19-08-2023

Agosto nel calice: caldo non ti temo (e mi disseto viaggiando)

I consigli dei nostri esperti che uniscono le mete vacanziere a vini di qualità. Scoprite gli "abbinamenti" all'insegna di gusto e territorio

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Viaggi e vino, tra gusto e "assonanze". «Agosto è il mese delle grandi vacanze e delle prime vendemmie, ma anche il mese durante il quale si beve senza porsi tanti interrogativi perché si è più rilassati – o meno stressati – e certe “messe cantate” che durano ore sono meno tollerate - dice Paolo Marchi -. Si è meno disposti a seguire i consigli degli esperti come fossero dogmi, si sente il desiderio di sentirsi a proprio agio bevendo bene e stando bene. Questo numero di Identità di Vino mette in primo piano vini prodotti in luoghi di villeggiatura e d’arte, un gioco curato da Raffaele Foglia e molto gradito a Cinzia Benzi e al sottoscritto».

«L’estate è, giustamente, il momento dove concedersi un po’ di riposo - spiega Raffaele Foglia -. Ma visto che siamo golosi, ci piace suggerire quei luoghi di villeggiatura, dal mare, al lago, fino alle città d’arte, dove poter assaggiare anche qualche buon vino, in spensieratezza. Ecco che così nasce questa newsletter, svariando da nord a sud per l’Italia e con anche una piccola escursione all’estero, con i suggerimenti degli autori di Identità di Vino. Attenzione, però, perché agosto è anche il mese che segna l’inizio della vendemmia in diverse zone d’Italia. Ormai ci siamo. L’Italia si è trovata, questa estate, spaccata in due: piogge violente al nord, con grandinate che hanno compromesso o comunque hanno segnato profondamente il raccolto (penso al Roero, al Barbaresco o ad alcune zone del Veneto, ma sono solo degli esempi), e un sud flagellato dal caldo. Ma da anni ripeto sempre una cosa: non valutiamo mai le vendemmie prima di assaggiare i primi bicchieri di vini. Non esistono annate buone o cattive, ma facili o difficili. Quindi, non ci resta che attendere, magari con uno sguardo al cielo, sperando che non faccia più danni».

 

 

Pasqua Y by 11 tra le bellezze di Verona

Se il millesimo 2020 è stato premiato come Best Rosé of the Competition al Concours Mondial de Bruxelles 2023 il nuovo vintage 2021, certificato bio, è il vino dell’estate perfetto per un clima conviviale e vacanziero. La famiglia Pasqua a Verona è stata tra i primi ad intercettare l’evoluzione della tendenza con il progetto House of the Unconventional e questa edizione limitata spicca per una personalità ricca di equilibrio, complessità e un tocco di freschezza ben integrata ad una palette aromatica fruttata e sfumata da sentori di vaniglia e tostature sul finale. Per “Y” il blend si concentra su 3 uve: Corvina VeroneseTrebbiano di Lugana e Carménère. L’uva a bacca bianca subisce una macerazione di una notte mentre le uve a bacca rossa sono lavorate insieme nella pressa. Le bucce restano a contatto con il mosto per circa un’ora e seguono un affinamento, di quattro mesi circa, in barrique di rovere francese. La Y greca in modo simbolico rappresenta il DNA di questo vino. La ipsilon si compone di 3 parti proprio come i tre vitigni del blend, e, il centro delle lettera ne evidenzia l‘equilibrio, uve con caratteristiche opposte tra di loro ma perfettamente in equilibrio in bottiglia. Un vino da degustare in qualsiasi momento della giornata: se siete visita nella città scaligera oppure nelle migliori tavole, enoteche e winebar in giro per il mondo.

