12-04-2016
Carmelo Iozzia Rossi, maître e sommelier, e lo chef Salvatore Vicari sono le due anime del ristorante Vicari di Noto, nonché gli autori di questo articolo
Crescere da autodidatti alla periferia dell’impero poteva significare due cose: accontentarci di restare ciò di cui il mondo che ci circonda si sarebbe pur accontentato di vederci restare, oppure guardare oltre questo giardino, ambire a metterne a nuovo i cancelli – un po’ arrugginiti, un po’ nascosti dalle erbe rampicanti – per invitare altre vite, altre storie a entrare, studiando quale sia il modo più vero e autentico per accogliere un ospite.
Noi – l’avrete già capito – abbiamo scelto la seconda strada. Sui banchi di scuola, del resto, avevamo studiato tutt’altro, ma su quelli della vita ci avevano ben insegnato che le scorciatoie non valgono e che se si vuol combinare qualcosa di buono – per se stessi e per gli altri – bisogna accettare la sfida di avventurarsi per i sentieri più stretti, più lunghi e – per il solo fatto di essere i meno battuti – più impervi. Oggi, qualche anno dopo l’inizio del cammino, ancora lontani da un risultato che forse non può far altro che spostarsi più in là insieme all’orizzonte, ci sembra di sentire accadere almeno una cosa: Noto sempre più in alto, già sorretta prima di noi e insieme a noi su spalle vigorose come quelle del maestro Corrado Assenza, oltre le mura del giardino. Degna di sguardi più numerosi e più attenti.
Salvatore Vicari con Corrado Assenza
Non saremo del resto noi i primi a scoprire che varrebbe a poco invitare qualcuno a cena, preparargli le più buone cose del mondo, ma poi presentargliele senza attenzione o, peggio, con quell’eccesso di attenzione che sfocia nell’affettazione: in una parola, senza calore. Al netto delle cose che bisogna sapere e saper fare, resta alla fine, a nostro avviso, una sola regola: non dimenticarsi mai che dietro a ogni uomo di cucina o a ogni uomo di sala c’è semplicemente un uomo. E che questa umanità è l’unico vero regalo che possiamo lasciare ai nostri ospiti.
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Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri
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Sono le due anime del ristorante Vicari di Noto. Salvatore, classe 1980, è lo chef; Carmelo (a sinistra nella foto) invece è del 1976 e sovrintende sala e cucina
Retroscena e curiosità di un mestiere affascinante, storie di grandi donne e uomini che hanno scritto la storia della ristorazione italiana e internazionale, visioni e consigli per alimentare nel tempo un ritorno al vero polmone dell’ospitalità: dritti In sala