11-12-2023

Vini da regalare a Natale: i suggerimenti dei nostri esperti

Donare vino è una scelta intelligente, perché permette di festeggiare all'insegna della qualità. Ecco le bottiglie per far felici i vostri cari

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Si avvicinano le festività e brindare di qualità è sempre una scelta saggia. Ecco i consigli dei nostri esperti per scelgliere le bottiglie da donare a chi amiamo e da aprire in compagnia. 

«Una bottiglia sotto l’albero: perché no? - dice Raffaele Foglia -.Vogliamo prima di tutto eliminare il pregiudizio che regalare il vino a Natale possa essere banale, giusto per “togliersi il pensiero”. Non escludiamo che in alcuni casi questo possa essere vero, ma l’importante è come si fa questo regalo. Lo diciamo sempre, in ogni nostro articolo dedicato al vino: dietro a ogni bottiglia c’è una storia da raccontare. E noi di Identità Golose cerchiamo sempre di approfondire in particolare questo aspetto, più che i tecnicismi e le note degustative. Per questo, quando regaliamo una bottiglia di vino, il pensiero va a quegli uomini e donne, artigiani della vigna e imprenditori, che lavorano tutto l’anno, spesso senza sosta, per quello che non è un semplice lavoro, ma è una grande passione. Così dentro i nostri pacchetti regali, insieme alle bottiglie, vogliamo inserirci anche i nostri racconti e le nostre emozioni. Visto? Regalare una bottiglia di vino a Natale, allora, non è così banale. Sempre che sia un dono che parte dal cuore».

Montemagno, un Grignolino che rende allegri

Ci vuole una voce autorevole da far risuonare a Natale, in omaggio alla sua storia ma anche alla sua riscoperta dopo anni - diciamo - meno devoti. È quella del Grignolino e noi per queste feste regaliamo volentieri una bottiglia della Tenuta Montemagno perché ne racconta bene quella che non è una metamorfosi, ma una crescita. Bizzarra sorte, quella di questo vino, timido dal nome ma in realtà con una personalità robusta. Montemagno crede profondamente nei suoi vitigni autoctoni che raccontano con sapienza il territorio e ha saputo trasmettere questa convinzione nel suo Ruber, un Grignolino d’Asti Doc. Grignolino 100%, dà enfasi già dal primo impatto al suo nome con il colore rosso rubino, per poi passare all'attacco con la sua armonia tra gentilezza e ardore. La sua ricchezza gustativa è evidente fin dall’olfatto, in cui si affacciano frutti di bosco, bacche, selvatiche e una carezza di rosa che ha indugiato nel tempo e nello spazio come per dare la propria impronta miglio. Tutto questo è possibile grazie al terreno argilloso calcareo che offre grandi possibilità, all'età dei vigneti superiore ai trent'anni e alla perfetta esposizione a sud-sud ovest. Nell'annata 2022 sono state prodotte 3.200 bottiglie. Marilena Lualdi

San Leonardo, l’eleganza prima di tutto

Una bottiglia prestigiosa, un vino diventato punto di riferimento dell’enologia italiana. Il San Leonardo è uno di quei vini che a Natale può essere apprezzato dagli intenditori come un regalo prezioso, da tenere in cantina ad affinare o anche da aprire subito con le persone care. L’ultima annata in commercio è la 2018 che, come riferito dai marchesi Carlo e Anselmo Guerrieri Gonzaga, «è frutto di una vendemmia di grande livello che ha consentito di portare in cantina uve sane, perfette sotto il profilo fenologico e raccolte al momento giusto per evitare surmaturazioni, nel rispetto della finezza del vino». Perché l’elemento chiave è sicuramente l’eleganza. Al naso si hanno sentori chiari di frutta, in particolare di frutti di bosco, con una piacevole nota balsamica e un primo accenno di speziatura. All’assaggio, invece, i tannini sono piuttosto integrati anche se ben presenti, con una notevole freschezza e un buon equilibrio iniziale, che andrà a diventare armonico con il passare del tempo. E Anselmo Guerrieri Gonzaga conclude: «Il San Leonardo 2018 è già godibilissimo ma, come sempre avviene con questo vino, col tempo acquisirà in complessità e profondità, come d’altronde è nell’anima delle uve che lo compongono, in percentuale decrescente Cabernet SauvignonCarmenère e Merlot». RF

