Morto un anno, se ne fa un altro. E fra qualche giorno al 3 di 2013 seguirà il 4 di 2014. Una classifica? Lasciamo farla a chi proprio non riesce a fare a meno di un bilancio. Noi preferiamo fare 4 proposte dell’ultimo momento, per l’ultimo momento. Quattro assaggi dedicati a chi ama guardare sempre il calice mezzo pieno.
Emeraude Brut Alain Réaut
Siamo nella Cotes des Bars, al confine tra la Champagne e la Borgogna. In questa campagna solcata dalla Senna, nel piccolo villaggio di Courteron, da 35 anni Alain Réaut coltiva 11 ettari di vigneti che godono di un ottima esposizione al sole e di un microclima che per il pinot nero significa maturazione certa. Dal 1992 l’azienda si è convertita all’agricoltura biologica. Le prime bottiglie di champagne certificate arrivano nel 1995. Il Brut Emeraude è un assemblaggio di 90% pinot nero e 10% chardonnay, lieve tinta dorata e un perlage fine fine che tuttavia permette di fare molte bevute con un litro. Per niente burroso. Tagliente e diritto con una chiara nota citrica che stimola la salivazione : un preciso richiamo a un antipasto grasso o con intense marinature.
Blauwal Cesconi
I portafortuna non amiamo metterli in tasca o dimenticarli nel cassetto delle calze. Preferiamo consumarli in un calice. L’addio al 2013 ci sembra un’ottima occasione, risparmiandoci un vaffa che a tavola è maleducazione. Non risparmiandoci il botto del tappo, in omaggio al soffio della balena azzurra che domina l’etichetta del
Blauwal di
Cesconi. Chardonnay in purezza, 52 mesi sui lieviti, annata 2008, solo 1 gr/l di zuccheri aggiunti e colmato esclusivamente con lo stesso vino. Un vino che si presenta in uno stato primordiale, leggermente tostato per il passaggio in barrique vecchie di più di 5 anni e gran testimone di territorialità. Una grande sintesi tra profumi freschi e agrumati e una bocca cremosa e di grande struttura. Mettetelo alla prova con qualcosa di altrettanto primordiale, come un crostone di pane caldo e una fetta di lardo.
Blanc des Millenaires (vintage 1995) Charles Heidsieck
Charles Heidsieck, cognome prussiano, di famiglia luterana, si innamora e sposa una giovane di Reims, si fa naturalizzare francese e si converte al cattolicesimo. Viene estromesso dagli affari famigliari. Per fortuna non si converte a nessun altro vino e nel 1851 fonda la sua Maison che oggi ha più di 160 anni. Un uomo qualunque non sarebbe stato così longevo e non sarebbe certo arrivato così in alto investendo così in basso: 47 crayères gallo-romane del II secolo, collegate tra loro con cunicoli e gallerie a 20 metri di profondità e ad una temperatura costante di 10°C. Qui vengono assemblati dallo chef de cave gli champagne Heidsieck, tra cui anche il nostro assaggio: Blanc des Millenaires, vendemmia 1995, 100% chardonnay. 18 anni è la più bella età, perfetta per un vestito dorato e di consistenza voluttuosa. La nocciola e lo zenzero che colpiscono le narici fanno presagire freschezza e agilità. Eppure ti riempie la bocca generosamente, come una spuma di latte di mandorla, che qualche secondo dopo si ritira lasciando la scena a una elegante mineralità.

Eclat Saten Santa Lucia (telefono +39.3357599006)
Questo 100% Chardonnay di Franciacorta è un neonato con la coscienza di 20 anni. Nel suo perlage scoppietta tutta l’esperienza di un vero vignaiolo,
Pierluigi Villa, che dopo aver lavorato a lungo in un’azienda testa di serie come
Bellavista, non si è tirato giù le maniche ma ha comprato alcuni ettari che conosceva come le sue tasche per imbarcarsi in un’avventura tutta sua. Eclat significa “bagliore, luce intensa”. Che questa luce intensa l’abbia fatto cadere dal trattore non lo sappiamo. Che questa luce risplenda nel calice l’abbiamo osservato mentre un piatto di tagliolini burro e tartufo ci chiamava anche al cellulare. Il nostro
Eclat Brut Saten dell’azienda agricola
Santa Lucia, 100% Chardonnay, all’inizio è un po’ polveroso, ma dopo qualche minuto la sua setosità e morbidezza si definiscono perfettamente, rendendolo un’ottima guida verso il 2014.