Che il Consorzio del Chianti Classico fosse in salute, lo dicevano già i numeri. Ma ora lo dicono anche i “bicchieri”.
Questa edizione della Chianti Classico Collection, per i noti problemi legati alla pandemia, è stata sicuramente unica e si è svolta nell’affascinante contesto del chiostro grande e del refettorio del Museo di Santa Maria Novella a Firenze.

Piazza di Santa Maria Novella a Firenze
E con la morsa della pandemia che si sta finalmente allentando (speriamo definitivamente), arrivano anche i primi sorrisi da un punto di vista economico. Il primo quadrimestre del 2021 si è chiuso con un segno nettamente positivo per il
Chianti Classico, registrando un +31% di bottiglie vendute (circa 11 milioni), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Numeri che si confermano maggiori anche rispetto al 2019. Se durante il 2020 il consumo dei vini del
Gallo Nero ha registrato una perdita contenuta (-8%), nonostante le note difficoltà del canale
HoReCa, l’apprezzamento dei consumatori anche sui mercati internazionali è stato confermato nel 2021, con le nuove annate:
Chianti Classico 2019,
Riserva 2018 e
Gran Selezione 2018.

Le degustazioni nel chiostro
Questi i dati economici. Ma a livello di qualità? La
Chianti Classico Collection ha permesso di assaggiare un notevole numero di campioni (ne sono stati presentati quasi 500), trasformandosi in
Connection: oltre a Firenze, la manifestazione si è svolta negli stessi giorni anche a Chicago, Londra e New York, mentre il 22 e il 23 giugno sarà la volta di Monaco di Baviera e infine Tokyo il 30 giugno. Andando così a toccare i principali mercato mondiali.
Chi ha potuto assaggiare questi vini (non solo quelli delle annate appena usciti, ma anche bottiglie di annate precedenti che rappresentano però le novità per alcune aziende che scelgono di uscire in commercio con affinamenti più lunghi), ha di certo constatato come il livello qualitativo, al di là della singola vendemmia, sia davvero molto alto. Certo, ogni cantina ha cercato di mostrare il proprio carattere, la propria impronta: così, soprattutto per i vini più giovani, si passava da assaggi più legati a una grande intensità, soprattutto per la parte aromatica fruttata, fino a campioni magari un po’ più introversi, che al naso erano un po’ meno esuberanti, ma che poi uscivano alla distanza, risultando più adatti a un affinamento in bottiglia ancora di qualche tempo.

Quasi 500 vini in degustazione
Dell’annata 2020 sono stati portati giusto pochi campioni, ma con il semplice intento di far capire quale potesse essere la base di partenza per i vini che arriveranno poi l’anno prossimo: le premesse sono buone, aspettiamo che il tempo faccia il suo corso.
I Chianti Classico 2019 erano accomunati tutti dal fatto di avere un’ottima bevibilità: come detto, alcuni produttori hanno puntato maggiormente sull’immediatezza, su prodotti che avessero fin da subito un buon equilibrio, a scapito forse di una complessità maggiore (magari affidata a Gran Selezione e Riserve). La media qualitativa è decisamente molto alta: restano solo alcune critiche per chi ha voluto eccessivamente dare una “mano di legno” ai propri vini, andando parzialmente a compromettere le caratteristiche del Sangiovese.
Per il
Chianti Classico 2019 gli assaggi che ci hanno maggiormente colpito sono
Bibbiano,
Bonacchi,
Rocca di Castagnoli,
Castellinuzza e Piuca,
Castello di Meleto,
Castello di Monsanto,
Fattoria San Giusto a Rentennano,
Berardenga di
Fèlsina,
Isola e Olena (campione da botte),
Istine,
L’Erta di Radda (campione da botte) e
Riecine.
L’annata 2018, sia per quanto riguarda la Gran Selezione che la Riserva, è forse meno aggressiva e gioca più sull’eleganza. Un anno in più di affinamento per questi vini, oltre che la tipologia, fa di certo la differenza. Tra le Riserve, segnaliamo Borgo Scopeto, Rancia di Fèlsina, Nardi Viticoltori (campione da botte), Riecine e Campomaggio di Tenuta di Campomaggio. Per la Gran Selezione, invece, Castello Fonterutoli di Castello di Fonterutoli, Le Corti di Castello di Querceto, Coltassala di Castello di Volpaia e Castello di Brolio di Ricasoli.

Ottimo il servizio dei sommelier Ais
Della
Gran Selezione, parlando delle annate precedenti, si può notare come nella difficile annata 2017 alcune aziende siano riuscite comunque a trovare un ottimo equilibrio: tra queste
Vigna Piuca di
Castellinuzza e Piuca,
Colonia di
Fèlsina e
Montebello Sette di
Tolaini. Per il 2016, invece, c’è un maggiore equilibrio: annata che ha dato ottimi risultati, come dimostrano il
Rialzi di
Tenuta Perano (Frescobaldi),
Prunaio di
Viticcio e
Borgo Scopeto.
La Chianti Classico Collection è stata anche caratterizzata da un sistema digitale per la richiesta dei vini, tramite smartphone, che ha snellito il sistema di servizio dei vini e che permetteva anche un collegamento diretto con le schede dei vini e il profilo delle aziende, oltre alla possibilità di contattare direttamente i produttori, come se fossero fisicamente presenti alla degustazione.
In quest’ultima tappa delle Anteprime vogliamo infine sottolineare l’enorme e impagabile lavoro dell’Associazione Italiana Sommelier della Toscana: i sommelier impegnati nel servizio hanno dimostrato grande professionalità in tutte queste difficili e stancanti giornate.