Schiava vigna Kristplonerhof, un rosso natalizio

Rubino tenue, spiccata acidità, corpo snello, parliamo della Schiava, anche conosciuta con il nome tedesco Vernatsch, si tratta di uno dei vitigni autoctoni più antichi dell'Alto Adige che per vari anni è rimasto fuori dai riflettori. Un vitigno che ha una storia profonda, proprio come quella che racconta la Schiava Vigna Kristplonerhof di Rottensteiner, prodotta con le uve provenienti da uno dei più masi più antichi dislocati nei dintorni di Bolzano, di cui si ha testimonianza fin dall’anno 1000. Si tratta del maso “Kristploner”, situato a Guncina, a un’altitudine di 300-500 metri sui pendii del Monsocolo, con esposizione a sud-est e terreni porfidici. Del resto la famiglia Rottensteiner rappresenta un caposaldo della viticoltura di Bolzano e della sua provincia, legata da più di 500 anni alla terra e alla vigna. Una realtà che riesce a trasmettere attraverso i suoi vini il legame con il territorio e con la tradizione vitivinicola. Il loro Doc Alto Adige Schiava Vigna Kristplonerhof 2022 racchiude proprio questo spirito di condivisione e apertura, con la sua struttura discreta e appagante. Godibile e beverino con le sue note fruttate di ciliegia e lampone, a cui si uniscono nuances floreali che gli danno slancio e lo rendono versatile e perfetto da regalare per condividere i tanti momenti di convivialità. Fosca Tortorelli

L’Oseleta di villa Cordevigo, piccola perla

L’azienda è di proprietà delle famiglie Cristoforetti e Delibori, che proseguono l’opera iniziata dai genitori degli attuali titolari, con la prima azienda fondata nel 1971. Il gruppo comprende anche i marchi Delibori e Vigneti Villabella, con vigneti presenti nei territori vinicoli del Lugana, Custoza, Bardolino, Valpolicella e Valdadige. Villa Cordevigo si trova invece a Cavaion Veronese, con più di venti ettari di vigneti a certificazione biologica. L’Oseleta è un vitigno autoctono del territorio veronese. Il nome è tratto da oselét, che nel dialetto locale significa uccelletto, poiché è un’uva che piace in maniera particolare agli uccellini che popolano il territorio. Il grappolo è di dimensioni piccole, il che lo rende particolarmente adatto ad essere appassito. Prima della vinificazione, infatti, le uve sostano dai quaranta ai cinquanta giorni nel fruttaio per poi essere vinificate e completare l’affinamento in tonneaux. È un vino molto longevo, che esprime al naso sentori di frutti maturi come ciliegia e prugna, anche confettura di frutti di bosco, quindi tabacco e cenni speziati di chiodi di garofano. L’ingresso in bocca rivela una parte tannica ben presente, fusa alla componente alcolica, freschezza ben equilibrata per una persistenza godibile e prolungata.  Leonardo Romanelli

Villa della Torre sposa l’arte di Amore e Psiche

Il regalo per le prossime feste è una sintesi perfetta di ottimo vino con un’etichetta d’autore che sancisce l’alleanza speciale tra Fondazione Palazzo Te di Mantova  e Villa della Torre,  monumento storico e cantina della famiglia Mastella Allegrini. Se l’anno scorso era il momento del Valpolicella Classico Superiore Doc 2020 “Camera dei Giganti”, quest’anno la dedica va a un’altra opera “Camera di Amore e Psiche” e siamo di fronte ad un grande Lugana. Edizioni limitate per vini da collezione e perfetto dono a chi ama il buon bere abbinato all’arte. Due le etichette da collezione: sia la bottiglia da 0,75 litri che ritrae la favola di Amore e Psiche tratta dalla Metamorfosi di Apuleio sia i grandi formati (1,5 litri e 3 litri) che riprendono invece l’affresco dedicato ai preparativi di un banchetto in campagna. Due capolavori riconosciuti come veri e propri gioielli dell’arte manierista. Vino prodotto in 1.500 Bottiglie per formato 0,75 litri, in 150 bottiglie per formato 1,5 litri e in 50 bottiglie per formato 3 litri. Disponibile presso lo shop di Palazzo Te, nel wineshop interno a Villa Della Torre e online su https://shop.villadellatorre.it/Cinzia Benzi

