Ilaria Bello
Couscous al curry indiano, abbacchio alla brace inversa e fluido di pasta al pomodorodi Francesco Apreda
Identità Golose Milano Brunner-Candiano: l'abbraccio Nord-Sud nel segno dell'armonia, con Relais & Châteaux
Elisa Forlanelli, responsabile di sala del ristorante Feel di Como, trasferito in questi mesi estivi nella cinquecentesca Villa del Grumello (ne abbiamo parlato qui)
È vero, tutto correva alla velocità della luce. Anche nel mondo della ristorazione, soprattutto per quella ristorazione che fa notizia, quella delle guide e dei grandi nomi, eravamo incalzati da un ritmo forsennato e lo saremo di nuovo a breve, ne sono certa. A volte è un po’ esasperante, anche se è proprio questa frenesia che ci tiene lucidi e creativi. Poi è arrivato per tutti il momento di fare i conti con una situazione inedita che, personalmente, è stata molto faticosa a livello mentale. D’istinto, io e mio marito ragionavamo ogni giorno su come venirne fuori dal punto di vista imprenditoriale, perché noi viviamo di cucina in tutte le accezioni esistenti; non ci siamo dati tregua nei mesi di lockdown, per una concreta paura di non sapere cosa sarebbe accaduto l’indomani, c’era tanto su cui riflettere a tanto anche da rivedere in termini operativi. Oltre al timore ci sono stati anche momenti di profondo disappunto, quando la nostra sorte sembrava dipendere dall’acceso dibattito sul “futuro della ristorazione”, grazie al quale ne abbiamo sentite e viste di ogni. A tal proposito, ho apprezzato molti commenti di riviste di settore, dove si ragionava ad alta voce su come coniugare necessità e cucina, necessità e servizio, necessità ed accoglienza, perché ci hanno permesso di migliorare alcuni aspetti del nostro lavoro quotidiano, così come ho odiato le chiacchiere da bar che ci hanno messo in una posizione di ulteriore difficoltà fomentando le paure del futuro cliente. In un momento così delicato, dove noi tutti eravamo più o meno fragili e influenzabili, sarebbero servite delicatezza, buon senso e rispetto per il lavoro. Sarebbe servito soprattutto discernere il locale in cui il menu è composto da 10 pagine plastificate e unte dagli anni Ottanta e il locale in cui tutti gli sforzi dello staff sono rivolti a coccolare il proprio ospite. E comunque, anche post-Covid, il mitico menu plastificato ed unto riesce a sopravvivere. LA NUOVA SALA. Mi occupo della gestione del ristorante Feel Como che ho avviato con mio marito, chef Federico Beretta, nel 2014. Feel è l’acronimo dei nostri nomi (FEderico+ELisa) e, oltre al progetto gastronomico che sostiene nel suo nome per intero “Feel Como”, l’appellativo dell’attività racconta anche la nostra storia. Così quando l’ospite varca la porta del locale di via Diaz, è come se entrasse a casa nostra.
Lo staff di sala del ristorante Feel Como, nella sede temporanea alle Serre di Villa del Grumello
La sala del Feel di Como
origini pordenonesi, laurea in Architettura, è general manager e sommelier del ristorante Feel Como, chef Federico Beretta, compagno di lavoro e di vita
Stefano Mattara, chef del Sottovoce al Vista Palazzo Lago di Como, nel pieno centro del capoluogo lariano
Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri