11-01-2024
Val di Suga e il progetto iniziato 10 anni fa per la valorizzazione delle singole vigne
Si fa presto a dire Montalcino. Perché purtroppo spesso si ha un’idea univoca di un vino, di un territorio, senza sapere che in realtà dietro a una denominazione si celano terroir molto differenti, che caratterizzano in modo significativo il vino nelle sue sfaccettature.
Montalcino è un incredibile mosaico di terroirs, dove a distanza di pochi metri si possono trovare condizioni molto diverse tra loro, con vigne che riescono a esprimersi in maniera differente, seguendo l’andamento stagionale. Una tavolozza di colori differenti, per arrivare a un meraviglioso quadro che è il territorio di Montalcino.
Il direttore Andrea Lonardi durante la degustazione in cantina. Alle sue spalle il presidente e amministratore delegato Ettore Nicoletto (a sinistra) e l'enologo di Val di Suga Pietro Riccobono
Val di Suga nasce nel 1969, ma negli ultimi anni sono stati fatti importanti investimenti sia in cantina che nei vigneti proprio con l’obiettivo di puntare sulle singole caratteristiche dei terroirs, ancor più accentuate da un vitigno come il Sangiovese che si adatta ai terreni, seguendone ed evidenziandone pregi (e difetti).
La cartina racconta i territori di Val di Suga
«Ho iniziato a riflettere – spiega Lonardi – su quanti posti al mondo possono vantare di così tanti cambiamenti in uno spazio piccolo. Così abbiamo iniziato questi dieci anni di studio, grazie anche al supporto che è stato dato da un punto di vista tecnologico dal gruppo Angelini, per un progetto visionario sulle nostre tre vigne».
Una bella immagine della Vigna del Lago
Una prima decisione è stata quella di limitare l’influenza del legno, soprattutto delle barriques, aumentando di conseguenza la permanenza in bottiglia, per cercare di non incidere sull’espressività delle singole uve di Sangiovese. Anche perché una delle intenzioni era quella di rendere il Brunello di Montalcino moderno, al passo con i tempi, più fresco ed espressivo.
I vini degustati delle annate 2009, 2010, 2016 e 2019
Se già da un punto di vista agronomico ci sono differenze importanti, queste variabilità sono successivamente “accompagnate” in cantina, in particolare con l’utilizzo del selettore ottico per avere la maggior sanità possibile dell’uva e il ricorso a lunghe macerazioni (ma delicate da un punto di vista estrattivo). In cantina, poi, ogni vigneto ha una propria area dedicata nell’affinamento. Ma in contenitori diversi: per il Brunello di Vigna del Lago si utilizzano botti di Slavonia da 40 ettolitri, per Poggio al Granchio botti di rovere francese da 60 ettolitri, mentre per Vigna Spuntali è necessario l’utilizzo delle barriques.
In cantina affinamenti diversi: qui l'area dedicata alla Vigna del Lago
Ecco quindi il Brunello di Montalcino declinato secondo tre terroirs differenti, che ovviamente variano a seconda dell’andamento climatico delle annate. Il migliore? Quello che uno preferisce, a seconda del proprio gusto e della propria sensibilità: in tal senso non c’è una scelta sbagliata. Ma sarebbe sbagliato non avere la possibilità di scegliere, uniformando tutti i prodotti e non esaltando le singole identità. E a Val di Suga ne sono convinti.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
La Voce di Biondi-Santi racconta ogni anno i vini in uscita sul mercato e una parte di storia della cantina di Montalcino
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