Amarone Secondo Marco, forza e complessità

«Quando prosegui una tradizione di famiglia, da una parte c’è la paura di cambiare, dall’altra c’è la voglia di fare qualcosa di nuovo, di lasciare un’impronta che possa essere vista dalle generazioni future». Marco Speri è figlio di Benedetto e il suo cognome racconta la storia del vino in Valpolicella; dal 2008 ha separato la sua attività da quella della famiglia di origine fondando Secondo Marco, azienda di diciassette ettari vitati nel Comune di Fumane. Punto di partenza della rivoluzione tecnica, l’impianto a pergola modificata, a forma di “Y” per dare all’uva più luce, più aria, più parete fogliare. Il suo Amarone della Valpolicella D.O.C.G. Classico è il prodotto di una selezione manuale dei grappoli più pregiati di Corvina 40%, Corvinone 45% e Rondinella 15%, lasciati ad appassire per circa 120 giorni. La vinificazione inizia con una pre-fase di macerazione a basse temperature, continua con una fermentazione spontanea di oltre 90 giorni sulle bucce senza aggiunta di lieviti, si conclude con un affinamento di 48 mesi in botti di rovere da 50 ettolitri e ulteriori 24 in bottiglia. Rubino intenso, il vino al naso si esprime con grande forza e complessità: ribes, amarena e prugna matura, pepe nero, caffè tostato e tabacco, intriganti nuances di grafite, cacao e tonalità balsamiche. In bocca svela il suo carattere e la sua unicità: elegante, profondo e in evoluzione, di buona freschezza e accenti sapidi. L’alcol è in perfetto equilibrio, il tannino levigato e la persistenza è lunga con ritorni speziati e fruttati. Davide Visiello

Maurizio Zanella, non solo bolle in Franciacorta

Ci sono vini che sono una garanzia, soprattutto sotto le feste. E che lanciano un messaggio: la Franciacorta è terra di ottime bollicine, ma si possono trovare anche grandi rossi da invecchiamento. Lo dimostra un classico che va alla grande sulla tavola imbandita di Natale e dintorni come il Maurizio Zanella, che celebra già dall’etichetta, l’orgoglio e la passione dell'uomo che ha fondato Ca’ del Bosco. La linea offre un taglio bordolese con stile internazionale, con la prima annata che risale al 1981. Noi vi proponiamo il Maurizio Zanella 2019 Sebino Igt, blend di uve Cabernet Sauvignon (50%), Merlot (25%) e Cabernet Franc (25%) da vigne storiche tra i 29 e i 32 anni. Dopo la raccolta e selezione manuale dei migliori grappoli, si procede alla vinificazione separata delle tre varietà, rispettando i diversi tempi di maturazione. Il processo continua con la diraspatura, la fermentazione a temperatura controllata e la macerazione sulle bucce per circa 20 giorni, con frequenti rimontaggi e follature. La fase finale del lavoro vede il travaso in barrique nuove di rovere francese e l’assemblaggio e la creazione del sapiente assemblaggio. La fase di maturazione in legno dura circa 12 mesi prima d’essere imbottigliato. Il risultato è un vino dal carattere deciso, struttura, e colore rosso rubino intenso. Il bouquet aromatico comprende piccoli frutti di bosco in confettura, sentori boisé e balsamici, al palato e armonico e profondo, senza perdere in freschezza. Annalisa Cavaleri

