04-06-2022

Monte delle Vigne, i vini della provincia di Parma che rilanciano il territorio

La scelta dell'azienda è di puntare sui vitigni autoctoni e sul Sauvignon, tipico comunque della zona: «Vogliamo far conoscere la nostra terra»

La cantina Monte delle Vigne si trova a 40 chilome

La cantina Monte delle Vigne si trova a 40 chilometri da Parma

Valorizzare i vitigni autoctoni della provincia di Parma, con vini che escono in un certo senso dai canoni della produzione del territorio.

La scelta di Monte delle Vigne è chiara: cercare la qualità e soprattutto promuovere un territorio incantevole anche a livello paesaggistico.

Lorenzo Numanti e Andrea Bonini presentano i vini dell'azienda

Lorenzo Numanti e Andrea Bonini presentano i vini dell'azienda

L’incontro con il direttore tecnico Andrea Bonini e con l’amministratore delegato Lorenzo Numanti ha permesso di scoprire questa realtà. «La nostra azienda ha una storia importante, a partire dal 1983 – spiega Numanti – È una cantina un po’ particolare, perché il nostro focus è sui vini fermi, che è insolito per la zona».

Come detto, obiettivo puntato sugli autoctoni. «Abbiamo Malvasia, Barbera, Lambrusco e anche Sauvignon Blanc, che è storico per la zona, in quanto è il secondo vitigno riconosciuto nella provincia di Parma».

«Ci troviamo a sud di Parma, con 40 ettari a corpo unico: la cantina è baricentrica, e abbiamo una grande biodiversità, con la presenza anche di 4 laghi. L’azienda è a 40 chilometri dal passo della Cisa: questo ci porta una brezza costante che genera delle escursioni termiche importanti. I vigneti sono a circa 300-400 metri di altitudine, su terreni di origine alluvionale».

Il Sauvignon Quattro Laghi, una novità

Il Sauvignon Quattro Laghi, una novità

Si diceva del Sauvignon che, anche se è un vitigno internazionale, qui è considerato “di casa”. «Nel 2021– spiega il direttore tecnico Andrea Bonini – abbiamo avuto problemi con le gelate primaverili, che ci hanno portato a una perdita di circa il 50% della produzione. Di solito si effettua il diradamento, ma in questo caso non lo abbiamo fatto». Il Sauvignon Quattro Laghi è una novità per l’azienda parmense: 6.500 bottiglie, con una maturazione abbastanza “spinta” e una gradazione di 13,5 gradi. È un vino importante, dove spiccano la sapidità e una notevole lunghezza. Una prima uscita molto interessante, nonostante l’annata ricca di difficoltà.

La Malvasia Ginestra 2021 prende il nome dal fatto che «raccoglievano l’uva quando maturava la ginestra – spiega Borini – Si tratta di un vitigno molto generoso, con grappoli grandi, e per questo tendiamo a fare sempre diradamento, per arrivare a non più di due chili per pianta». In questo caso colpisce l’immediatezza e la freschezza: un vino piacevole e dalla buona beva.

La Malvasia Callas è il vino di punta dell'azienda per quanto riguarda i vini bianchi

La Malvasia Callas è il vino di punta dell'azienda per quanto riguarda i vini bianchi

Un discorso a parte lo merita il Callas, nato fin dall’inizio come grande vino bianco dell’azienda. E il nome è ovviamente un omaggio alla grande lirica e a Maria Callas, ispirandosi anche al suo carattere forte e deciso. «Si tratta di una Malvasia di Candia in purezza – sottolineano ancora Bonini e Numanti – dove cerchiamo di estrarre dal grappolo tutti i profumi di questa varietà». Negli ultimi anni è stata anche iniziata una sperimentazione con parte di affinamento in anfora: «Crediamo che possa ampliare la gamma aromatica». L’annata 2017, dove però non era ancora stata utilizzata l’anfora, mostra appunto il carattere forte di questo vino: dopo cinque anni il Callas trova una grande armonia e una buona finezza, nonostante l’annata calda non abbia aiutato. Di certo è interessante la complessità olfattiva: i sentori varietali della Malvasia lasciano spazio a note più evolute, con frutta secca e erbe aromatiche, come alloro e timo.

La cantina di affinamento, dove si possono notare anche le anfore

La cantina di affinamento, dove si possono notare anche le anfore

La 2020 è sicuramente un’annata dalla grande potenzialità: in questo caso il 30% ha avuto un passaggio in anfora. Il Callas dimostra una buona profondità, con note anche leggermente speziate, floreali ed erbacee. In bocca la freschezza è dominante, con una buona beva e lunghezza. La possibilità di affinamento è ottima: aspettiamo e vediamo…

Infine il 2021, dove in questo caso metà dell’affinamento è in anfora: si tratta di un vino in divenire, sicuramente strutturato e ricco, ma ancora sorretto da una buona acidità. Anche in questo caso l’attesa è per l’evoluzione, ma la base di partenza fa ben sperare.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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