Cinzia Benzi

 

Sul Garda con il Chiaretto di Santa Sofia

Di certo il lago di Garda, d’estate, è meta molto apprezzata. Perché si possono conciliare le esigenze di relax degli adulti, come far felici i bambini portandoli nei diversi parchi divertimenti che sorgono nella zona. Comunque sia, alla sera, in riva al lago, ci si può rilassare con una cena a base di pesce d’acqua dolce, rinfrescandoci con un Bardolino Chiaretto. La scelta è caduto su quello di Santa Sofia, azienda storica nata due secoli fa a Pedemonte, in Valpolicella. Da cinquant’anni, invece, alla guida c’è la famiglia BegnoniGiancarlo e Luciano Begnoni hanno infatti scelto di ridare un’identità forte all’azienda puntando su etichette di grande qualità e sul mercato internazionale. Come detto, in questa estate, non possiamo farci mancare un Chiaretto, realizzato dalle classiche uve CorvinaRondinella e Molinara, vinificate con macerazione di 6-12 ore. Il vino ha un profumo d’impatto, seducente, con fiori di rosa, pesca bianca ed erbe aromatiche, mentre al sorso sapidità e freschezza si tengono per mano, lasciando la bocca estremamente pulita. Rosato come un bel tramonto.

 

Evviva la Romagna con l’Albana Monticino Rosso

Luciano e Gianni Zeoli sono i proprietari dell’azienda, situata nell’imolese, dove proseguono l’attività che fondò il padre Antonio nel 1965. Il nome deriva dall’acquisizione, effettuata nel 1985, del podere Monticino Rosso, circa 24 ettari di terreno che si sono andati ad affiancare ai 13 iniziali. L’attenzione per uno dei vitigni simbolo della Romagna è sempre stata alta, la selezione più importante per i due fratelli è stata denominata Codronchio in onore della famiglia Codronchi Torelli, una volta proprietaria di queste terre, che è riuscita a conservare intatte, accrescendone la bellezza. L’Albana di Romagna Codronchio 2021 è una vendemmia tardiva secca, che viene effettuata quando gli acini sono stati attaccati dalla muffa nobile.  Questa caratteristica regala al vino una grande capacità di durata nel tempo, oltre a caratterizzarne profumi e gusto. Alla vista si presenta cristallino di un dorato leggero dove ancora si notano riflessi verdi. Piacevole il bagaglio aromatico, dove si uniscono sensazioni agrumate, di pompelmo e bergamotto, collegate a frutti tropicali come il mango e note di pesca gialla, senza tralasciare la parte di mandorla e note minerali accentuate. L’attacco in bocca è rotondo, levigato, sorprende per la sua sapidità calibrata unita a note fresche date da un’acidità calibrata. Chiude con bella lunghezza gustativa e note di retrogusto fruttato.

Leonardo Romanelli

 

 

Passaggio da Arceno sui Colli Senesi

Un rosso d’estate? Perché no! La Toscana, meta appetibile per i winelovers 12 mesi all’anno, è perfetta anche durante questa stagione insieme ai suoi vini rossi da gustare alla giusta temperatura. A pochi chilometri da Siena e nel cuore delle Colline Senesi e del Chianti ClassicoTenuta di Arceno con i suoi 1000 ettari (di cui 92 vitati) racconta un omaggio alla storia di questi luoghi che dal 1994 appartengono alla Famiglia Jackson. Siamo nel Comune di Castelnuovo Berardenga e a due passi dell’antico borgo medievale di San Gusmè: qui nasce il Chianti Classico Riserva di Arceno che proviene da alcuni vigneti esposti a sud. Da uve Sangiovese e una piccola aggiunta di Cabernet Sauvignon, riposa per un anno in barrique di rovere francese: al naso emerge subito la freschezza delle note fruttate in equilibrio con viole, scorza d’arancia e liquirizia. Al gusto tannini morbidi ed eleganti premiano un vino che ben racconta la tradizione enologica del Chianti Classico. Per vivere un’esperienza immersiva nelle colline senesi non perdetevi un soggiorno a Castelmonastero, un piccolo borgo medievale risalente all’XI secolo con 74 camere a pochi km dalla città del Palio.

Salvo Ognibene

 

