épicerie, una grotta delle meraviglie al 4 di rue Fléchier, dalla Calvisius che sta facendo conoscere il suo caviale ai parigini e dal Gruppo Meregalli che ha offerto i vini.

Di certo, quei cugini che accusano la nostra cucina di eccessiva semplicità, davanti alle pizze di Nasti strabuzzano gli occhi, domandano, ascoltano, ribattono, gustano, si informano. E’ passata anche la Michelin, non ora, i mesi scorsi, e Gennaro si è sentito fare i complimenti ma si è anche sentito dire che non possono aprire le pagine della guida a un mosca bianca. Prima, immagino io,

la Rossa dovrà premiare con la stella quelle che riterrà le migliori pizzeria in Italia, e ancora non è nemmeno chiaro se imboccando la strada della tradizione, come temo, o dell’innovazione, come mi auguro, poi passerà al continente, eventualmente.

Nell’attesa, a breve aprirà nel suo quartiere una pizzeria francese da primo prezzo, 4 euro la marinara, uno in più la margherita. Lui sorride: «Sono contento perché richiamerà tutti coloro che pensano alla pizza sempre e solo come a qualcosa di povero e veloce. Non avrò più quelle coppie che ordinano una margherita in due e nulla più. Piccolo come sono, mi stroncano l’incasso finale». La pura verità.


Mondo pizza

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a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
blog www.paolomarchi.it
instagram instagram.com/oloapmarchi

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