12-11-2023
Il grappoloprotagonista dell'evento Oltrepò-Terra di Pinot Nero, il 25 settembre scorso a Casteggio (Pavia)
segue dalla prima parte ("Oltrepò-Terra di Pinot Nero: i nostri assaggi del metodo classico") Un mondo in evoluzione, o meglio in rivoluzione, dove l'eleganza si accentua, senza diventare invadente. Durante l'evento “Oltrepò – Terra di Pinot Nero, un territorio, un vitigno, due eccellenze”, organizzato dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, si è esplorato con curiosità e soddisfazione il percorso dell'Oltrepò Pavese Doc.
Un percorso che per il rosso, come per le bollicine, è profondamente radicato nella strada evidenziata all’Antica Tenuta Pegazzera di Casteggio tra storia e geografia. Partendo da quest'ultima, Filippo Bartolotta nella sua masterclass ha ricordato che ci troviamo in un cuneo rovesciato con alla base del triangolo la Via Emilia: 30 km che si snodano paralleli al Po, tra Voghera, Piacenza e Bobbio. Una pianura da cui si vede lo spettacolo Monte Rosa e soprattutto un territorio che si sviluppa con cruciali connessioni: a Est con l'Emilia Romagna, a sud con gli Appennini che conducono al mare, e a ovest il confine tra Liguria e Piemonte lungo la Via del Sale, con tutte le implicazioni meteorologiche. Poi i suoli: si va dalle marne sabbiose a quelle gessoso-calcaree, giungendo al terreno argilloso. Di qui vini che chiedono un repentino consumo per essere colti nella loro espressione, oppure più sapidi o ancora dotati di una maggiore struttura e decisi ad andare oltre il tempo.
Ha guidato appunto in questo viaggio Filippo Bartolotta che ha rimarcato: «C’è molta sensibilità, un’interpretazione sempre più autentica delle caratteristiche identificative del Pinot Nero in Oltrepò. I vini risultano più eleganti, con al centro il frutto, senza essere troppo marcati con i legni. Sono curioso di scoprire cosa succederà nei prossimi anni».
Filippo Bartolotta
Storia di un vitigno che qui trova tra le più alte rappresentazioni: 3.000 ettari di Pinot Nero, il distretto più importante in Italia, il terzo in Europa, una solida reputazione e tre biglietti da visita. Oltre a quello già citato di pronta beva senza legno, infatti, si fa strada il Pinot Nero da singola vigna o selezione con poco legno, nonché quello strutturato che vuole esplorare la propria identità nel tempo. Sfumature decisive, che vengono esaltate dalle scelte delle diverse etichette nella masterclass, caratterizzata anche dalla varietà delle aziende: da quelle estremamente antiche, al ruolo delle nuove generazioni senza trascurare un’interessante spin-off.
Si parte quindi da un'annata 2022, per il Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Doc Fioravanti di Calatroni, azienda dal ’64 e oggi con alla guida la terza generazione di viticoltori, Cristian e Stefano. Qui il 15% del vino proviene dall’annata precedente e matura un anno in botti di rovere austriaca; l’85% in inox. Si affina in bottiglia per almeno tre mesi. I suoi tannini sono aggraziati e le note di frutti di bosco danno il benvenuto.
È l'attenzione alla biodiversità una delle peculiarità vincenti, come per Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Doc Costa del Nero 2021 di Conte Vistarino, dove l'affinamento viene portato avanti in acciaio e barrique usate. Entrando nell'annata 2020 ecco due realtà diverse. Il Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Doc Losana di Cà di Frara - oltre un secolo di vita e tre generazioni a sua volta - passa dalla fermentazione in acciaio inox all'affinamento di un anno in barrique e altrettanto in bottiglia. Quello ribattezzato SG 67 da Cordero San Giorgio ha la potenza del vigneto storico, a cui si riferiscono le cifre.
L'Antica Tenuta Pegazzera di Casteggio, sede dell'evento
Della stessa annata, il Pinot Nero dell’Oltrepò P.Doc Poggio della Buttinera 2019 di Travaglino, la tenuta più antica del territorio. Con il suo affinamento di un anno in tonneaux e barriques francese e altrettanto in bottiglia, esalta le note di fragolina e anche quelle speziate. Sensazioni olfattive che si fanno anche più evidenti nel Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Doc Noir 2019 di Tenuta Mazzolino. Un esempio di ricerca, partendo però dal proprio bagaglio storico che oggi viene portata avanti da Francesca Seralvo, seguita dall’enologo della Borgogna Kyriakos Kynigopoulos.
Finale con Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese Doc Giorgio Odero 2018 di Frecciarossa, che non teme anzi chiede con autorevolezza l'invecchiamento. Giorgio era il nonno di Valeria, al quale scrisse appunto Hitchcock: il vino che non vuole vivere due ma infinite volte. 2. fine
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky
Sara Padroggi di Cà del Gè, azienda di Montalto Pavese (Pavia)