Enzo Pontoni e l’identità del Friulano

Un regalo può avere due valenze: rispondere perfettamente ai desideri di chi andrà a riceverlo, da un lato, oppure essere qualcosa di ricercato, introvabile e prezioso, dall’altro. Le bottiglie di Enzo Pontoni, produttore friulano della cantina Miani, sono un esempio di quest’ultima versione. La bassa produzione della cantina, scelta cosciente del produttore, affiancata da una diffusione in Italia e all’estero, fanno sì che i vini Miani siano spesso di difficile reperibilità. Enzo Pontoni ha iniziato la sua produzione negli anni ’80, arrivando oggi ad avere circa 20 ettari tra le colline di Buttrio, Rosazzo e Gramogliano, nel cuore dei Colli Orientali del Friuli, con una realizzazione di circa diecimila bottiglie. La sua attenzione spasmodica per ogni singola vigna, trattata e coccolata come fosse un microclima a sé stante, porta a una bassa produzione in termini di quantità, ma consente altresì un’altissima qualità e concentrazione nell’uva delle caratteristiche organolettiche squisitamente friulane. Il Friulano, vitigno emblematico del territorio, porta con sé fiori e frutti bianchi, il profumo del fieno e la piccantezza degli agrumi ammorbidita dal calore del miele e della freschezza della camomilla. L’eleganza di questo vitigno si esprime poi nella percezione minerale, quasi salina e materica, che chiude l’equilibrio all’assaggio. Un pensiero prezioso, originale e con una sua grande identità. Stefania Oggioni

L’esclusiva Vitovska di Paolo Vodopivec

Paolo Vodopivec è vignaiolo sul Carso, nella frazione di Sgonico, dove dal 2000 coltiva esclusivamente Vitovska, uno dei vitigni autoctoni della zona. Il suolo su cui sorgono le vigne è roccioso, con poco terreno e le piante che vi crescono affondano le loro radici in un sottile strato di terra rossa, attingendo però a risorse minerali calcaree e ferrose incredibili, che conferiscono ai vini un’impronta riconoscibile. La Vitovska Solo MM di Vodopivec viene da vigne coltivate ad alberello – per fronteggiare la Bora che qui sferza in buona parte dell’anno – in impianti con alta densità e con una produzione di circa mezzo chilo di uva per pianta. Dopo la vendemmia manuale e la diraspatura, il mosto fermenta sulle bucce per 6 mesi in anfore georgiane interrate, dove vengono lasciati lavorare i lieviti indigeni e fatte frequenti follature, per affinare poi non meno di due anni in botti di rovere di Slavonia. Questa etichetta, prodotta nelle annate migliori (la prima il 2009), è frutto di un’accurata selezione dei migliori grappoli in vigna. Un vino fortemente territoriale, con note floreali e di frutta estiva, sapido, che ricorda quanto il mare sia vicino all’altopiano del Carso. Un caso in cui si può parlare davvero di mineralità, con piacevoli sentori di pietra focaia e una gradevole speziatura fine e persistente. Amelia De Francesco

Il mito Sassicaia per un dono prestigioso

Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, il Sassicaia è un vino-mito nato da poco più di mezzo secolo e icona della Tenuta San Guido e dell'enologia italiana: siamo a Bolgheri, teatro di un microclima unico con zone calcaree ricche di galestro e sassi, circoscritto dalle colline e dal mare dove si estende la zona più pianeggiante. Qui, nel 1968, inizia la leggenda di Sassicaia grazie al Marchese Mario Incisa della Rocchetta e l’annata 2020 è senza dubbio tra le più significative da regalare nel periodo natalizio grazie anche ad una straordinaria prontezza di beva. Un grande succo d’uva connotato da freschezza ed eleganza da bere proprio nei giorni di festa ma che, all’occorrenza, è possibile rimandare a chissà quale futura occasione. La vinificazione inizia con la fermentazione alcolica (del tutto spontanea e senza aggiunta di lieviti esterni), quella malolattica e poi in barrique di rovere per 25 mesi prima del travaso nelle vasche in acciaio e quindi in bottiglia. Sontuoso e seducente è la sintesi di una risposta ad un’annata tendenzialmente calda ma che non scalfisce per niente il valore e l’aurea di un vino che ha fatto storia e scuola tanto da meritare una Doc che va oltre i propri confini: la DOC Bolgheri SassicaiaSalvo Ognibene

