30-10-2015
Il maître Donato Marzolla interviene sul tema sollevato dal "decalogo per la sala perfetta" scritto da Enrico Camelio. E fornisce qualche consiglio utile ai colleghi giovani e vecchi...
Ho letto con interesse l’intervento di Enrico Camelio sul “decalogo per la sala perfetta”. Dico anche io volentieri la mia. Partirei dal finale, dall’happy end, come diciamo qui nel Regno Unito. La mia idea indelebile è solo una: il leader deve essere eletto tale dal proprio team, per quello che fa e per come si comporta. Non essere tale solo perché qualcuno l’ha messo lì a ricoprire un ruolo.
Nel mondo della ristorazione esiste una scala gerarchica e un potere piramidale, e penso che sia un bene anche perché troppe teste creano confusione; ma è anche vero che la condivisione di idee porta a un più facile raggiungimento di una meta comune. Essere padri padroni può creare solo attrito e instabilità in una brigata; però un manager senza polso e senza personalità porta a la stessa brigata allo sbando. Quale equilibrio è dunque corretto? Dopo tanti anni di lavoro e numerose esperienze importanti, sto ancora cercando la formula ideale per creare la squadra quasi perfetta.
Marzolla, al centro, con una brigata di sala
Ritengo invece fondamentale un sodalizio tra maître e chef, con le loro brigate, per poter arrivare al raggiungimento dei massimi riconoscimenti; per avere un ristorante sempre pieno. In una sola parola, per conseguire un vero successo. Bisogna creare sempre una giusta armonia tra esperienza e nuove idee; quindi persone più referenziate possono dare stabilità e continuità potendo risolvere problemi proprio grazie alle esperienze acquisite. La brigata va poi completata con personale giovane, gente alle prime armi, soldatini - come mi piace chiamarli -. pronti a lavorare sodo pur di arrivare al successo.
Vedo positivamente anche qualche serata, nel tempo libero, insieme alla propria brigata, che può affinare il feeling con il proprio caporeparto. Parlo di un’uscita ogni tanto e non una ogni sera... Ricordo ancora con gioia quella volta in cui il mio maître mi disse: «Tu, commis, vieni con noi a bere qualcosa?». Fu un onore!
Ricordiamoci anche che dall’ultimo arrivato, perché può suggerirci splendide idee da non sottovalutare. Non bisogna essere testardi, o presuntuosi come usava qualche anno fa: i tempi sono cambiati. Una cosa che ho imparato e che cerco di fare, forse non con molto successo dirà qualche mia vecchia brigata, è dire qualche “grazie” in più ai ragazzi: paga più di un piccolo aumento di stipendio. Se li difendi davanti una proprietà o davanti un cliente pronto a mangiarseli vivi, loro ti adoreranno e faranno tanto per te e per il raggiungimento dei tuoi obiettivi.
Intanto speriamo che le nuove leve che arrivano dalle scuole siano ben preparate: la mancanza di insegnanti referenziati e le poche ore di pratica fanno invece sì che i ragazzi reduci dall’alberghiero abbiano spesso pochissima dimestichezza col lavoro e a volte ancor meno voglia di impegnarsi. Tutti insieme dobbiamo cercare di renderci conto che questo può essere un mondo fantastico. Si creano rapporti con tante persone diverse, si passa in loro compagnia più tempo che con la famiglia. Si conoscono clienti da ogni parte del globo e di diverso strato sociale. Si può girare il mondo confrontandosi con differenti realtà.
In definitiva: ritengo fondamentale affermare la propria leadership per farsi seguire dallo staff e arrivare agli obiettivi prefissati. Non è facile, ma è il nostro lavoro: un lavoro che tanto ci toglie, ma tanto ci dà!
Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri
a cura di
brindisino, per molti anni al lavoro in Costiera Amalfitana, come maître del Rossellinis di Palazzo Avino, nel 2014 è passato a Londra, come restaurant manager dell'Hotel Baglioni, quindi il ritorno a casa con lo stesso ruolo al Borgo Egnazia, a Savelletri di Fasano. Nel 2014 la Guida di Identità Golose la ha scelto come miglior responsabile di sala dell'anno. Ha seguito e segue numerosi progetti in giro per il mondo