Gita sul Trasimeno con il Gamay di Pucciarella

La carezza del lago allo sguardo e la freschezza della collina nel calice invitano con l’aiuto di un vino: il Trasimeno Doc Gamay. Il vitigno su cui il Consorzio Tutela Vini Doc Colli Del Trasimeno  punta con forza come bandiera del territorio, è stato in tempi lontani viaggiatore – una storia che parte dalla Spagna e passa dalla Sardegna attraverso duchi e pastori -, ma da secoli è ormai radicato ambasciatore di questa zona. Quello dell’azienda Pucciarella adagiata nella campagna umbra a Magione vicino al lago Trasimeno tra vigneti, oliveti, un bosco e con tanto di castello - unisce mineralità e freschezza a un’intrigante varietà di profumi: frutti di bosco soprattutto e poi sfumature di garofano. La vendemmia viene eseguita a settembre; la fermentazione avviene in vasche di acciaio inox a temperatura controllata. Il vigneto è a circa 300 metri di altitudine. Il Trasimeno Doc Gamay 2021 accoglie con un rosso rubino che declina in porpora e ha un garbo di tannini che induce a maggior ragione a immergersi nell’esperienza del vino come pure del suo territorio: una fusione di identità che permette di scoprire un luogo meraviglioso e la sua ricchezza silenziosa. Su questa piccola perla il Trasimeno ha scelto di puntare come biglietto da visita, sottolinea il presidente Emanuele Bizzi.

Marilena Lualdi

 

Biancolella di Migliaccio sulle spiagge di Ponza

Mare cristallino, spiagge dalla sabbia bianchissima, piccoli borghi aggrappati alle rocce, e di fronte i faraglioni. Questa è Ponza, perla del Mediterraneo. Selvaggia e ricca di storia, fu abitata dai Fenici, Greci e ovviamente prosperò sotto l’Impero Romano, oggi è un must per i patiti delle immersioni e delle vacanze in pieno relax. Qui la vite si coltiva da secoli ma solo da qualche anno è stata riconosciuta all’Isola la specificità della viticoltura “eroica e storica”. Già perché fra le rocce vulcaniche di Ponza le viti crescono a stento, con difficoltà, e proprio queste caratteristiche rendono il vitigno autoctono, Biancolella, coltivato sui terrazzamenti realizzati durante l’800, un prodotto e raro e prezioso. Visitare le Antiche Cantine Migliaccio vale già il viaggio sull’Isola. A Punta Fieno, un angolo incontaminato di Ponza stante la difficoltà di accesso e il terreno impervio, la famiglia Migliaccio, di origine ischitana, produce vino da due secoli. Dal 2000 Emanuele Vittorio, ultimo discendente della casata, ha riportato alla produzione gli antichi vigneti a piede franco e produce la Biancolella IGT Lazio in sole 1.500 bottiglie l’anno. Un vino raro, ovviamente segnato dal sottosuolo – tufo e sabbia  - dal sole e dai venti che sferzano le terrazze di Punta Fieno. Fresco, profumato di agrumi e fiori, il Biancolella 2021 è perfetto da gustare sulla terrazza del ristorante Eea, affacciata sul porto di Ponza, abbinato a un piatto di Spaghetti con sugarelli, panatura croccante al finocchietto e pinoli. Buone vacanze.

Maurizio Trezzi

 

 

Il fascino di Ischia con il Vigna del Lume

 

Ischia, i suoi giardini e le terme. Ischia, le passeggiate per gli amanti del trekking e le belle spiagge. Tutto questo fa dell’isola una meta perfetta in cui trascorrere le vacanze estive, in pieno relax. Ma Ischia, con i suoi suoli di origine vulcanica, presenta spunti interessanti anche per chi ama il vino e per gli appassionati alla ricerca di piccole chicche enoiche. Per l’estate 2023 abbiamo scelto uno dei vini simbolo di questi luoghi, spesso premiati dalla critica: Vigna del Lume 2022 dell’azienda di Antonio Mazzella. Si tratta di un vino 100% Biancolella - vitigno autoctono ischitano - prodotto da vigneti a picco sul mare, a circa 100 metri di altezza nella zona est dell’isola. La vigna si trova in località Punta del Lume, detta in dialetto “o’ lummo”, termine da cui appunto prende il nome. Le uve vengono raccolte a mano - va da sé che in quelle condizioni di pendenza il lavoro meccanico è impensabile - a ottobre e vengono torchiate, come si faceva un tempo, in grotte scavate nel lapillo, mentre il mosto viene poi trasportato per mare fino a Ischia Ponte e quindi alla cantina, dove la vinificazione avviene in acciaio e l’affinamento successivo in bottiglia.  Il sorso è piacevole, con un ingresso sapido e minerale, che anticipa la frutta gialla e i fiori bianchi tipici del varietale, con una struttura che consente a questo vino di accompagnare sia pietanze di mare che alcuni dei piatti caratteristici dell’isola, come il Coniglio all’ischitana ma anche proposte a base di vegetali di cui Ischia, in virtù della fertilità incredibile dei suoli, è grande produttrice.

