Quella di Tenuta Mazzolino è una storia di grandi intuizioni e amicizie. Una storia che ha permesso di portare l’azienda a essere una dei punti di riferimento del Pinot Nero in Oltrepò Pavese, e a ben guardare in tutta Italia.
La prima intuizione fu di Enrico Braggiotti quando venne sulle colline pavesi alla ricerca di un luogo appena fuori Milano dove poter riunire tutta la famiglia. E quando individuò la collina di Mazzolino, raggiunse il suo primo obiettivo.

Francesca Seralvo ha raccolto l'eredità del nonno Enrico Braggiotti
«Mio nonno – spiega la nipote
Francesca Seralvo, che è ora alla guida dell’azienda – era amico di
Giacomo Bologna e di
Luigi Veronelli. Entrambi, quando videro i terreni di
Mazzolino, gli dissero che si doveva concentrare sul
Pinot Nero, per fare un grande rosso».
E così fece: la prima annata del Noir esce nel 1985. Ma non è finita. «L’ambizione di mio nonno, che aveva origini francesi, era quella di fare il miglior Pinot Nero d’Italia. Un giorno, era il 1999, leggendo Le Figaro, s’imbatte in un articolo che parla di Kyriakos Kynigopoulos come enologo emergente della Bourgogne».

L'enologo Kyriakos Kynigopoulos
E qui ci fu un’altra intuizione. «Lo chiamò immediatamente e gli diede appuntamento per il giorno dopo nel suo ufficio di Parigi, per fare il
Pinot Nero. Dopo mezz’ora di incontro, mio nonno dice a
Kyriakos: “Vai a
Mazzolino, lì ti aspetta mia figlia”».
Sembra quasi la scena di un film. Il giovane enologo sale sulla sua Peugeot, non proprio l’ultimo modello, e parte in direzione Corvino San Quirico. Ora, oggi arrivare alla Tenuta, grazie ai Gps, non è così difficile. Ma nel 1999 Kyriakos Kynigopoulos non aveva navigatori e cellulari. Inoltre non sapeva l’italiano. Ah, c’era anche la nebbia.

Le bottiglie di Noir del 1985
Per fortuna l’avventura finisce bene e l’enologo arriva a Mazzolino, dove inizia la sua collaborazione. La sua prima rivoluzione fu quella di non imporre la Bourgogne all’Oltrepò Pavese: le vigne, per esempio, erano diverse da quelle coltivate in Francia, ma secondo lui erano già perfette così. Perché dovevano essere adatte al terreno, e non adattarsi alla filosofia produttiva d’Oltralpe.
Inutile aggiungere che poi Kyriakos Kynigopoulos divenne uno dei più importanti enologi della Bourgogne, conosciuto come l’uomo che rivoluzionò il modo di produrre il Pinot Nero.

In cantina Stefano Malchiodi, Francesca Seralvo e Kyriakos Kynigopoulos
Alla
Tenuta Mazzolino l’enologo
Stefano Malchiodi, quindi, ha la fortuna di poter ricevere la consulenza dell’enologo greco per quanto riguarda la realizzazione del
Pinot Nero vinificato in rosso. «Per quanto riguarda, invece, le bollicine – racconta lo stesso
Malchiodi –
Kyriakos ci presentò
Dominuque Lebouef, con il quale iniziò la nostra collaborazione».
Bisogna ricordare che l’Oltrepò Pavese è la terza regione al mondo per la produzione di Pinot Nero: un potenziale che, purtroppo, non tutte le aziende hanno saputo sfruttare puntando esclusivamente sulla qualità.

Tenuta Mazzolino si trova a Corvino San Quirico
Partendo proprio ad assaggiare le bollicine, il
Cruasé 2013 è sicuramente un vino da provare: il vino, dopo la fermentazione, rimane 5 anni sui lieviti e, dopo la sboccatura, permane almeno un anno in bottiglia. «Il colore viene ottenuto solo per macerazione – precisa
Malchiodi – L’obiettivo è quello di cercare di arrivare alla migliore bollicina possibile, puntando sulla finezza. Lo chiamiamo “vino del gesso”, perché, come spiegava
Giacomo Bologna, “qui siamo nel vecchio Piemonte”». Ne vengono prodotte circa 10mila bottiglie all’anno, per un prezzo di 21 euro (allo
shop online della stessa azienda).
È uno spumante che proprio grazie alla sua bollicina fine, alla freschezza e a una piacevole leggera sapidità finale, ha una bevibilità ottima unita a una notevole lunghezza. Il tutto con un bouquet elegante e piuttosto complesso.
Passando invece ai rossi, il
Terrazze è il
Pinot Nero “d’ingresso”. Il nome deriva dalle pendenze dei 4 differenti terreni della Tenuta, con piante che hanno un’età di circa 40 anni. È il vino, da un punto di vista di quantità, più rappresentativo di
Mazzolino: delle 100mila bottiglie prodotte annualmente dall’azienda, 30mila sono proprio di
Terrazze. Solo affinamento in vasca, per un vino che, per quanto riguarda l’annata 2019, si presenta con un profumo ricco di frutta fresca, ovviamente frutti rossi, e una bella freschezza in bocca, per un prezzo di 11,70 euro.
Infine il Noir, il vino di punta. «L’affinamento è di 12 mesi in legno e poi almeno due anni di bottiglia – spiega Malchiodi – La tonnellerie, su indicazione di Kyriakos Kynigopoulos, realizza delle tostature specifiche, con temperature basse e lunghe, in modo tale che la doga della barrique sia tostata interamente e lavori per 5 anni. Ogni anno, infatti, ci sono solo il 20% di botti nuove, che entrano in rotazione».
Il risultato che si trova nel bicchiere è sicuramente di altissimo livello, anche nell’annata 2017, l’ultima in commercio.
La parola chiave è sicuramente longevità (tanto che in cantina l’azienda ha tutte le annate vecchie e, in vendita, almeno 35 annate differenti), ma il Pinot Nero si esprime in eleganza fin da subito. Già piuttosto equilibrato al sorso, trova la sua forza nella profondità, che permette di avere sentori anche balsamici in retrolfattivo. Ne vengono prodotte 8mila bottiglie all’anno, per un prezzo di 28 euro.

Stefano Malchiodi con Francesca Seralvo
A Tenuta Mazzolino, inoltre, ci sono nuovi progetti in arrivo, sempre legati al Pinot Nero. Ma per ora non sveliamo nulla.
«L’insegnamento più importante è lasciare che un vino si esprima – chiosa Malchiodi – Su questi suoli basta lasciar fare ai terreni». Ma per questo ci vuole anche bravura.