15-07-2020
Io, bergamasca, ristoratrice a Bassano del Grappa, allo scoppio della pandemia, nonostante sia positiva di natura, ho chiuso il mio ristorante, Impronta, ho preso la macchina e sono tornata a Bergamo dai miei genitori. Quella mattina, attraversando il ponte nuovo di Bassano e guardando verso il locale, ho pianto. Avevo chiuso la mia creatura, il mio sogno senza sapere come e quando avrei riaperto.
L’ho amato, odiato, amato nuovamente, il nostro rapporto è in costruzione da un anno e mezzo a oggi, ci stiamo conoscendo sempre di più, ma è proprio vero che ti accorgi di quanto tieni a qualcosa, quando la perdi. La prima settimana di lockdown mi tormentava una sola domanda: come farò a riaprire, ce la farò?
Sapevo benissimo che avrei dovuto contare solo sulle mie forze, sulla buona volontà che mi ha sempre contraddistinto e, soprattutto, sulla mia caparbietà che mi fa vedere oltre gli ostacoli che si incontrano facendo impresa e pure oltre il tempo. Quindi remi in barca e via verso un nuovo inizio.
Per la cucina ci avrebbe pensato lo chef, Cristopher Cararro, con il quale il confronto è quotidiano, ma poi siamo noi in sala che avremmo dovuto guardare negli occhi i clienti, storici e nuovi, non facendo trasparire le preoccupazioni, anzi trasmettendo sicurezza e voglia di fare sempre meglio.
Cristopher Cararro e Laura Avogadri
Ricevuta la prima mail di prenotazione, sono esplosa di gioia, in quel momento ho capito che le persone ci aspettavano, avevano ancora voglia di emozionarsi ed emozionarmi. Non avrei permesso a questo ostacolo, di far venir meno il senso di accoglienza e di umanità che noi in sala abbiamo il compito e il dovere di trasmettere.
I falsi perbenismi sarebbero scomparsi nel panorama gastronomico e, forse, anche tutti quei personaggi che hanno fatto di questo lavoro una commedia che si svolge tra cucina e sala. Se hai voglia di visibilità e di essere famoso, mi dispiace, ma non è questa la strada da percorrere, questo non è spettacolo, sono
La curiosità la fa da padrone e la sala deve essere sempre pronta a soddisfarla, rispondere a quanti più quesiti possibili, perché chiedere è lecito.
Questa nuova apertura ha portato clienti disponibili ad accettare nuove regole, a rispettare gli orari, senza sentirsi in difficoltà, tranne che invece di porgerti la mano, gesto naturale, devono stopparsi, sorriderti con lo sguardo e ringraziarti per averli fatti star bene.
Le distanze tra i tavoli c’erano già, coperti ne ho persi solo due, la cosa migliore che potevo fare era aprire la porta di Impronta, sorridendo e sdrammatizzando sul fatto che non avrei più avuto bisogno del rossetto. Per il resto avrei continuato a trasmettere la passione per il mio lavoro, il piacere della
Chi meglio di noi, sa cosa c’è dietro e non c’è nulla da nascondere, siamo persone che si appassionano ad ogni cliente che si accomoda ai nostri tavoli, forse il futuro è questo: essere persone e non personaggi perché il futuro non sarà dei furbi.
Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri
di
Laura Avogadri, classe 1983, bergamasca, laurea in giurisprudenza, un primo locale con la madre in campagna, poi nel 2018 la realtà di Impronta a Bassano del Grappa (Vicenza) aperto il 26 dicembre dove cura la sala, la cantina e i conti.
Retroscena e curiosità di un mestiere affascinante, storie di grandi donne e uomini che hanno scritto la storia della ristorazione italiana e internazionale, visioni e consigli per alimentare nel tempo un ritorno al vero polmone dell’ospitalità: dritti In sala