06-01-2021

Ecco le bottiglie top assaggiate nel 2020 (da stappare di nuovo nel 2021) secondo gli autori di Identità Golose

Abbiamo chiesto ai nostri collaboratori di indicarci i vini che li hanno più colpiti durante le loro degustazioni dello scorso anno. Una carrellata di ottimi consigli per gli acquisti...

Quarta parte del nostro sondaggione a cavallo tra 2020 e 2021. Qualche giorno fa abbiamo fatto raccontare agli autori e collaboratori di Identità Golose le loro dolcezze delle feste, ossia i migliori panettoni, pandori, torroni (e quant'altro) coi quali allietare il Natale, leggi Cento (e più) dolcezze per il Natale: ecco le migliori in tutt'Italia, secondo Identità Golose. Poi abbiamo chiesto loro i migliori consigli "salati" per i cenoni di questo periodo, leggi Cose buone d'Italia (e non solo): più di 100 consigli di Identità Golose per il vostro cenone perfetto. Quindi una terza domanda, sugli aspetti positivi di un anno difficile, ovviamente nell'ottica del food&wine che ci appartiene (leggi Le cose belle di un anno brutto, secondo Identità Golose. Perché c'è stato anche qualcosa di buono, nel 2020). Terminiamo ora volgendo il nostro sguardo in cantina, con le bottiglie top del 2020.

Ecco le risposte.

 

Chiara AIAZZI
Senz’altro nel 2021 mi porterò dietro una bottiglia di Sanice, la vernaccia di San Gimignano DOCG Riserva 2014 dell’azienda Cesani. Ottima espressione di questo vitigno che si rivela fine, floreale ed elegante al naso e di grande persistenza e rotondità in bocca. Da sorseggiare magari accompagnato da un piatto di calamari ripieni all’elbana. Spero non manchi infine una bottiglia di Colore 2016 di Bibi Graetz, riuscito assemblaggio di sangiovese, canaiolo e colorino da vigneti vecchissimi coltivati fra Lamole, Vincigliata e Siena. Un vino sicuramente importante, speziato e fresco allo stesso tempo, da gustare in un momento speciale con un secondo di selvaggina in dolce e forte.

 

Marina ALAIMO
Il vino del 2020, che sicuramente riproverò nel 2021, è il Pi Greco di Antonella Lombardo, che da Milano ritorna alla sua Calabria ritrovando le proprie radici tra vigne di famiglia a Bianco, piccolo borgo nella Locride, noto per il suo passito. Prima annata 2019, il suo è un bianco secco; esaurito in poco tempo per la capacità di Antonella di raccontare attraverso le sue bottiglie questa bellissima terra ai piedi dell’Aspromonte con vista mozzafiato sulla costa jonica.

 

Davide BERTELLINI
Petrucci 2016 del Podere Forte in Val d'Orcia. È un sangiovese di gran classe, teso, verticale e dal grande futuro per un cenone di altissimo livello oppure da dimenticare in cantina e bere fra qualche anno.

 

Chiara BONDÌ
Gino PedrottiL’Aura 2016. Sembra rivelare una doppia essenza questo blend trentino di chardonnay e di nosiola dell’azienda agricola Gino Pedrotti, realtà ultracentenaria di Cavedine che fa di 3 V – Vite, Vino e Vita – la sua ragion d’essere. In questo vino, che fa 13 mesi in legno, si percepiscono la freschezza dell’autoctona nosiola e la ricchezza dello chardonnay: la prima nota in bocca regala sentori dolci, note quasi liquorose, che lasciano poco dopo spazio a una gradevole e rinfrescante sapidità. Adatto a tutti i palati, è perfetto da gustare anche in abbinamento a percorsi degustazione complessi, tra carne, pesce e vegetali. Acquistabile online sullo shop di Vinoir.

 

Concetta BONINI
Cominciamo con una bollicina, stappando il Levis Rosè Dosaggio Zero di Cherubini, da uve pinot nero coltivate poco oltre i confini della Franciacorta orientale, con un approccio naturale tra i più maturi e convincenti nella produzione di metodo classico. Saltiamo subito al rosso con il Corinto Nero prodotto da Tenuta di Castellaro, perché dimostra quanto possa essere giovane e vitale l'eno-archeologia. E chiudiamo con i 50 gradi all'ombra (acquista qui) di Alessandro Viola, da vendemmia tardiva di Grillo, perché per ogni giorno di reclusione regala un sorso di libertà!