Amelia De Francesco

 

Malvasia Nera di Paololeo, angolo di Puglia

Nella speranza che questa estate inizi a dare una tregua, per le temperature e per gli incendi, alla splendida Puglia, vogliamo proprio concentrarci su questa regione, ottima meta per le vacanze, che al mare abbina anche un’ottima proposta gastronomica. E se magari, d’estate, si potrebbe a una delle specialità pugliesi, cioè il rosato, questa volta ci spingiamo a scegliere un rosso molto particolare: la Malvasia Nera. Nel caso specifico, quelle delle Cantine PaololeoPaolo Leo si appassionò così tanto alla terra e alla produzione del vino tanto che, per il matrimonio con la moglie Roberta, la coppia chiede come regalo di nozze un aiuto per iniziare a costruire la loro cantina. Il sogno è diventato, negli anni, realtà. La Malvasia Nera MoraMora è un vino che ci ha conquistato per il suo naso di sottobosco, di mirtilli, more e gelsi, ma anche una nota leggermente selvatica, mentre in bocca è una carezza gentile e avvolgente, rotondo ma non pesante nonostante i 14,5% vol. Da bere in estate? Sì, basta stare attenti alle temperature di servizio. Se anche fosse leggermente più fresco basta aspettare pochi minuti che raggiunge la temperatura ottimale. E buona Puglia.

Gloria, tutto il bello del carattere salentino

Tutta bella l’Italia, eppure, c’è chi mette piede in Salento e se ne innamora perdutamente, senza riuscire più a far paragoni. Durante un magnifico tramonto, tra i profumi della macchia mediterranea, vi consigliamo di assaggiare GloriaPrimitivo di Manduria Dop di Vigneti Reale. L’azienda è in mano a due fratelli, Amedeo e Damiano, visionare e tenaci, innamorati del Salento - naturalmente - perché senza sentimento, il vino viene senz’anima. Infatti, nota necessaria, il vino è proprio dedicato alla mamma dei due, esempio di tenacia ed eleganza. La tradizione agricola è di famiglia e risale a tre generazioni prima. Gloria è il prodotto di vertice, morbido e ricco di tannini nobili, dalla grande struttura, con un finale che regala note di cacao, caffè e vaniglia. Matura 12 mesi in barriques di rovere francese con almeno 6 mesi di affinamento in bottiglia. Ogni territorio ha il suo vino, questo rappresenta benissimo il carattere del Salento.

Annalisa Cavaleri

 

 

Le Eolie viste dalla Vigna di Paola

Probabilmente microcosmo umano e macrocosmo naturale si fondono con tale intensità solo alle Isole Eolie. Lembi di terra emersa tra acque cristalline, aria dominante e teatri di fuoco, i quattro elementi forgiano paesaggi e riempiono i pensieri di chi, dal mare, arriva in questi luoghi in cerca di ristoro per anima e corpo. Dall’isola di Vulcano provengono le uve con cui Tasca d’Almerita produce Vigna di Paola, un vino 100% Malvasia. La storica famiglia del vino siciliano, titolari di Capofaro, esclusivo resort Relais & Châteaux con vigna a Salina, nel 2019 ha rilevato un vigneto di Paola Lantieri a Vulcano, 4 ettari e mezzo in Contrada Gelso, a sud dell’isola:  un corpo unico a picco sul mare tra salsedine e vento su un suolo di cenere, sabbie fini, pomice, silicati e metalli. Fermentazione di circa 15 giorni in vasche d’acciaio inox a 16°C e affinamento di 4 mesi in vasche di acciaio in presenza dei lieviti, per questo vino che fa delle note saline e sulfuree il suo tratto caratteristico. Giallo paglierino tenue, al naso esibisce eleganza e controllo, nessun sentore è sfacciato, c’è pulizia e tutto è in armonia: fiori gialli, pesca e cedro, erbe mediterranee e spezie, oltre alle già citate sensazioni di mare e di vulcano. In bocca vengono fuori personalità e struttura, riesce ad essere, al tempo stesso, fresco e avvolgente, sapido e rotondo equilibrando durezze e morbidezze. Chiude lungo, lasciando al palato salivazione e piacere sapido.

