28-06-2023
Paolo e Isabella Bisol
«Grazie del vostro tempo e della vostra attenzione». A Palazzo Trivulzio la voce gentile di Isabella Bisol, accanto al padre Paolo, porge il benvenuto fondendo due degli elementi apparentemente più latitanti ai giorni nostri. L’incantevole cornice milanese e il violino promettono una serata speciale con Ruggeri alla scoperta di Ladaltempo Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Brut 2017, che si svelerà di lì a breve: un vino che si prende 60 mesi per donare un accattivante equilibrio e scrivere un capitolo fondamentale, di svolta, nella lunga storia della famiglia e del territorio. E a sua volta, una storia che si nutre di terreno da vegliare - ma la cura si estende alle persone -, un luogo dove i contratti sono una stretta di mano prima di tutto.
La vita di Ladaltempo – con l’esordio segnato dalla vendemmia 2017 – sboccia dalla selezione di alcune parcelle in una posizione privilegiata, nelle colline di Valdobbiadene, a Santo Stefano
La vita di Ladaltempo – con l’esordio segnato dalla vendemmia 2017 – sboccia dalla selezione di alcune parcelle in una posizione privilegiata, nelle colline di Valdobbiadene, a Santo Stefano. Le uve vengono vinificate a temperatura controllata, quindi il vino riposa sul proprio lievito fino alla presa di spuma. È poi accolto dall’autoclave, dove può vivere la trasformazione in spumante seguita da una prolungata maturazione “in pace” sui lieviti: 60 mesi secondo il Metodo Ruggeri. Un nuovo vino, che viene da lontano e che insegna prima di tutto ad attendere. A rispettare i tempi, da quello della vigna alla cantina, fino a quando si arriva sulla tavola e non bisogna avere fretta o si rischiano di perdere sensazioni ed esperienze. A incontrare e forse esigere la libertà che è nella natura e in ciascuno di noi. Tanto che – si spiega – Ladaltempo non è destinato a uscire regolarmente ogni anno e la sua comparsa sarà indipendente dall’ordine cronologico delle vendemmie. Arriverà, semplicemente, nell’istante giusto.
Nella sala Trivulziana, si leva il velo dalla bottiglia ed è il momento di Rhytmos, ovvero «il movimento armonico, il tempo della musica e delle arti», accentuato appunto dall’accompagnamento del violino. Ci si trasferisce successivamente nella sala della Meridiana, una presenza chiave in questa storia. Una musa legata al territorio. Paolo e Isabella Bisol, infatti, hanno dedicato profonda attenzione all’antico sistema di misurazione del tempo che viene definito «una vera e propria icona vernacolare del paesaggio rurale della Valdobbiadene». Ne esistono oltre cinquanta, in un territorio con 10mila abitanti. Quella principale si può scorgere sul campanile della piazza a Valdobbiadene: data 1862, risuona nella sala il nome del suo ideatore, l’abate Giovanni Follador.
Che differenza c’è rispetto a un orologio? La naturalezza, che si sottrae alla meccanica e anche alle convenzioni. Ci si immerge nel tempo contadino, che certo ha le sue regole, eppure può esitare con una variazione meteo, può fermarsi e riprendere il suo cammino senza dover correre. La meridiana può sostare, non sbagliare e lo ricorda sull’etichetta.
Come il cammino di questo territorio, dietro i riflettori oggi. Quando nonno Giustino fonda la cantina con il cugino Luciano Ruggeri che poi prenderà un’altra strada, le cose erano ben diverse. «All’epoca eravamo solo in cinque, oggi ce ne sono 190» rammenta Isabella.
L'importanza del tempio per Ruggeri
Ladaltempo scrive una nuova pagina che pur attinge da quelle radici, da tracce disseminate. Che cosa porta in dote il 2017? «È un’annata piuttosto calda, siccitosa, ma non così secca come in altre parti d’Italia – rileva Paolo – Uva scarsa, ma gradi zuccherini elevati, era un vino che poteva avere numeri per evolvere virtuosamente».
L’ha custodito nei suoi cambiamenti l’autoclave, descritta come un grembo materno, un uovo gentile. Andrea Canal si sofferma sulla parte tecnica, fa notare la funzione ossidante di quei fermenti che consentono di andare oltre il tempo: «L’azione dei lieviti si percepisce, con l’armonia che si avverte anche al palato. Un vino corposo, che sta in piedi, avvolgente».
Nella sala intanto, accanto alla bottiglia di Ladaltempo compaiono clessidre, altre alleate gentili nella misurazione. Le tre portate vengono poi scandite così: Chronos, il tempo quantitativo che incalza e scorre inesorabile; Kairos, il tempo qualitativo, l’eccezionale lungo il percorso o ancora il momento opportuno, l’occasione che va colta; infine, Aion, l’eterno o anche il tempo sospeso.
Allora conduce autorevolmente la conversazione – particolarmente fitta e piacevole con il risotto alle erbe aromatiche mantecato al Castelmagno e con polvere di liquirizia – Ladaltempo. Fin dal colore paglierino con carezze verdognole, una grazia che si offre sotto forma di morbidezza e freschezza, ma anche con la finezza del perlage. E poi, i profumi: il candore del cuore di frutta che lascia spazio a quello del gelsomino, alla camomilla in fiore, alla vaniglia, al tè verde. Eppure, si capisce che ancora quella trasformazione sta avvenendo. Che quando la clessidra si volterà ripetutamente, questo vino sussurrerà altro, e anche quando si sfileranno fogli di un calendario. Che insomma, bisogna prendersi del tempo.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky
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Gennaro Schiano, titolare di Cantine del Mare a Monte di Procida (Napoli)
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.