 

Belinda BORTOLAN
Barolo Briccolina 1995, Beni di Batasiolo, al tempo stesso potente, lievemente rasposo, elegante e tondo nonostante la forza. un vino bello corposo, confortante, adatto ai tempi. ottimo anche l'annata 1996. E poi lo champagne Albert Le Brun Vieille France millesimato 2004.

 

Giorgia CANNARELLA
Io dico il Rucantù di Selvadolce.

 

Giuseppe CARRUS
Il mio voto per la Vernaccia di Oristano. Magari il Judikes della Cantina della Vernaccia.

 

Lisa CASALI
Quest'anno è stato un anno analcolico per via del nuovo arrivato in famiglia. Questo mi ha permesso di scoprire un mondo di delizie analcoliche come le nuove soda di Selvatiq estratte da piante come pini e fichi. Deliziose e naturali.

 

Rocco CATALANO
Failoni, Metodo Classico dosaggio zero 2016: pochissime bottiglie prodotte, chi riuscirà a portarlo sulla propria tavola scoprirà che non si tratta di una bolla qualsiasi, ma di un’amante a cui dedicare la migliore musica e una tavola prestigiosa. Poi l'Aglianico del Vulture docg: non citerò nessun produttore, perché da lucano li apprezzo e conosco tutti. Un grande vino, importante, ricco, sontuoso, che farebbe sentire orgoglioso qualunque piatto di essere accompagnato e partecipare ad un banchetto speciale per augurarsi l’amore e un futuro speciale.

 

Claudio CERONI e Paola Valeria JOVINELLI
Incontrato al Luogo di Aimo e Nadia su consiglio di Davide Rampello, portato a casa e stappato alla cena di Capodanno: si tratta del Ruje 2013 di Zidarich. Sicuramente ci accompagnerà anche nel 2021!

 

Andrea CIPRIAN
Amarone Della Valpolicella Campolongo Di Torbe 2012 di Masi Agricola. Delizioso nettare dai tannini morbidi, di grande intensità ed equilibrio. Si sposa a meraviglia con piatti di carne e selvaggina. L'ho gustato assieme a un succulento filetto di manzo al Masi Wine Bar di Cortina, sul Col Drusciè ai piedi delle Tofana. Questo abbinamento è diventato uno dei più piacevoli ricordi golosi dell'anno.

 

Monica COLUCCIA
Sono tre le bottiglie che mi hanno particolarmente colpito nel 2020 e che voglio porterei volentieri con me nel 2021. Di sicuro il Barolo Cannubi 2016 Burlotto, prodotto da Fabio Alessandria nel cru leggentario dei Cannubi nel comune di Barolo, un vino marino, grintoso ed elegantissimo; poi il Bolgheri Rosso 2018 Le Macchiole, prodotto da Cinzia Merli nei suoi vigneti a Castagneto Carducci, un vino che dà un'idea precisa di quanto possa essere godibile un taglio "bolgherese": il merlot, il cabernet franc, il cabernet sauvignon e il syrah; infine la Coda di Volpe del Nonno 2018 di Cantine dell'Angelo, un vino del recupero e della memoria, prodotto da Angelo Muto a Tufo, recuperando, appunto, un vecchio ceppo di un vitigno ormai poco coltivato in Irpinia, ereditato dal nonno, reimpiantandolo per dargli vita nuova. Quella vita nuova che tutti noi vorremmo avere nel 2021.

 

Giulia CORRADETTI
L’originalissimo metodo classico Bolla Vecchie Vigne di Tenuta l’Armonia, azienda sulle colline di Montecchio Maggiore, nel Vicentino.

 

Andrea CUOMO
Alberelli di Giodo: l'Etna secondo Ferrini; lo Zoe di Tenute Pacelli, sorprendente metodo classico calabrese da uve riesling, di cui è appena uscito il millesimo 2016 con 50 mesi sui lieviti.