Davide Visiello

 

Firriato e l'unicità di Favignana

Dai filari a ridosso del mare, accarezzati dal vento che soffia costante, nasce l’unico vino bianco di Favignana. La Tenuta di Calamoni di Firriato è infatti la sola realtà viticola presente sull’isola: cinque ettari di vigna situati a pochi metri dallo splendido mare della più grande delle Egadi dove, nel 2009 sono state impiantate cinque varietà di tradizione siciliana: Nero d’Avola e Perricone per i vitigni a bacca rossa, GrilloCatarratto e Zibibbo per le varietà a bacca bianca. Affinché le uve preservino tutte le caratteristiche organolettiche che le connotano, i grappoli, non appena raccolti, vengono immediatamente trasportati nelle loro cassette di legno verso la barca ormeggiata alla scogliera di Calamoni. Una catena umana di braccia velocissime carica la barca che ha conduce le uve in cantina, con la tradizionale traversata delle uve sulle acque trasparenti di Favignana. Favinia La Muciara è un blend di ZibibboCatarratto e Grillo, che si esprime con sentori floreali di zagara, tiglio e sambuco, richiami di agrumi e note di erbe aromatiche. Il sorso è fresco e slanciato, con piacevoli ritorni agrumati e un deciso allungo salino nel finale.

Adele Granieri

 

Passeggiata sull’Etna con il Tenace

Il territorio dell’Etna è un ambiente dai forti contrasti cromatici in cui si mescolano le sciare, con boschi e colture. Il Monte Etna, o semplicemente ‘A Muntagna, è una delle attrazioni turistiche più affascinanti della Sicilia orientale, con i suoi 3300 metri di altitudine e i 45 km di diametro del suo cono, è non solo il vulcano più imponente del bacino mediterraneo, ma anche il più studiato e monitorato. Un luogo affascinante che ha ispirato e affascinato scrittori, poeti e registi. Tante le realtà produttive, tra cui la neonata Tenute Ballasanti, l’azienda vitivinicola nata dall’unione di Manuela Seminara, dalle forti radici siciliane, e Fabio Gualandris, astrofisico bergamasco con la passione per la botanica. Partendo dalle vigne del bisnonno di Manuela, Don Lorenzo - che nel 1910 scelse sul versante est dell’Etna un lungo lembo di terra su cui piantare i primi esemplari di sole uve autoctone, oggi la produzione comprende tre vini monovarietali, un bianco e due rossi, da sole uve autoctone, che raccontano il viaggio intrapreso dall’azienda. Il Doc Etna bianco Tenace 2020, nasce a circa 800 metri di altitudine in contrada Chiusitti (Mascali, Catania) da uve 100% Carricante, vendemmiate nella seconda decade di ottobre. Un vino che colpisce per le note floreali agrumate e delicatamente balsamiche di eucalipto. Generoso, sapido e coinvolgente al sorso.

Fosca Tortorelli

 

Torralbenc, come gustarsi Minorca

Le strade in terra rossa dividono le calde campagne minorchine, disseminate qua e la da candide rocce e case bianche, alternate a macchie di vegetazione di un verde intensissimo. Le spiagge sono distese chiare difronte ad acqua splendente e cristallina, spazzate da un vento caldo. L’aria sa di mare, la salsedine è percepibile sulla pelle tanto quanto in un sorso di Torralbenc bianco. Un vino che profuma di mediterraneo, come le pinete dei “camin de cavalls” che portano alle diverse calette di Minorca, ma al contempo fresco e con una giusta dose di acidità. Un grande equilibrio nella combinazione dei quattro vitigni selezionati: la Parellada, apporta note fresche ed erbacee; il Sauvignon Blanc, è un’esplosione di aromi e profumi di frutta matura; il Viogner, dona caratteristiche note floreali e lo Chardonnay impone la sua struttura. Questa combinazione regala un finale lungo in bocca e un naso caldo e avvolgente, come il sole che riscalda tutta l’isola. Travolgente e selvaggia, così è Minorca e così è anche il Torralbenc Bianco: dai profumi seducenti e fresco come il mare che bagna quest’isola.

Stefania Oggioni


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Identità Golose