28-05-2021

Cantine Terlano e Andriano, due facce della stessa (splendente) medaglia

I vigneti distano solo 4 chilometri, ma con peculiarità molto diverse. Viaggio nelle due realtà con l'enologo Rudi Kofler

I vigneti delle Cantine Terlano e Andriano distano

I vigneti delle Cantine Terlano e Andriano distano solo 4 chilometri, ma i vini sono estremamente diversi

Sono 4 chilometri di distanza. Ma, assaggiando i vini, sembra che Cantina Terlano e Cantina Andriano siano ben più lontane, anche se la qualità di entrambe è elevatissima.

Terreni, o meglio, terroir molto diversi per due realtà altoatesine che dal 2008 sono unite a livello societario, dopo l’acquisizione di Andriano da parte di Terlano.

L'enologo Rudi Kofler

L'enologo Rudi Kofler

Prima qualche dato: Cantina Andriano è considerata un gioiello, con 70 ettari di produzione e 450mila bottiglie annue. Cantina Terlano, invece, conta di 143 soci attuali che coltivano 190 ettari di vigneti, pari a una produzione annua totale di 1,5 milioni di bottiglie.

A spiegare le due anime della stessa famiglia sono stati l’enologo Rudi Kofler, da 20 anni a Terlano, e il direttore commerciale Klaus Gasser, con alle spalle 27 anni di esperienza nella cantina altoatesina: «Abbiamo voluto presentare i nostri vini più importanti – ha spiegato Gasser – per un viaggio su due terreni e climi molto differenti».

La Cantina Andriano, da qualche tempo diventata un'unica realtà con Cantina Terlano

La Cantina Andriano, da qualche tempo diventata un'unica realtà con Cantina Terlano

«Sono due grandi terroir – spiega l’enologo Rudi Kofler – ma molto differenti. Ad Andriano abbiamo terreni calcarei e argillosi, con una bella forza e fertilità. Le vigne crescono bene, e ci danno vini più diretti e profumati rispetto a Terlano: sono esposte a est, raccolgono il sole del mattino, mentre quelle di Terlano sono rivolte a sud – sudovest e quindi i raggi arrivano nel pomeriggio fino alla sera, su terreni porfirici. Sono distanti solo 4 chilometri, ma c’è una differenza di maturazione delle uve anche di 10 giorni».

Il primo vino in degustazione è di Cantina Andriano, il Doran Riserva 2018, Chardonnay in purezza. «Noi siamo fan della Borgogna – racconta Kofler – e cerchiamo la verticalità e una nota di pietra focaia. Crediamo sia un vino che si evolverà molto bene. Effettua la fermentazione alcolica, ma anche la malolattica, in tonneaux, dove poi rimane per un anno, prima di essere portato per qualche mese in acciaio. Utilizziamo un terzo di legno nuovo, il resto di secondo passaggio. La nostra idea è quella di un vino elegante e potente allo stesso tempo».

E precisa: «Di Chardonnay nel mondo ce n’è tantissimo, ma per noi la sfida è fare un vino di altissimo livello». Il Doran è un vino che impressiona subito per la sua immediatezza al naso, senza quelle note calde da Chardonnay troppo maturo. Eleganza e potenza, come diceva l’enologo Rudi Kofler.

Al sorso, poi, la spiccata acidità diventa un fattore decisivo a equilibrare una struttura importante, che gli dà una grande prospettiva per il futuro. Se l’idea era quello di realizzare uno Chardonnay importante, sembra che l’obiettivo sia stato centrato in pieno.

Le bottiglie in degustazione

Le bottiglie in degustazione

Sull’altro versante, invece, i due vini di punta di Cantina Terlano sono d’assemblaggio: il Terlaner I Grand Cuvée 2018, infatti, è il perfetto matrimonio tra Pinot Bianco (70%), Chardonnay (27%) e Sauvignon Blanc (3%). «Così abbiamo l’acidità del Pinot Bianco, la struttura dello Chardonnay e l’eleganza e l’aromaticità del Sauvignon Blanc – spiega Rudi Kofler – Per noi è il massimo dell’espressione dei vini di Cantina Terlano, è la nostra essenza. Utilizziamo solo le parcelle migliori, studiate negli anni per darci il massimo, con vigneti che hanno almeno 50 o 60 anni».

Un vino tanto ricco e complesso, che è persino difficile da descrivere: stiamo però parlando di un’ampiezza di profumi che non invade, ma che avvolge, passando dalla frutta alle erbe aromatiche, dalla pera al pepe bianco, con una nota di vaniglia e un tocco fumé. In bocca esprime, tramite la sapidità, l’energia del terreno porfirico, con un sorso profondo ma non aggressivo.

Sebastian Stocker, l'enologo che realizzò il metodo di produzione del Rarity

Sebastian Stocker, l'enologo che realizzò il metodo di produzione del Rarity

Il suo “cugino” si chiama Rarity, che nasce dall’intuizione avuta alcuni anni fa da Sebastian Stoker, l’enologo di Cantina Terlano dal 1955 al 1993, scomparso nel dicembre del 2017. «In questo caso il Pinot Bianco è l’85%, lo Chardonnay il 10% e il Sauvignon il 5% - spiega Rudi Kofler – per la vinificazione segue, all’inizio, la strada del Terlaner I, con la fermentazione in botti grandi (per la Grande Cuvée sono da 12 ettolitri, per il Rarity sono da 30 ettolitri). Il vino, poi, prende la sua strada, con il metodo voluto da Sebastian Stocker: rimane sui lieviti per 10 anni». O meglio, almeno 10 anni. «In cantina abbiamo ancora sui lieviti un vino del 1979».

L’annata 2008, attualmente in commercio, dimostra tutta la grandezza di questo vino: il Rarity, come dice il nome, è una vera rarità, un gioiello enologico, il vertice di una produzione ampia e di alta qualità che ha da sempre caratterizzato Cantina Terlano. Anche qui una descrizione organolettica rischia quasi di “svilire” questo vino vivo ed energico, che continua a mutare nel bicchiere, con variazioni che spaziano nell’ampia gamma di sentori, tra frutta fresca, erbe officinali, tè verde, frutta secca, camomilla, agrumi, pepe, solo per citare alcuni sentori.

All’assaggio l’acidità del Pinot Bianco la fa da padrona, e guida il sorso con una bevibilità straordinaria e con la certezza di una lunga vita davanti.

Si torna ad Andriano, infine, per parlare di un altro grande prodotto: Andrius Sauvignon Blanc 2019. Se Terlano, a soli quattro chilometri di distanza, è l’area ideale per il Pinot Bianco, Andriano trova la sua grande vocazione nel Sauvignon Blanc. È elegante e ricco allo stesso tempo, senza amplificare eccessivamente l’aromaticità tipica del vitigno, ma accompagnandola in un percorso più ampio, da grande vino bianco. Un vino che stupisce anche al sorso: mai invadente o troppo grasso, diventa avvolgente e al tempo stesso di grande bevibiltà, oltre che molto duttile per gli abbinamenti gastronomici.

Terlano e Andriano sono le due facce della stessa medaglia: una medaglia preziosa, di grande valore, che permette di capire appieno le potenzialità non solo delle due cantine, ma dell’intero Alto Adige.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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