 

Alessio CUTRÌ
La mia bottiglia top è una conferma. Barolo Cannubi di Chiara Boschis. Sempre una certezza. Morbido con note floreali e fruttate. Il vino adatto ai pranzi, e alle cene, delle festività natalizie! Per ordini chiamare direttamente l'azienda vitivinicola, 0173 56247.

 

Andrea D'ALOIA
Tiberio Fonte Canale Trebbiano d’Abruzzo Dop - Una storia eroica relativamente recente, quella della famiglia Tiberio, iniziata nel 2000 a Cugnoli, territorio dell’hinterland pescarese protetto da Maiella e Gran Sasso. Dal 2008 la cantina è nelle mani di Cristiana e di suo fratello Antonio: quello che fanno è vino di qualità, che vuole esprime nettamente la terra da dove proviene. Fonte Canale è un trebbiano d’Abruzzo Dop ottenuto da vigneti di 56 anni (i più vecchi d’Abruzzo, di selezione massale e non da cloni) coltivati a tendone a 350 metri slm. Un vino che non smetteresti mai di sorseggiare. Poi Cerasuolo Cè di Massetti. Francesco Massetti ha trent’anni, una laurea in scienze agrarie e una vigna di 5,5 ettari a Colonnella, tra colline dolci - vista mare - in provincia di Teramo. Qui ha deciso, nel 2014, di ridar vita a vitigni tipicamente abruzzesi: montepulciano e trebbiano. Senza chimica e favorendo la biodiversità. Il è stata una folgorazione: color ciliegia, profumo di more, fragole e gusto rotondo. Infine Nicola Gatta Blanc De Blanc: nella parte più orientale della Franciacorta, 5 ettari e mezzo nel territorio di Gussago (Bs), a 400 metri sul mare, piantati a chardonnay e pinot nero: un terroir unico, che Nicola Gatta vuol lasciar libero d’esprimersi, senza compromessi, interferendo quasi per nulla nella vita della vigna (segue i principi della biodinamica, non viene utilizzato alcun diserbante o prodotto chimico).

 

Amelia DE FRANCESCO
Il 2020 è stato anno di novità e riconferme, scoperte in assaggi virtuali e assaggi casalinghi. Un vino da menzionare, nella categoria delle piacevoli sorprese, è prodotto da Peter Radovic, un giovanissimo e promettente vignaiolo del Carso, che affronta i vitigni autoctoni locali - malvasia, vitovska e terrano - con un piglio personale pur restando nel solco della forte tradizione vinicola di quel territorio. Freschezza, piacevolezza di beva, la roccia calcarea del Carso e il mare poco distante, sono le caratteristiche che improntano questa piccola produzione, acquistabile direttamente in cantina. Al termine del pasto, ma anche prima o durante o nel momento della giornata che più ci piace, consiglio di dedicarsi un bicchiere di Talisker Neist Point - prodotto della distilleria Talisker, l’unica dell’Isola di Skye - che deve il nome al fiordo più a Ovest dell’isola che ospita l’omonimo faro. Si tratta di una creazione pensata per il settore del travel retail, un single malt frutto della selezione di botti rare e di età differente, invecchiato in botti di bourbon e in refill casks che gli donano una notevole complessità.

 

Massimo DI CINTIO
Ovviamente, per me che ne sono cultore, un vino rosa: il Cerasuolo d’Abruzzo 2019 di Valentini (acquista qui) è tra le migliori espressioni di un panorama, quello italiano, che sui vini rosa ha grandi margini di crescita per biodiversità e per qualità dei vini, sia fermi sia spumanti. Ne parleremo, a partire dai primi mesi del 2021, attraverso il nuovo sito di informazione http://www.vinirosa.it, completamente dedicato a questa tipologia.

