14-11-2022
Tra riflessi e riflessioni. Ogni anno il Benvenuto Brunello permette di uscire dai canoni della semplice degustazione tecnica dei vini per diventare un punto di riferimento e di confronto sullo stato di quella che, al momento, è probabilmente la denominazione italiana con il maggior appeal, in patria come all’estero.
I riflessi sono quelli dei calici, del Brunello di Montalcino, con l’annata 2018 presentata in anteprima (potrà essere messa in commercio soltanto dal primo gennaio 2023), così come la Riserva 2017 e il Rosso di Montalcino 2021 (e molti 2020).
Le riflessioni, come detto, sono molteplici e vanno ben oltre la “semplice” analisi delle annate degustate. Il dato economico, d’altronde, parla chiaro: nei primi 9 mesi del 2022, infatti, c’è stato un aumento delle vendite di Brunello di Montalcino pari al 21,5% in valore e del 6% in volumi, con una stima finale per il 2022 pari a 250 milioni di euro. Segno di due fattori importanti: la crescita dei prezzi delle bottiglie, che non significa speculazione economica ma valorizzazione del prodotto, e una costante richiesta del Brunello sia in Italia che nel mondo. «L’aspetto da sottolineare – ha spiegato il presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci – è che non si tratta di una moda, ma di un consolidamento del nostro prodotto anche in periodi non particolarmente facili». Non si tratterebbe di una “bolla” economica, con il rischio di una drammatica esplosione, ma di una crescita su basi solide.
C’è anche una questione di immagine, di marketing, che sta funzionando, anche grazie al lavoro del Consorzio nell’ambito della promozione della Docg. Non per altro il Brunello di Montalcino è il vino più conosciuto in Italia, superando anche Chianti Classico e Prosecco.
Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio Brunello di Montalcino
Ma per avere un’immagine vincente, ci deve essere sostanza nel bicchiere. Non è soltanto una questione di qualità, termine ormai inflazionato e caratteristica imprescindibile per qualsiasi vino al mondo, ma di eccellenza e identità. Certo, il “brand” Brunello di Montalcino è un biglietto da visita fondamentale, che apre più facilmente le porte dei mercati, ma è fondamentale proseguire su questa strada e non fermarsi alle semplici lodi.
E allora dalle riflessioni si passa ai rossi riflessi dei calici: al Benvenuto Brunello erano presenti 137 aziende, per un totale di oltre 300 vini. Quasi 200 campioni erano Brunello di Montalcino 2018 (tra annata e singole vigne).
La degustazione
Il discorso per tutte le annate è simile: è una questione di interpretazione. Per la 2018 ci sono state a nostro avviso tre visioni differenti: c’è chi ha cercato di “domarla”, chi invece che ha semplicemente assecondato l’andamento stagionale, e infine chi l'ha “accompagnato” sui binari del Brunello di Montalcino. Così è stato anche nei bicchieri: l’annata non poteva avere una notevole struttura, e quindi chi ha cercato di “domarla” con un maggiore utilizzo del legno, è purtroppo andato a coprire i sentori fruttati e floreali più delicati del Sangiovese Grosso del 2018. Alcuni, invece, hanno invece “subito” l’annata, realizzando vini indubbiamente freschi ed eleganti, ma un po’ corti, senza la giusta profondità e prospettiva di affinamento che dovrebbe avere il Brunello. Infine c’è chi è riuscito ad accompagnare l’annata, a trovare – sia in vigna che in cantina – un compromesso, per riuscire a mantenere freschezza ed eleganza e, in contempo, dare quella profondità intrinseca che fa di questo un vino da grande invecchiamento.
Per la Riserva 2017, invece, era da fare il ragionamento opposto: limitare l’esuberanza e la struttura data da un’annata molto calda, per mantenere la finezza e la bevibilità. Pochi produttori si sono lanciati nella realizzazione di una Riserva, con risultati anche sorprendenti: tra questi ci sono piaciuti (ne citiamo solo tre) Corte Pavone Anemone al Sole, Santa Giulia e Sesti Phenomena.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Gennaro Schiano, titolare di Cantine del Mare a Monte di Procida (Napoli)
Il nostro viaggio enoico, calice dopo calice, camminando nella cantina di Località San Cassiano
Da sinistra: Alberto, Teresio e Alessandro Schiavi