15-12-2023

Torre a Cona sui Colli Fiorentini, dal Vermouth al vino (e ritorno)

A metà del 1800 fu Luigi Rossi a creare il Martini. «Ma negli ultimi anni ci siamo dedicati alla vigna». Con ottimi risultati

Torre a Cona è un'affascinante tenuta sui Col

Torre a Cona è un'affascinante tenuta sui Colli Fiorentini, con cantina, ospitalità e ristorazione di alto livello

Quella di Torre a Cona è sicuramente una storia particolare, ricca di aneddoti, che si intreccia con quella del grande vermouth italiano per poi tornare alle campagne toscane.

Ci troviamo a Rignano sull’Arno, a Sud Est di Firenze, dove mille anni fa – lo attestano i primi documenti del 1066 – era sorto un castello, poi riconvertito in villa a metà del Settecento.

Più recente è invece la storia della famiglia Rossi di Montelera, attuale proprietaria della tenuta, che ha acquistato Torre a Cona nel 1935, avviando contestualmente il restauro dei giardini.

I vigneti della tenuta

I vigneti della tenuta

Ma il nome Rossi di Montelera in realtà riporta… a Torino. Luigi Rossi a metà del 1800 era giunto a Torino dalla campagna senza un soldo ma era diventato in poco tempo esperto liquorista e imprenditore. È lui l’autore del leggendario ricettario scritto a mano, sotto sua dettatura, dalla moglie Marianna, nel quale si trovano le ricette fondamentali del Martini. Era nata la celebre Martini & Rossi. I figli di Luigi nel 1911 ottengono il titolo di conti per meriti industriali a cui, nel 1922, viene aggiunto il predicato “di Montelera”.

«Mio nonno – racconta Niccolò Rossi di Montelera – faceva soprattutto lavoro su Martini. Poi negli anni Ottanta la famiglia ha voluto puntare maggiormente sul vino. Dal 2000, inoltre, ha iniziato a collaborare con noi l’enologo Beppe Caviola: la nostra è stata una delle prime aziende toscane, se non la prima in assoluto, con il quale ha iniziato a lavorare».

Torre a Cona conta su un totale di 250 ettari di proprietà, dei quali 20 a vigneto, il resto a uliveto, parco e bosco. L’agronomo è Federico Curtaz. «Abbiamo Sangiovese in prevalenza, ma anche Colorino e Merlot, più Trebbiano e Malvasia per il vin santo»

Una suggestiva immagine della cantina di affinamento

Una suggestiva immagine della cantina di affinamento

Lo sviluppo nel mondo del vino ha permesso a Torre a Cona una continua evoluzione sulla qualità, arrivando ora ad avere vini che riescono a conciliare la bevibilità alla complessità. Ne è uno splendido esempio il Crociferro 2020, Chianti Colli Fiorentini, 90% Sangiovese e 10% Colorino, con un 30% del vino che affine in botte grande da 50 ettolitri, dove spiccano le note fruttate, fresche e vivaci, mentre in bocca ha un’ottima facilità di beva.

Poi ci sono le due espressioni del Sangiovese in purezza, entrambe Chianti Colli Fiorentini riserva: Badia a Corte e Terre di Cino. «I nostri terreni sono prevalentemente di alberese – ribadisce Niccolò Rossi di Montelera – con Badia a Corte più argilloso e Terre di Cino più sabbioso». Vigneti che distano, in linea d’aria, poche centinaia di metri, ma che poi danno risultati decisamente diversi.

Badia a Corte è una splendida espressione di Chianti Colli Fiorentini Riserva

Badia a Corte è una splendida espressione di Chianti Colli Fiorentini Riserva

Badia a Corte, assaggiato nelle annate 2020, 2019 e 2018, affina 24 mesi in botte da 25 ettolitri, e risulta molto elegante, con note balsamiche e di erbe aromatiche e con un frutto preciso ma non invadente. Terre di Cino, assaggiato nell’annata 2018, anch’egli Sangiovese in purezza con 24 mesi di botte, risulta più “scuro”, con note anche terziarie e di spezie. Ma questa è la bellezza di quest’angolo di Toscana, dove c’è un variopinto mosaico di terreni (e di terroirs) che offrono queste evidenti variabili anche a così poca distanza. Vini di grande carattere e di profonda identità territoriale. 

Dal Vermouth al vino, si diceva. E ritorno. Perché Torre a Cona è infatti tornata a rifare quello storico Vermouth, con la ricetta di Luigi Rossi, rivista solo sulla base delle botaniche utilizzabili, partendo da una base di qualità, cioè il vino della stessa azienda. Il risultato è davvero ottimo: un prodotto perfetto per iniziare una cena con solo qualche cubetto di ghiaccio aggiunto e una fetta di arancia.

Cristian Santandrea, Maria Probst e Niccolò Rossi di Montelera all'esterno dell'Osteria

Cristian Santandrea, Maria Probst e Niccolò Rossi di Montelera all'esterno dell'Osteria

E per la cena? Torre a Cona ha sviluppato, in questi anni, un progetto legato all’ospitalità, con alcune camere per gli ospiti realizzate nell’ala ovest della villa, ma, soprattutto, con un ristorante nato nel 2021, grazie all’arrivo degli chef Maria Probst e Cristian Santandrea, in precedenza alla guida del ristorante Tenda Rossa, che hanno unito la cucina d’autore alla tradizione toscana, utilizzando materie prime a chilometro zero e cercando di trovare abbinamenti e piatti che esaltassero i sapori di questa meravigliosa terra.

La stagione di camere, ricavate nell’antica dimora, e ristorazione inizia in primavera, quando una gita in questo angolo di Toscana si trasforma in un toccasana.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

Consulta tutti gli articoli dell'autore