 

Alda FANTIN
Se guardiamo in ambito enoico al “silver lining” del 2020, la ritrovata attenzione a un consumo critico, nonché più etico e consapevole è evidente. Sempre più persone desiderano comprendere cosa c’è nel loro calice, sapere da chi e come è stato imbottigliato quel vino. Spopolano in rete i digital wine tasting, crescono le aziende che aderiscono a linee di produzione sostenibili e si amplifica il fermento attorno al mondo del vino naturale, in tutte le accezioni del termine. Un movimento da cui si comprende il doveroso senso di responsabilità nel supportare le piccole realtà locali produttrici di vini dal tocco umano, lavorati al di fuori degli standard con metodi trasparenti e un’identità riconoscibile. Eccone alcuni: il Davvero di Calalta Winery, un 100% riesling renano macerato. Davvero, non per finta! Oltre un mese sulle bucce per questa meravigliosa espressione di un piccolo microcosmo felice sulle colline del monte Grappa, in Veneto. Fra i migliori della tipologia in Italia, è un vino ricco e deciso, dal colore giallo oro, variegati sentori di frutta matura, lievi tratti balsamici e alta mineralità tipici del riesling. Nel polo opposto dello Stivale, a Marsala, Fabio Ferracane produce un vino “magico”: è il Magico Merlot,  un vino unico nel suo genere, elegantemente internazionale ma tipicamente siciliano, dal colore rubino intenso e spiccate note di prugne e ciliegie, che senza aver subito alcun passaggio in barrique sa essere audace, generoso, di corpo. Strizza l’occhio ai cugini d’Oltralpe col carattere consono a un siculo occidentale. E per continuare con le nicchie di mercato apprezzate da chi ama i vini autentici, nella Costiera Amalfitana, sui terrazzamenti del Fiordo di Furore, Marisa Cuomo propone un vino raro, figlio di una viticoltura eroica a metà tra mare e roccia, il pluripremiato Furore Bianco Fiorduva, un vino infinito, pieno e morbido, in cui alle note di frutta esotica e ginestra si aggiunge la sapidità di uve autoctone affacciate sulla costa campana dell’antica Enotria. Assaggi imperdibili di cantine che hanno ridotto al minimo gli interventi e favorito la natura mettendo in primo piano le uve, i vitigni, il terroir, le singole annate e il tempo, il più intangibile di tutti gli ingredienti.

 

Luca FARINA
Sicuramente una bollicina è l’ideale per questi primi giorni del 2021: Ballabio Farfalla Pinot Nero Cave Privée 2011 è l’ultima nata di questa cantina dell’Oltrepo Pavese, che produce solo blanc de noirs. Dosaggio zero, tagliente al punto giusto ed elegantemente ricco. C’è poi un verdicchio marchigiano davvero sostenuto: il Campo delle Oche 2016 Fattoria San Lorenzo, che ben sposa una grassa pasta al forno. Infine, una carezza vestita di vino rosso, nata quasi per caso, come tradisce il nome: l’Inventato dell’Uccellaia, cantina piacentina. È un blend di merlot e barbera, dal rosso rubino intenso e dai profumi vivi e vibranti, come vogliamo che sia il 2021.

 

Giovanni FARINELLA
Serragghia - Zibibbo 2019: un vino aromatico, vinificato a secco, fermentato spontaneamente in anfore spagnole interrate nel tufo e macerato sulle bucce. Un vino di drammatica bellezza, nato dall'amore dell'architetto Gabrio Bini per l'isola di Pantelleria. Un vino figlio di una terra selvaggia e di vigneti coltivati secondo la tecnica dell'alberello pantesco: una vite che si sviluppa orizzontalmente in conche scavate nel terreno che servono a proteggere la pianta dai forti venti dell'isola ed alimentarla con l'unidità notturna. In vendita su triplea.it.

 

Raffaele FOGLIA
Pochi dubbi: il San Leonardo 2015 (cabernet 60%, carmenère 30% e merlot 10%) è una di quelle bottiglie da non perdere. Da tenere anche in cantina ad affinare. Come vino bianco la scelta cade sul Numero Chiuso 2017, vermentino dei Colli di Luni, Cantina Lunae: la dimostrazione che il Vermentino regge molto bene alla sfida degli anni. Infine lo stupendo N° 167, un Marsala Vergine Riserva Single Barrel, annata 2001, di Pellegrino: 17 anni di affinamento, per un vino unico e irripetibile. Anche per superare il pregiudizio che fa pensare al marsala come al vino da zabaione. Un grandissimo vino da fine pasto, da meditazione.

