Dieci anni fa è incominciato il mio cammino, la salita per realizzare un sogno che coltivavo da sempre. Tutto è iniziato come un gioco, provando a fare il maître e sommelier, come spesso mi faceva fare il professore di sala della scuola alberghiera di Gattinara. Io allora ribattevo, gli dicevo che non avrei potuto svolgere due ruoli contemporaneamente. E lui, alzando il tono, mi sgridava: «Bellavia, marcia, marcia, tu farai oggi sia il maître che il sommelier, o scarpate nel sedere!».
A scuola andavo davvero volentieri soltanto quando c’era il servizio di sala. Ho davvero molti ricordi legati a quel periodo, alcuni anche alle volte in cui facevo “taglia”: lasciavo i miei compagni – tra i quali anche Manuel Costardi – alla fermata del pullman e me ne andavo in un baretto pieno di anziani che giocavano a carte. Lì mettevo già allora in scena il mio teatro, intrattenendoli, facendo di tanto in tanto qualche caffè, corretto con tanti sorrisi, e già raccoglievo larghi consensi. Oggi continuo a recitare il mio ruolo nel mio piccolo teatro.
Ma già alle scuole medie, nelle giornate di orientamento, in cui si doveva scegliere la propria strada per il futuro, io scrissi in un tema che avrei desiderato fare il maître sulle navi da crociera. Mio padre mi disse, con fare siciliano: «Ma come, vorresti fare la serva?» E io: «No, papà punterò in alto!». Anche mia madre obiettava: «Allora sarà una vita sacrificata la tua: il Natale, la Pasqua, le feste... Ma se è questo quello che vuoi, fai pure».
Il senso dell’accoglienza e del ristoro me lo porto dentro da sempre. Oggi lavorare in un ristorante mi permette di vivere la mia magia, la mia passione. Perché questo significa ogni sera entrare in scena e guidare i miei commensali in un percorso gastronomico, raccontando i sogni di due chef come
Christian e
Manuel, sentendomi il narratore di una storia.
Realizzare un sogno non è facile, ma ancor meno lo è riuscire a condividerlo. E' anche molto difficile superare gli inevitabili pregiudizi. Oggi però mi sento un po' più donna, e anche grazie all'essere diventata mamma di Ginevra ho maturato una “voce” più sicura e coraggiosa. Amo il mio lavoro e per questo mi riesce naturale trasmettere queste emozioni.
Tutti noi, io, Christian, Manuel, e poi Bibo, Sonja, Mirko, Ludmilla, e gli altri che vengono e tornano, viviamo di un lavoro di squadra fatto di battaglie, in cui ci aiuta molto l’essere cresciuti insieme, e sentirci sempre sotto l’occhio vigile della meravigliosa Cinzia, la mamma di Christian e Manuel da cui viene il nome dell'Hotel.

I due chef, Manuel e Christian Costardi
Sono passati così dieci anni da quando ho incominciato a lavorare qui. Avevo appena diciassette anni, e abbiamo sempre lavorato per puntare in alto. Realizziamo così le nostre passioni, chi in sala, chi in cucina, i nostri piccoli palcoscenici.
E quanto è bello, ancora oggi, sentirsi dire: «siamo stati bene,torneremo». Questo è per me il mio lavoro. Ho imparato, ma so che imparerò ancora tanto. Ho studiato direttamente sul campo, fin dal primo giorno, con i miei ospiti, mettendoci sempre tanta umanità. Evviva noi camerieri che regaliamo sorrisi, evviva la sala!
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