Non un semplice ricordo, una dedica, una bottiglia speciale. No, qualcosa in più. Doveva essere qualcosa che riuscisse a trasmettere il carattere, forte, deciso, innovatore e visionario, di chi ha trasformato il Castello del Terriccio in una delle più importanti aziende del vino della Toscana.
Gian Annibale non è solo il vino dedicato a Gian Annibale Rossi di Medelana, scomparso tre anni fa, ma vuole essere il terzo “campione” del Castello del Terriccio. Perché per fare una bottiglia dedicata a Gian Annibale era necessario puntare al massimo possibile.

Vittorio Piozzo di Rosignano: «Sono molto legato a questa fotografia. Sono io, da piccolo, in mezzo alle vigne, insieme a mio zio Gian Annibale»
Il racconto di questo progetto è affidato al nipote,
Vittorio Piozzo di Rosignano, che ha preso in mano le redini dell’azienda. «La nostra famiglia è proprietaria del
Castello del Terriccio da un secolo. Si tratta di 1.500 ettari a corpo unico, dei quali 700 a bosco, 400 a seminativi, 300 a pascoli, 40 a uliveto e 60 a vigneto. Fino agli anni Settanta esisteva la mezzadria, successivamente mio zio ha cercato di dare un indirizzo moderno all’azienda. E noi andiamo avanti su questa strada, con la volontà di aprire il
Terriccio sempre di più a chi ama la campagna e il vino. Per questo è nato il ristorante
Terraforte con
Cristiano Tomei e in futuro vorremmo riuscire a ristrutturare tutto il borgo».
Ma il pensiero è subito per lo zio Gian Annibale: «Si tratta di una scelta affettiva, dedicata a lui. Lui ha iniziato la sperimentazione del Petit Verdot, quando aveva recuperato un vigneto a ridosso del bosco». Un vigneto con una storia particolare: «Un mezzadro aveva lì la sua vigna – prosegue Vittorio Piozzo di Rosignano – e faceva un vino diverso dagli altri. Poi avevamo capito che quel terreno era particolare, con argille, calcare e ferro».

L'enologo Carlo Ferrini insieme a Vittorio Piozzo di Rosignano durante la presentazione
Da trent’anni la parte enologica è seguita da
Carlo Ferrini. «Sono arrivato qui a fine del 1992 – racconta il celebre enologo – E mi ricordo che alla prima vendemmia, l’anno successivo, il fattore, che si chiamava
Vittorio, quando decisi che era il momento di vendemmiare, mi disse: “Dottore, voi siete bravi, avete delle belle idee, ma io devo portare il
Vermentino al mercato, che me lo pagano. Voi giocate, mentre io lavoro”. Così la prima vendemmia iniziò con un ritardo di una settimana».
Ferrini ricorda i primi passi al Terriccio: «Si incominciò con pochi ettari, in una meravigliosa cantina a volte, con le vasche aperte per fare le follature. Fu incredibile, per il 1993: Gian Annibale aveva voglia di fare qualcosa di diverso».

La cantina storia dell'azienda
Così nacque il
Lupicaia, e fu subito un successo. «Ma
Gian Annibale voleva fare qualcosa in più, un secondo vino importante. Gli dissi che era difficile fare un secondo vino importantissimo, non è possibile avere due galli in un pollaio».
Ma la tenacia di Gian Annibale Rossi di Medelana ebbe la meglio, così realizzò il Castello del Terricio. «Purtroppo lui non c’è più – racconta ancora Ferrini – da quasi tre anni. E allora arriva il nipote (afferma sorridendo, con uno sguardo rivolto a Vittorio), anche lui con le sue idee. Ma con due vini importanti, com’è possibile fare anche il terzo?».

Il Gian Annibale 2018 è stato prodotto in 3.600 bottiglie
Bisognava fare qualcosa di diverso. «Abbiamo puntato sul
Petit Verdot – conferma
Ferrini – E abbiamo deciso di lasciarlo in bottiglia almeno un anno. Ne abbiamo realizzate 3.600 bottiglie». La volontà è quella di realizzarlo solo nelle annate migliori, senza andare a sostituire il
Lupicaia o il
Castello del Terriccio, con un prezzo allo scaffale di circa 200 euro a bottiglia.
Il Gian Annibale 2018, 60% Petit Verdot e 40% Cabernet Sauvignon, è un vino che al naso ha una nota di frutta, in particolare di melograno, ma anche di ribes e susina, in bocca è denso, deciso, ma anche «vitale e teso», come lo ha definito il Master of Wine Gabriele Gorelli. «All’inizio era un vino molto duro – spiega Carlo Ferrini – ma il tempo ci ha dato ragione. E ce ne darà ancora di più in futuro». E il primo brindisi è dedicato a Gian Annibale, ovviamente.