 

Barbara GIGLIOLI
Bottiglia top 2020 senza dubbio Arenite della Cantina Baldetti di Cortona: un syrah in purezza prodotto solo nelle annate particolarmente favorevoli con uve selezionate con estrema cura in appezzamenti speciali.

 

Adele GRANIERI
Il Fiano di Avellino Tognano 2018. Buono nel 2021, ma anche nel 2031… e pure nel 2041! roccadelprincipe.it

 

Andrea GRIGNAFFINI
Dico l'U 2007 di Giorgio Mercandelli, il vino senza tempo. Per saperne di più: cantinaalchemica.it/artefici/, per acquistare clicca qui.

 

Luca IACCARINO
Non è un vino, ma è un amaro del tutto sui generis, L’Orizzone degli eventi che mi hanno regalato quei pazzi de La Farmacia dei sani di Ruffano. Sull’etichetta sta scritto: “L’amaro entropico che segna il confine tra la certezza e il caos”. L’esatta descrizione di un anno preapocalittico.

 

Marialuisa IANNUZZI
Quest’estate ho goduto di una riscoperta della mia terra d’origine, l’Irpinia, a colpi di calici e forchette e qui ho bevuto due dei vini con i quali non mi stancherei mai di brindare e celebrare in compagnia: Guizzo, di Casa Brecceto (scrivere in direct Instagram @casabrecceto), un vino rossissimo che mette sete, combinazione piacente di aglianico e piedirosso, fresco e succoso, e il Fiano di Avellino I Sognatori di Tenuta Madre, bianco fragrante, incredibilmente sapido, vispo, un vino caldo come il sole che bacia la polpa dei suoi frutti.

 

Alan JONES
Per quanto riguarda le bottiglie di vino migliori che abbia assaggiato nel 2020, al primo posto metto uno dei miei rossi preferiti, il Kurni Oasi degli Angeli 2017 (disponibile qui). A seguire cito un rosso che ho scoperto in agosto in Umbria, il Sagrantino di Montefalco 25 Anni 2015 di Arnaldo Caprai. Infine vorrei nominare anche un vino bianco sloveno che ho scoperto quest’anno andando a visitare l’azienda, il Zelen (vitigno autoctono della Valle del Vipacco) dell’azienda vinicola Lepa Vida di Matija Gerzina e Irena Ipavec Gerzina.

 

Stefania LATTUCA
Vino Top 2020, prezioso da riportare nel 2021, il Didacus Bianco di Planeta, chardonnay in purezza dedicato al fondatore dell'azienda siciliana e patriarca della famiglia omonima, Diego Planeta, scomparso da pochi mesi. Vino che rappresenta la memoria di un simbolo e di un territorio, il cui nome Didacus era il soprannome di Diego da bambino. Elegante, corposo, note burrose al pari di un vino francese, ricco di un vasto bouquet floreale e fruttato, come mandorle siciliane, noccioli, note agrumate rese intriganti dall'incrocio con accenti di brezza marina, per un eccellenza vinicola dai caratteri opulenti e armoniosi. Versatile in abbinamento, rappresenta per me la vera immersione in un nettare enologico profondo ed erudito, espressione di famiglia, tradizione e futuro.

 

Tanio LIOTTA
Sono vini naturali di altissima qualità quelli prodotti da Thomas Niedermayr sul pendio soleggiato che sovrasta San Michele ad Appiano, nei poderi della tenuta Hof Gandberg. Interessantissimo il TN06 Abendrot, vino bianco macerato ottenuto da souvignier gris piantato nel 2006. Dall'estremo Nord all'estremo Sud: sull'Etna viene prodotto l'Amaro Amara, piacevole di per sé, strepitoso nella versione limitata (Amaro Amara Full Proof - Single Cask) affinata in botti già Caroni Rum.

 

Marilena LUALDI
È appena sbocciata e ancora dirà molto nel 2021, per Baglio di Pianetto: Baiasyra (prima vendemmia nel 2019) è per me stata una scoperta avvincente e simbolica alla fine del lockdown, un vino che racconta l’alba velata di emozione nella baia di Marzamemi, l’armonia tra la Sicilia e la Francia tenacemente costruita dal conte Paolo Marzotto, i profumi del Mediterraneo che avvolgono i vigneti. E-shop.

