11-01-2024

Le tre diverse anime di Val di Suga nel mosaico di Montalcino

Il direttore e Master of Wine Andrea Lonardi: «L'obiettivo è esaltare le caratteristiche delle vigne, determinate da questi terroirs così vicini e così incredibilmente vari»

Val di Suga e il progetto iniziato 10 anni fa per

Val di Suga e il progetto iniziato 10 anni fa per la valorizzazione delle singole vigne

Si fa presto a dire Montalcino. Perché purtroppo spesso si ha un’idea univoca di un vino, di un territorio, senza sapere che in realtà dietro a una denominazione si celano terroir molto differenti, che caratterizzano in modo significativo il vino nelle sue sfaccettature.

Montalcino è un incredibile mosaico di terroirs, dove a distanza di pochi metri si possono trovare condizioni molto diverse tra loro, con vigne che riescono a esprimersi in maniera differente, seguendo l’andamento stagionale. Una tavolozza di colori differenti, per arrivare a un meraviglioso quadro che è il territorio di Montalcino.

Il direttore Andrea Lonardi durante la degustazione in cantina. Alle sue spalle il presidente e amministratore delegato Ettore Nicoletto (a sinistra) e l'enologo di Val di Suga Pietro Riccobono

Il direttore Andrea Lonardi durante la degustazione in cantina. Alle sue spalle il presidente e amministratore delegato Ettore Nicoletto (a sinistra) e l'enologo di Val di Suga Pietro Riccobono

La volontà di valorizzare i singoli terreni e le peculiarità territoriali delle varie zone è l’obiettivo di Val di Suga, azienda che dal 1994 fa parte del gruppo Angelini Wines&Estates, di proprietà di Angelini Industries, gruppo composto da sei cantine, per un totale 460 ettari vitati e una produzione complessiva di circa 4 milioni di bottiglie l’anno. Oltre a Val di Suga a Montalcino, le altre aziende si trovano in Veneto (Bertani), in Friuli (Puiatti), a Montepulciano (TreRose), nel Chianti Classico (San Leonino) e nelle Marche (Fazi Battaglia).

Val di Suga nasce nel 1969, ma negli ultimi anni sono stati fatti importanti investimenti sia in cantina che nei vigneti proprio con l’obiettivo di puntare sulle singole caratteristiche dei terroirs, ancor più accentuate da un vitigno come il Sangiovese che si adatta ai terreni, seguendone ed evidenziandone pregi (e difetti).

La cartina racconta i territori di Val di Suga

La cartina racconta i territori di Val di Suga

Così nel 2009 nasce il progetto legato proprio ai versanti, anche grazie all’entrata in cantina del direttore operativo del gruppo, Andrea Lonardi, diventato da poco anche Master of Wine, il quale a sua volta si è affidato all’enologo Pietro Riccobono.

«Ho iniziato a riflettere – spiega Lonardi – su quanti posti al mondo possono vantare di così tanti cambiamenti in uno spazio piccolo. Così abbiamo iniziato questi dieci anni di studio, grazie anche al supporto che è stato dato da un punto di vista tecnologico dal gruppo Angelini, per un progetto visionario sulle nostre tre vigne».

Una bella immagine della Vigna del Lago

Una bella immagine della Vigna del Lago

Quindi Val di Suga si è concentrata su Vigna del Lago, che si trova nella parte Nord di Montalcino, con le vigne a ridosso della stessa cantina, Poggio al Granchio, che si trova nell’area Sud-Est, e infine Vigna Spuntali, che è invece a Sud-Ovest. Tre zone diverse, che seguono un percorso differente sia, ovviamente, in vigna, ma anche in cantina. «L’obiettivo – sottolinea nuovamente Lonardi – è quello di esaltare le loro caratteristiche, determinate da questi terroirs così vicini e così incredibilmente vari».

Una prima decisione è stata quella di limitare l’influenza del legno, soprattutto delle barriques, aumentando di conseguenza la permanenza in bottiglia, per cercare di non incidere sull’espressività delle singole uve di Sangiovese. Anche perché una delle intenzioni era quella di rendere il Brunello di Montalcino moderno, al passo con i tempi, più fresco ed espressivo.

I vini degustati delle annate 2009, 2010, 2016 e 2019

I vini degustati delle annate 2009, 2010, 2016 e 2019

Quindi il team di Val di Suga si è particolarmente dedicato agli aspetti agronomici. Vigna del Lago, 18 ettari complessivi nella parte Nord a un’altitudine di 280 metri sul livello del mare, ha suoli prevalentemente argillosi, un clima continentale, e può avvalersi della vicinanza del lago, dalla quale prende il nome. Poggio al Granchio, invece, si trova nella zona a Sud-Est, nelle vicinanze dell’abbazia di Sant’Antimo, ad un’altitudine compresa tra 320 e 380 metri, è invece caratterizzato dal galestro, particolarmente “amato” dal Sangiovese, e gode della vicinanza del Monte Amiata che lo protegge. Infine Vigna Spuntali, a circa 300 metri di altitudine sul versante Sud-Ovest, ha invece una maggiore presenza di sabbie ed è caratterizzata da importanti escursioni termiche tra giorno e notte.

Se già da un punto di vista agronomico ci sono differenze importanti, queste variabilità sono successivamente “accompagnate” in cantina, in particolare con l’utilizzo del selettore ottico per avere la maggior sanità possibile dell’uva e il ricorso a lunghe macerazioni (ma delicate da un punto di vista estrattivo). In cantina, poi, ogni vigneto ha una propria area dedicata nell’affinamento. Ma in contenitori diversi: per il Brunello di Vigna del Lago si utilizzano botti di Slavonia da 40 ettolitri, per Poggio al Granchio botti di rovere francese da 60 ettolitri, mentre per Vigna Spuntali è necessario l’utilizzo delle barriques.

In cantina affinamenti diversi: qui l'area dedicata alla Vigna del Lago

In cantina affinamenti diversi: qui l'area dedicata alla Vigna del Lago

L’assaggio delle annate 2009, 2010, 2016 e poi dell’ultima nata 2019, con l’attenta guida di Andrea Lonardi, ha permesso di avere una traduzione “nel bicchiere” delle variabilità territoriali dei tre diversi vigneti, con una Vigna del Lago che si caratterizzava soprattutto per l’ottima eleganza e un corpo meno possente, ma comunque con un’ottima verticalità. Poggio al Granchio, invece, è il Brunello di Montalcino che negli anni ha avuto una “escalation”, giocando su una grande precisione e freschezza olfattiva, coniugata a complessità e ampiezza. Vigna Spuntali è forse il vino che ha bisogno di più tempo per esprimersi, andando maggiormente a sviluppare sensazioni di spezie e tabacco, mantenendo comunque un frutto caldo e piacevole.

Ecco quindi il Brunello di Montalcino declinato secondo tre terroirs differenti, che ovviamente variano a seconda dell’andamento climatico delle annate. Il migliore? Quello che uno preferisce, a seconda del proprio gusto e della propria sensibilità: in tal senso non c’è una scelta sbagliata. Ma sarebbe sbagliato non avere la possibilità di scegliere, uniformando tutti i prodotti e non esaltando le singole identità. E a Val di Suga ne sono convinti.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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