16-09-2021
Badiòla, Castello di Fonterutoli e Vicoregio 36: le tre Gran Selezioni di Marchesi Mazzei
«La nostra forza è la diversità». Non ha dubbi Filippo Mazzei, presidente della Marchesi Mazzei e, di conseguenza, del Castello di Fonterutoli, una delle aziende più significative del Chianti Classico.
E Mazzei non parla solo delle tre Gran Selezioni che produce la sua cantina, con l’annata 2018 presentata al ristorante di Enrico Bartolini al Mudec, ma il suo è un discorso a 360 gradi per una zona, quella del Chianti Classico, che ritiene ancora sottovalutata rispetto al vero valore che ha.
Filippo Mazzei presenta le nuove annate ai ristorante di Enrico Bartolini al Mudec
Si tratta di 11 aree distinte, a carattere comunali o sottocomunali. «Crediamo che così ci potrà essere una maggiore riconoscibilità delle zone – sottolinea Mazzei – valorizzano i caratteri di diversità e di biodiversità presenti in ognuna di esse. Nel Chianti Classico, infatti, c’è una variabilità incredibile, con un territorio di 70mila ettari, dei quali 10mila a vigneto e 2.500 rivendicati a proprio per la Docg Chianti Classico. Ci tengo molto a sottolineare che sono presenti moltissimi boschi, un fattore importantissimo per la sostenibilità di tutto il territorio».
La cantina del Castello di Fonterutoli
I tre vini, infatti, arrivano da vigneti che tra loro distano pochissimi chilometri in linea d’aria, ma che in realtà sono “lontanissimi” per quanto riguarda le singole caratteristiche di terroir. «È la bellezza della nostra terra, del Chianti Classico – ribadisce Filippo Mazzei – Bastano pochi metri e cambia tutto».
Un momento del pranzo di presentazione
Il progetto di Castello di Fonterutoli di realizzare non una, ma ben tre Gran Selezioni differenti, nasce con la prima annata del 2017. Ora è stata presentata la 2018. «È un progetto che ci piace molto. Certo, tutto è perfettibile, ma crediamo di essere sulla strada giusta. Qualcuno ci ha chiesto: “Avete cambiato stile?”. No, semplicemente negli anni abbiamo migliorato la vinificazione».
La prima annata dei tre vini insieme è stata la 2017
Il secondo è invece il Badiòla. «È il vigneto più alto – evidenzia Mazzei – Ci troviamo a 570 metri, nel Comune di Radda, in un’area di un ettaro e mezzo. Qui andiamo a cercare una maggiore acidità e freschezza. Questo vigneto era stato venduto nel 1949 per pagare la successione, e lo abbiamo riacquistato dopo 40 anni, nel 1989 e poi reimpiantato». Il risultato è praticamente all’opposto di Vicoregio. Dalla rotondità del primo, passiamo alla verticalità del Badiòla, che è magari meno intenso al naso, ma che con il tempo si esprime per delicatezza e finezza. Al sorso la freschezza è il fattore preponderante, senza essere eccessiva e fastidiosa, ma lasciando ampi margini a una prospettiva di affinamento.
FIlippo Mazzei in cantina
Il risultato è un vino che ha un’ottima struttura, ma soprattutto un grande equilibrio sia al naso che in bocca. Dai profumi ricchi di frutta matura e con ancora accenni di floreale e un tocco si speziatura, si passa a un sorso pieno ma non pesante, con la caratteristica intrinseca di avere un’ottima validità nell’accompagnare un pasto.
I tre vini sono stati presentati abbinati ai piatti di Enrico Bartolini: ognuno ha trovato la giusta collocazione, dimostrando come non esista una sola versione di Chianti Classico, esaltando invece la varietà e la complessità di tutta la zona. «A livello di vinificazione e affinamento, i tre vini seguono praticamente la stessa strada. Abbiamo fatto una degustazione di terroir» chiosa Mazzei.
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di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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