 

Francesca MANCINI
Forse la scintilla è scoccata perché siamo entrambi due esseri territoriali, innamorati delle nostre regioni, ma per me Nicola Gatta è chiaramente il vigneron dell’anno, che ha fatto di Gussago la stella cometa di una rinnovata Franciacorta. Vince a mani basse il suo Blanc de Blancs Nature, 100% chardonnay, vendemmia 2014 con aggiunte di riserva 2013, 2012 e 2011. Carico, persistente e fine, esplode al naso con note di agrumi e piccola pasticceria, in bocca intenso e sapido, perfetto per ogni occasione, anche per essere stappato quando si sta in casa in lockdown, tra pigiama e serie tv. Si può acquistare qui.

 

Erika MANTOVAN
Faraone Vini - Brut Metodo Classico: uno spumante che sortisce al naso per l'intensità, l’armonia tra le pungenze e il succo, tra richiami di fiori appassiti e di legno dolce. Ma anche di candela, pasticceria, resina e frutta macerata. Si sorride quando si scopre che l’uva impiegata è la passerina. L’azienda è stata la prima a produrre Metodo Classico nel 1983 in Abruzzo, e negli anni questa expertise ha portato a migliorare e sperimentare costantemente la produzione di questa bolla che, per struttura e potenza, o forse capacità di coinvolgere, diventa una voce fuori dal coro, da amare o no. Dopo 40 mesi sui lieviti, il sorso non incontra il gusto di tutti i palati ma di sicuro è uno di quelli che si ricorda perché rompe gli schemi.

 

Paolo MARCHI
Per quanti ristoranti uno possa visitare in un anno, è sempre più facile memorizzarli rispetto al vino probabilmente perché cambiano meno da una stagione all’altra. Un vino è sempre più vivo, nel bene come nel male. Pensa e ripensa, confronta e scarta, anche evitando le certezze sulla bocca di tutti, del 2020 ricordo con estremo piacere un vino veneto e uno marchigiano. Il primo me lo ha fatto scoprire la famiglia Alajmo, un Valpolicella Ripasso DOC Superiore 2015, prodotto biologico dei fratelli Amadio e Natalino Fasoli. Sono loro che guidano l’azienda agricola di famiglia, la Fasoli Gino, a Colognola ai Colli nel Veronese ed è a loro che ha bussato Raffaele Alajmo per dare vita a un’etichetta benaugurante, la Rimedio Rosso, dove rimedio evoca i provvedimenti presi e che saranno presi per uscire dalla crisi da pandemia, come porre rimedio al caos e tornare a vivere. L’altro mio oscar va a un Rosso Piceno DOC Superiore 2018, da mezzo secolo un uvaggio di montepulciano e sangiovese, quello dell’azienda agricola bio di Simone Capecci a Ripatransone nell’Ascolano. Simone lo ha chiamato Picus, picchio in italiano e mi piace pensare che questo nome, questo vino mi tengono desto perché un picchio all’opera si fa notare, segnala, martellando i tronchi degli alberi, la sua presenza ai potenziali rivali.

 

Luca MILANETTO
Scelgo due vini bianchi, tutti e due procurati dal mio grande spacciatore di vini Il Salto dell’Acciuga di Avigliana. Il primo è una Vitovska 2016 di Vodopivec, vino complesso come il Carso che lo vede crescere, con grande struttura e mineralità. Il secondo è un vino da vigne vecchie gestite da un giovane viticoltore come Enrico Druetto, nel Monferrato, con bacche baratuciat che vengono dalla Val di Susa. Preja, anno 2017 pietra in piemontese, è un vino destinato all’invecchiamento, che se bevuto subito esalta la frutta e la sua acidità ma anche una forte sapidità che complessivamente dona una forza e persistenza notevoli per un bianco di 3 anni.

 

Chiara NICOLINI
La mia bottiglia top del 2020 è il Telemaco dell’azienda agricola Campogrande di Riomaggiore (La Spezia) del produttore Elio Altare, noto per essere uno dei Barolo boys. Il vino prende il nome dal figlio di Ulisse, Telemaco: come lui che dovette pazientare per l’arrivo del padre, questo vino ha bisogno di attesa per essere apprezzato al meglio. Diversamente dai classici Cinqueterre Doc, eleva un anno in botti di rovere e altrettanto in bottiglia. Il risultato è un vino di grande corpo che mantiene l’identità del territorio ligure.

