02-07-2023
Nella newsletter numero 173 di Identità di Vino, ogni nostro collaboratore non si è limitato a indicare una bottiglia, ma ha suggerito un libro da leggere in sintonia con il contenuto della stessa. E a proposito di autori, diamo il benvenuto a Leonardo Romanelli che ha indicato il Nibbio della Sala, «Un vino che berrei volentieri leggendo Estasi culinarie di Muriel Barbery, il racconto della vita di un critico». Buona doppia lettura. (Testi a cura di Raffaele Foglia)
Leggere ci rende liberi. Liberi di pensare, di creare, di avere fantasia. A pochi giorni dalla chiusura del Salone del Libro di Torino, ho pensato che fosse giusto dedicare un po’ di spazio anche alla lettura. Ma cosa c’entra il vino con i libri? I libri sono un modo per portarci virtualmente in giro per il mondo, per scoprire, per viaggiare anche nel tempo, ma anche semplicemente per divertirci e rilassarci, tendo sempre accesa la mente. Il vino, per altri versi, porta con sé storie dal mondo contadino: storie di persone, di terra, di sacrifici, di sofferenze e di soddisfazioni. Tradizioni e vita. In entrambi i casi si chiama cultura. E quindi abbiamo voluto accostare dei libri a dei vini, in una sorta di abbinamento culturale e filosofico: ognuno di noi ha le sue letture preferite e magari le accompagna sedendosi sul divano di casa, in tranquillità, con il cellulare spento, ma con un buon bicchiere di vino, da gustare lentamente, tra una pagina e l’altra. Una piccola nota finale, per chi è in Irlanda: magari è meglio leggere un buon libro, piuttosto che le nuove etichette sulle bottiglie del vino. RF Bar Sport e Padre Figlio, Diego Bosoni Nel 1976 Stefano Benni trasforma uno spaccato di vita quotidiana, di provincia, in Bar Sport. Si ride, leggendolo. Ma si trovano tutti quegli aspetti di un mondo di rapporti umani, di amicizie e di affetti che, oggi come oggi, sono stati un po’ offuscati da smartphone e social network. E così mi immedesimo, e immagino di entrare in questo Bar Sport con mio padre, scomparso da tanti, troppi anni, per potermi sedere a un tavolino anche solo a osservare un’umanità vera e sincera, una società di persone e non di immagini. Il tutto sorseggiando un vino, Padre Figlio di Diego Bosoni, che in tal senso racconta un po’ il rapporto con suo padre Paolo, anche all’interno delle Cantine Lunae. «Padre Figlio si stacca dai nostri canoni stilistici, siamo andati a esplorare la macerazione. È come nella musica, si possono provare anche altri stili, altri generi. È un vino che ho seguito io e, proprio per non fare confusione con i prodotti di Lunae, ho messo il mio nome. Il Vermentino viene fatto fermentare a contatto con le bucce, per 15 giorni, poi affina un anno in botte grande e un altro anno in acciaio». E a proposito del padre, racconta: «Papà è un po’ come i vini rossi, con gli anni diventano meno ruvidi. Forse, però, anche io sono cambiato, e l’ho apprezzato sempre di più». Una di quelle storie da raccontare al tavolino del Bar Sport, con a fianco mio padre. RF
Le infradito di Buddha e Pinot Bianco di Villa Wolf Disorientarsi per ritrovarsi, uscire dalla zona di comfort per prendere consapevolezza di sé stessi, lasciarsi attrarre dall’inatteso; a volte è necessario allontanarsi e liberarsi dalle rassicuranti abitudini per fare grandi scoperte, sul proprio Io, sulle persone che ci circondano, sul nostro lavoro o semplicemente per capire se un vino ci piace oppure no. Il libro di Zap Mangusta, Le infradito di Buddha – Guida orientale per disorientati, ha proprio questo obiettivo: scardinare i punti fermi e far riflettere, portando con sé il lettore in un viaggio tra storia, cultura, religione e nuovi incontri. Seguendo il protagonista nel suo incredibile viaggio sull’Himalaya e nelle sue considerazioni, nate da momenti di difficoltà, di condivisione e di rivelazione, ci si ritrova a riflettere su quante e quali cose diamo spesso per scontato e di come troppo spesso poniamo poca attenzione agli incontri che facciamo e a chi abbiamo realmente di fronte, soffermandoci a volte solo su ciò che vogliamo o siamo portati a vedere. Un incontro altrettanto sorprendente è quello con il Pinot Bianco di Villa Wolf; trovandoci nel sud della Germania, nella regione del Palatinato, seconda regione viticola dopo la Renania, ci si aspetta un bianco particolarmente aromatico e forse abboccato, quando invece all’assaggio si è colpiti da un’esplosione di fiori, dalla freschezza e dall’acidità, con un’interessante lunghezza al palato e grande eleganza. A volte svestirsi dai preconcetti porta a nuove scoperte e a quella caratteristica e gradevole sensazione di stupore, resa ancor più piacevole se percepita di fronte ad un buon calice di vino. Stefania Oggioni
Il Gattopardo e Milleunanotte di Donnafugata I winelover di lungo corso conoscono bene la storia, forse un po’ meno quelli che ruotano il calice da poco tempo: c’è un legame indissolubile tra l’azienda vinicola Donnafugata e Il Gattopardo, romanzo del 1958 scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il nome della cantina di José e Antonio Rallo fa infatti riferimento al romanzo ambientato sulle colline di Contessa Entellina (Palermo), dove da un primo nucleo di vigneti ha inizio la storia del brand. Da qui nasce il consiglio: leggere il libro sorseggiando un Milleunanotte per godere di un romanzo di vita e di un vino della vita. L’intreccio dei pensieri del protagonista del romanzo si abbinerà perfettamente alla complessità di questo classico dell’enologia italiana fatto di Nero d’Avola, Petit Verdot, Syrah e altre non dichiarate. La raccolta delle uve è interamente manuale con attenta selezione in vigna; un’ulteriore scelta dei grappoli avviene in cantina sul tavolo vibrante e successivamente mediante una diraspatrice di ultima generazione, in grado di scartare gli acini verdi e surmaturi. Fermentazione in acciaio con macerazione sulle bucce per circa 14 giorni alla temperatura di 28-30°C. Affinamento per 14 mesi in barriques di rovere francese nuove e almeno 24 mesi in bottiglia. Rosso rubino serrato, al naso si distingue per finezza e pulizia: more e ribes, liquirizia, tocchi balsamici e nuances speziate. In bocca è avvolgente, seduce e intriga per eleganza, profondità, tannino sferico e lunga persistenza. Questa è la storia della Sicilia, una storia da Milleunanotte. Davide Visiello
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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A cura della redazione di Identità Golose
Roberto e Caterina Ceraudo, patron e chef, padre e figlia, azienda agricola Ceraudo, frazione Dattilo, Strongoli (Crotone)
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.