Ottodicembre di Rigoloccio, per lasciarsi stupire

Rigoloccio era il nome di un pozzo, oggi dismesso, presente nelle coline che dal golfo di Follonica salivano verso il borgo di Gavorrano. Questa zona della Toscana, nota per le miniere di pirite, presenta un terreno ricco di minerali ferrosi e quindi adatto, in abbinamento al clima ventilato e asciutto, alla coltivazione dell’uva. Rigoloccio è anche un’azienda vinicola che nei suoi 23 ettari ha scelto di non impiantare vitigni autoctoni. Qui crescono e si producono uve eccellenti da MerlotCabernetPetit VerdotChardonnay. Vitigni bordolesi che hanno trovato condizioni perfette per esprimere al meglio le loro caratteristiche. Il tutto sotto la sapiente regia di Fabrizio Moltard, enologo protagonista di stagione vincenti da Frescobaldi e Angelo Gaja, che qui nella sua Toscana ha voluto portare l’eleganza dei vitigni di Francia, perfettamente calati nel terroir della, oggi, tanto apprezzata Maremma.

Fra i prodotti pluripremiati di Rigoloccio, dal Merlot Abundantia al Cabernet Elegantia, la scelta per un regalo da mettere sotto l’albero e da gustare nei cenoni in famiglia cade sull’Ottodicembre IGT Costa Toscana. Un Petit Verdot, vitigno originario della zona della Médoc, vinificato in purezza offre calici fuori dagli schemi, non convenzionali e bevute piacevoli ricche di spezie, ciliege, prugne e viola. Il corpo è adeguato allo spessore del vino e i tannini sono delicati e mai eccessivi. Un vino da regalare per stupire e per lasciarsi stupire.

La genialità di Barraco nel suo Altogrado

Artigiano caparbio e visionario, Nino Barraco accudisce 18 ettari di vigna nel comprensorio di Marsala. Il dialogo tra le vigne e la terra muove la sua filosofia produttiva, fatta di fermentazioni libere, macerazioni lunghe, operazioni di cantina fuori da ogni schema. GrilloZibibboNero d'Avola e Pignatello sono vinificati in purezza per dar vita ad una gamma di vini che rappresanta il fedele racconto di un territorio. Altogrado è la sua personalissima interpretazione del Marsala tradizionale, quello pre-british, senza fortificazioni. Un vino che richiama nel nome un’antica tradizione delle cantine marsalesi che indicava la botte migliore e il vino più prestigioso, da offrire a parenti e amici la domenica dopo la messa. È prodotto da sole uve Grillo e affinato in botte di castagno da 1000 litri, colmata solo i primi due anni con conseguente sviluppo della flor. Le note di mandorla e scorza d'arancia lasciano spazio ai richiami di mallo di noce, fichi e datteri e, ancora, cenni di incenso, zafferano e spezie orientali. Un sorso profondissimo, tattile, con una decisa vena salina a corroborare una lunghezza interminabile. Un vino immenso, caleidoscopico, di intensità olfattiva e gustativa incredibile. Adele Granieri

Ardbeg Anamorphic, prestigio scozzese

Per gli appassionati di whisky, Ardbeg rimane una delle distillerie di riferimento della Scozia e in particolare dell’isola di Islay. Proprio per questo, se volete fare un regalo prezioso e affascinante, si potrebbe puntare sull’ultima Limited Edition, cioè Ardbeg Anamorphic. Realizzato grazie a un processo sperimentale ed estremo di trattamento delle botti, Anamorphic nasce dall’ingegno di Bill LumsdenDirettore della Distillazione e della Creazione del Whisky di Ardbeg. Per questa edizione limitata, la distilleria ha deciso di procedere con un audace esperimento. Le teste dalle classiche botti di bourbon in cui invecchia Ardbeg sono state infatti rimosse e incise profondamente, per esporre ancora più legno durante il processo di tostatura. I barili sono stati quindi sottoposti a un particolare trattamento a infrarossi, molto intenso e preciso, e a successivo abbrustolimento, che permette di raggiungere un gradiente specifico chiamato "high mocha”, possibile perché le parti terminali delle botti sono molto spesse. Completata questa fase, le botti sono pronte per accogliere lo spirito di Ardbeg. Il risultato è stato definito un single malt in 4D, che si muove tra quattro dimensioni chiave: il dolce, l'affumicato, l'erbaceo e lo speziato. Un whisky estremo: ma Ardbeg ci ha abituati da sempre a caratteri decisi e unici. Come questo AnamorphicRF

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