26-10-2013
TUTTOFARE. Niko Romito, chef del ristorante Reale Casadonna, due stelle Michelin, tra le sue vigne di Castel di Sangro. La prima vendemmia imbottiglierà un pecorino (al 90%), "oltre il biologico" e con grandi potenzialità di invecchiamento
Vino della casa? No grazie. Le cantine e le carte sono pronte per il vino dello chef. Dopo Lucio Pompili con il suo Lì Cante, sangiovese biodinamico spremuto nel fazzoletto vitato accanto al Symposium; Paolo Masieri, che continua a incastrare il puzzle dei suoi vigneti panoramici; l’Una della Palta, malvasia secca e botritizzata prodotta in tandem con Torre Fornello, è la volta di Niko Romito, che quest’anno per la prima volta ha preso in mano le cesoie del vendemmiatore, infilando nel suo bravo cesto in vimini grappoli maturi di sogno e di sudore. Era dal 2010, quando a Casadonna pulsava un cantiere convulso, bozzolo della Mecca polifunzionale oggi a pieno regime, che il genius loci aspettava di attaccarsi a quell’idea bislacca, sorta un po’ per caso da una battuta estemporanea scambiata con l’amico Andrea Di Fabio, direttore di Feudo Antico nella DOP Tullum: “E se qui intorno ci facessimo il vino?”. Una pruina appiccicosa come un’ossessione, che oggi ribolle alacremente nei tini. Affamatissimi di territorio, non meno foolish nel perseguire la loro chimera enologica, i due da allora non hanno perso tempo.
Con Niko, c'è Andrea Di Fabio di Feudo Antico
EMBEDDED. L'autrice del nostro pezzo tra le vigne di Casadonna (foto Il Centro di Pescara)
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
Umbra di Perugia con residenza a Bologna, è giornalista e scrittrice di cucina. Tra i numeri volumi tradotti e curati, spicca "6, autoritratto della Cucina Italiana d’Avanguardia" per Cucina & Vini