13-07-2022
Un'oasi di pace nella Maremma: ecco Castello di Vicarello
Un’interpretazione personale della Maremma, con la volontà di fare qualcosa di diverso. «Mio papà si definisce “il talebano della Maremma”» sottolinea con un sorriso Brando Baccheschi Berti, descrivendo così il padre Carlo.
Una storia legata all’innamoramento per il Castello di Vicarello, dapprima come abitazione privata della famiglia in Toscana, poi come azienda vitivinicola e pian piano anche come struttura di accoglienza che riesce a riunire il carattere della campagna toscana all’eleganza. Carlo Baccheschi Berti con la moglie Aurora, dopo una vita trascorsa tra Bali e Milano lavorando nel mondo della moda e dell’arredamento, visitarono quelle che, al tempo, erano le rovine del Castello. Fu amore a prima vista, così si trasferirono insieme ai tre figli in questo angolo sconosciuto della “selvaggia” Maremma. Il restauro del castello, prima come abitazione e poi come struttura ricettiva, durò più di 12 anni. E in parte prosegue ancora oggi. A questo è poi legata la produzione di vino.
Brando Baccheschi Berti si sta dedicando molto al mondo del vino della tenuta
Il Sangiovese, in Toscana, non può mancare, ma qui, puntando sulla volontà di fare qualcosa di diverso, troviamo anche Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Malbec (questo con una storia particolare), per realizzare tre vini rossi, che a breve diventeranno quattro, e un rosato.
Il vigneto castello
Andando a fare un piccolo excursus sui vini del Castello di Vicarello, si inizia con Merah, il cui nome significa “Rosso” in indonesiano, «perché i miei genitori hanno vissuto 18 anni a Bali». «È un vino che ho voluto introdurre io nel 2014, perché ci mancava un prodotto entry level. Si tratta di un Sangiovese in purezza, che fermenta in acciaio e successivamente metà prosegue il suo percorso nelle vasche e metà affina in botte di rovere da 35 ettolitri per un periodo tra gli 8 e gli 11 mesi, per poi riposare un anno in bottiglia». L’annata 2018, prodotta in 7.500 campioni, mostra il carattere del Sangiovese, puntando più sull’immediatezza del frutto che sulla complessità: un vino dall’ottima beva.
Poggio Vico è la novità: un Malbec in purezza
Prodotto in 2.200 esemplari, è un vino dal grandissimo potenziale, dove la balsamicità e le erbe officinali sono ben presenti e si accostano a un frutto rosso maturo ma non “cotto” e a note di spezie, di pepe in particolare, ma anche un accenno piacevole di caffè. In bocca ha un ingresso deciso, freschezza e sapidità sono importanti, e il tannino è fine, con un sorso profondo e piacevolmente lungo.
Brando Baccheschi Berti presenta i vini
Il vino di punta è il Castello di Vicarello: «È il nostro cru – ribadisce Brando Baccheschi Berti – Si tratta di 1,1 ettari con 14 mila ceppi. In questo caso abbiamo 45% di Cabernet Franc, 45% di Cabernet Sauvignon, e 10% di Petit Verdot. Anche in questo caso partenza con fermentazione in tino troncoconico, poi legno nuovo in botti piccole da 160, 225 e 300 litri per circa un anno, e quindi bottiglia per un paio d’anni».
I vini degustati
Castello di Vicarello si dimostra un’azienda con le idee chiare, che sa uscire dagli schemi della viticoltura maremmana, con vini che hanno un chiara e precisa identità.
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di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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