 

Claudia ORLANDI
La tavola di Natale è stata all’insegna dei viaggi per le etichette che hanno accompagnato i piatti della tradizione. Per la prima volta, per me è stato un viaggio in Oriente pasteggiando con un ottimo sake scoperto grazie ai preziosi consigli di Fabio Caltagirone e Josef Katthabi di Milano Sake. Ottimo accompagnamento per piatti salati, il Sookuu di ENTER.Sake ha una piacevolezza meravigliosa con le sue note di riso corposo e pera dolce (clicca qui). Per i dopocena invece, sono rimasta in Italia con un piccolo gioiello di Tenuta Saiano, l’Alkermes Ambrato. Un prodotto della tradizione liquoristica italiana, un salto nel passato, ma di grande bellezza per le sue note e il suo carattere forte grazie all’intelligenza di un naso unico come quello di Baldo Baldinini che ne ha messa a punto la ricetta perfetta.

 

Enzo PALLADINI
Sullo scaffale c’è un Dom Perignon Brut del 2009. È lì da ammirare, da sognare. Ma il vero sogno è quello di avere un motivo validissimo per stapparlo. Il motivo ideale sarà la fine dell’incubo Covid e la possibilità di condividerlo con alcune persone veramente care. La bottiglia è un regalo di uno chef amico e siccome vive in un’altra regione, un ulteriore obiettivo è quello di poter riportare la bottiglia nel suo locale e stapparla con lui.

 

Carlo PASSERA
Andiamo in Sud Tirolo. Intanto per confermare l'eccellente lavoro di Roberto Ferrari-Manifattura Vini a Salorno, notevolissimo il suo gerwürztraminer RF Selection. Poi per scoprire il 100% solaris di Boutique Winery, a Prato allo Stelvio, in Val Venosta: pressatura soffice e fermentazione in acciaio inox per 15 giorni, affinamento sulle fecce fini per un periodo di 9 mesi in barrique di rovere francese di secondo passaggio. Elegantissimo. Poi segnalo i cocktail ready-to-drink studiati da Marcello Trentini, ne abbiamo già parlato qui

 

Paola PELLAI
Il 2020 non voglio ricordarlo con le bollicine, ma con un bianco vigoroso e rigoroso che mi traghetti in questo 2021 dagli scenari migliori: il Le Fornaci Lugana Doc, della famiglia Tommasi, viticoltori dal 1902. Nato sulla sponda a Sud del Garda, esalta le preparazioni a base di pesce di lago e di mare ma è anche un ottimo partner con primi piatti saporiti e carni delicate. E, chi non ne può più di spritz, si affidi a colpo sicuro a questa bottiglia dal giallo intenso e dagli aromi fruttati. Con questa bottiglia puoi davvero farci un pasto completo. Di questi tempi è un valore aggiunto.

 

Bruno PETRONILLI
Un grande Franciacorta, Animante L.A. di Barone Pizzini, una bollicina affascinante e straordinaria, che grazie al lungo affinamento sui lieviti ha sviluppato un’alchimia di profumi e sapori ineguagliabile. Perfetta per il 2021, il 2022, il 2023, eccetera…

 

Alessio PIETROBATTISTA
Decretare una bottiglia top per il 2020 per fortuna mi è molto difficile ma una ce l'ho nel cuore: Dom Perignon 2008, stappata per una cena con delivery del mitico ristorante Mamma Angelina di Roma, perché ha decretato la fine del primo lockdown e mi ha consentito di riabbracciare contemporaneamente Bruna e Alessia, insieme a mia madre, le donne più importanti della mia vita. E visto che amore e amicizia vanno di pari passo, citerei un vino che andrà molto oltre il 2021 come lo Chateau Lynch Bages 1982 (acquisto impegnativo, ndr) e la seta finissima dell'Hermitage 1986 di Jean-Louis Chave, bevuti in una cena insieme agli amici che ci sono sempre stati nel periodo di clausura forzata (clicca qui).

