30-09-2022
Castello del Terriccio ha presentato il nuovo Gian Annibale, con una dedica speciale
Non un semplice ricordo, una dedica, una bottiglia speciale. No, qualcosa in più. Doveva essere qualcosa che riuscisse a trasmettere il carattere, forte, deciso, innovatore e visionario, di chi ha trasformato il Castello del Terriccio in una delle più importanti aziende del vino della Toscana.
Gian Annibale non è solo il vino dedicato a Gian Annibale Rossi di Medelana, scomparso tre anni fa, ma vuole essere il terzo “campione” del Castello del Terriccio. Perché per fare una bottiglia dedicata a Gian Annibale era necessario puntare al massimo possibile.
Vittorio Piozzo di Rosignano: «Sono molto legato a questa fotografia. Sono io, da piccolo, in mezzo alle vigne, insieme a mio zio Gian Annibale»
Ma il pensiero è subito per lo zio Gian Annibale: «Si tratta di una scelta affettiva, dedicata a lui. Lui ha iniziato la sperimentazione del Petit Verdot, quando aveva recuperato un vigneto a ridosso del bosco». Un vigneto con una storia particolare: «Un mezzadro aveva lì la sua vigna – prosegue Vittorio Piozzo di Rosignano – e faceva un vino diverso dagli altri. Poi avevamo capito che quel terreno era particolare, con argille, calcare e ferro».
L'enologo Carlo Ferrini insieme a Vittorio Piozzo di Rosignano durante la presentazione
Ferrini ricorda i primi passi al Terriccio: «Si incominciò con pochi ettari, in una meravigliosa cantina a volte, con le vasche aperte per fare le follature. Fu incredibile, per il 1993: Gian Annibale aveva voglia di fare qualcosa di diverso».
La cantina storia dell'azienda
Ma la tenacia di Gian Annibale Rossi di Medelana ebbe la meglio, così realizzò il Castello del Terricio. «Purtroppo lui non c’è più – racconta ancora Ferrini – da quasi tre anni. E allora arriva il nipote (afferma sorridendo, con uno sguardo rivolto a Vittorio), anche lui con le sue idee. Ma con due vini importanti, com’è possibile fare anche il terzo?».
Il Gian Annibale 2018 è stato prodotto in 3.600 bottiglie
Il Gian Annibale 2018, 60% Petit Verdot e 40% Cabernet Sauvignon, è un vino che al naso ha una nota di frutta, in particolare di melograno, ma anche di ribes e susina, in bocca è denso, deciso, ma anche «vitale e teso», come lo ha definito il Master of Wine Gabriele Gorelli. «All’inizio era un vino molto duro – spiega Carlo Ferrini – ma il tempo ci ha dato ragione. E ce ne darà ancora di più in futuro». E il primo brindisi è dedicato a Gian Annibale, ovviamente.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.