18-12-2021
Carlo Ferrini con la figlia Bianca nei vigneti di Giodo
Quando parla di Giodo, della sua cantina, Carlo Ferrini ha gli occhi che brillano. D’altronde per uno degli enologi più affermati in Italia, riuscire a raccontare della sua azienda è un’emozione difficilmente descrivibile a parole.
Per comprenderlo bisognava essere presenti alla vigilia del Benvenuto Brunello all’Enoteca Pinchiorri, quando Ferrini ha voluto incontrare un po’ di amici giornalisti per presentare le nuove annate dei suoi vini, sia per quanto riguarda Montalcino, sia per la Sicilia, della quale non ha mai nascosto un profondo innamoramento.
Il suo racconto all'Enoteca Pinchiorri a Firenze
A Montalcino ha potuto trasformare in vino tutta la sua grande esperienza costruita negli anni lavorando con il Sangiovese nelle grandi cantine toscane: «Le piante sono state messe nel 2003, nel primo appezzamento – ricorda Ferrini - Le barbatelle sono quelle che venivano dalla mia ricerca del Chianti Classico, sono i cloni di quelle che io ritenevo le piante più belle del Sangiovese nel Chianti Classico. La prima uscita è stata con il Brunello 2009, pochissime bottiglie, poi siamo andati via via crescendo».
I vigneti a Sangiovese di Montalcino
«All’inizio, per 15 anni, ho pensato solo al vigneto -rimarca Ferrini - negli ultimi anni mi sono dedicato a costruire questa nuova cantina, che è diventata attiva con la prima vendemmia nel 2020. La lavorazione è abbastanza semplice: c’è la scelta del grappolo, dell’acino, non esistono pompe in cantina, si lavora tutto per caduta, e successivamente si fa il minimo indispensabile per la maturazione, perché la vinificazione per me, concettualmente, è in vasche d’acciaio. Poi la maturazione sono in legni, tutti dalla Francia, di 5, 7, 20 o 30 ettolitri, e infine c’è un lungo periodo prima dell’imbottigliamento in vasche di cemento. Non ho scoperto nulla». Al momento l’azienda ha 4,5 ettari, dei quali 2,5 riconosciuti a Brunello e il resto a Igt, che si chiama La Quinta.
Un'altra bella immagine di Carlo e Bianca Ferrini
Per quanto riguarda il Brunello di Montalcino, invece, è stata provata una delle prime annate, il 2012, che dimostra come sia un vino da grande invecchiamento, facendo uscire delle note balsamiche nette e una complessità notevole. La 2016, invece, come già da noi raccontato in questo articolo, è ricca e avvolgente, un millesimo da ricordare. La 2017, in anteprima, dimostra la capacità di un grande enologo di gestire un’annata molto difficile, a causa della forte siccità: il Brunello di Montalcino 2017 di Giodo è un vino che riesce ancora ad essere elegante.
Una bella immagine della cantina di vinificazione e affinamento a Montalcino
Quindi Giodo è anche Etna, con due ettari per realizzare poche migliaia di bottiglie. «Sull’Etna sono andato alla ricerca dei vecchi alberelli, anzi vecchissimi, dai 50 agli 80 anni fino ai 100. Sono quindi 8 appezzamenti un po’ sparsi, il più basso a 650 metri e il più alto a 1000 metri, due terzi possono essere Etna Doc». Secondo il disciplinare, infatti, i vigneti per questa denominazione non possono essere al di sopra degli 850 metri di altitudine.
La presentazione dei vini durante un pranzo all'Enoteca Pinchiorri
Gli Alberelli di Giodo 2016 stupiscono per profondità e carattere, mentre l’annata 2019 è un “vulcano” pronto a far esplodere tutto il suo grande potenziale. E c’è anche una novità: gli Alberelli si “vestiranno” anche di bianco, grazie a un Carricante, alla sua prima annata in produzione.
Bianca Ferrini con tutti i vini degustati
«C’è un’unica grande novità: vorrei nei prossimi dieci anni che questa azienda emergesse sempre di più, in maniera tale da parlarne, ma non parlarne per Carlo Ferrini, ma vorrei che Carlo Ferrini sparisse un po’ da questa azienda, per lasciare a mia figlia Bianca e al suo compagno Riccardo Ferrari il compito di andare avanti. Non voglio di fare la fine di qualche azienda che poi, se muore il proprietario, non se ne parla più. Il più grande sbaglio che posso fare è legare il nome dell’azienda al mio. Una volta arrivato a questi livelli, il mio compito nei prossimi dieci anni è quello di trasmettere a loro due tutto ciò che ho imparato nel passato. Questa è la cosa più bella».
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Ottime sensazioni dall'ultimo Benvenuto Brunello
L'ingresso della cantina sull'Etna di Donnafugata
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.