 

Gianni REVELLO
Dico innanzitutto il Cristal 2008 (ed è ancora all’inizio). Poi il barolo Ginestra 2015 di Paolo Conterno: ormai bevo pochi rossi, ma da questo con un piccione assai ben fatto è nata una bella sinergia.

 

Giulia ROSATO
Hauner Malvasia delle Lipari Passito Doc: siamo in Sicilia, sull’isola di Salina, dove negli anni ’70 Carlo Hauner decide di mettere le basi della sua azienda, dedicandosi alla produzione di malvasia, con splendidi risultati, oserei dire. 95% malvasia, 5% corinto nero, la sua malvasia delle Lipari passita è un vino dal bellissimo color ambrato, con profumi complessi e articolati di spezie dolci, miele e fichi secchi. Dolce e suadente al palato, colpisce per la sua vellutata morbidezza, sempre sostenuta da una grande sapidità. In un anno in cui i brindisi e i festeggiamenti passano in secondo piano, un vino da meditazione può rivelarsi la scelta vincente. Per ordini e spedizioni contattare: cantina@hauner.it o chiamare il +39 0909 843141. Gran Cuvée XXI Secolo - Cantina d'Araprì: bollicine pugliesi per brindare a un anno migliore. La Gran Cuvée XXI Secolo, commercializzato nell’annata 2014, è uno spumante dalla grande struttura e dalla forte personalità, a base di uve bombino bianco, pinot nero e montepulciano e con un affinamento di 48 mesi sui lieviti. La Cantina d’Araprì, lungimirante realtà della Daunia, specializzata nella produzione di spumanti metodo classico, lo produce solo in annate di qualità superiore, dando vita a un prodotto che unisce così la leggerezza del brut tradizionale alla profonda complessità derivante dall’annata da cui nasce. (La cantina non effettua direttamente spedizioni, ma è possibile acquistarlo dai principali rivenditori online).

 

Giovanna SARTOR
La migliore bottiglia dell’anno è per me lo Chardonnay Baronesse Nadine di Rupert & Rothschild. Leggermente barricato ma elegantissimo e delicato.

 

Paolo SCARPELLINI
Io dico Annamaria Clementi Riserva 2010 Cà del Bosco, per acquistarlo clicca qui.

 

Margo SCHACHTER
Le bottiglie…quella che mi ricordano gli ultimi viaggi fatti. Quindi un whisky scozzese ma con un’anima italiana, Dream Whisky. E poi il pigato dell’azienda agricola Vio, una famiglia dedicata alla riscoperta della cucina, e del vino ligure.

 

Errica TAMANI
Il Graticciaia di Vallone, un simbolo degli anni Ottanta più che mai performante anche oggi.

 

Fosca TORTORELLI
Marsala riserva Doc N°167 Single Barrel Vergine 2001 di Cantine Pellegrino: un vino affascinante, coinvolgente e misterioso. Poi Terre del Volturno Bianco IGT Polveri della Scarrupata 2018 di Nanni Copè: un vino pieno, di straordinaria persistenza e di grande personalità. Infine il Barbaresco Docg Nervo 2015 di Rizzi: un vino affascinante, di grande eleganza e dinamismo

 

Maurizio TREZZI
ll Barolo Ornato 2016 di Pio Cesare, presentato quest’anno, ha fatto incetta di premi e riconoscimenti. È un vino intenso ed elegante, da bere con piatti importanti.

 

Stefano VEGLIANI
Facile puntare su un barolo e un amarone, oppure un grande vino francese. Il vino che mi ha colpito è un vino che si può bere tutti i giorni, che costa poco. Si chiama Lezer (in dialetto vuol dire leggero) ed è prodotto nella piana rotaliana dall’azienda agricola Foradori, famosa per il suo super premiato Granato, composto al novanta per cento da uve teroldego. È la dimostrazione che il lavoro serio in vigna e in cantina può portare risultati eccellenti anche con un vino leggero e beverino.

 

Cristina VIGGÈ
Vigna Pianlong, il buttafuoco storico della cantina Scuropasso, guidata da Fabio Marazzi in sinergia con la moglie Manuela e la figlia Flavia. Un vino intrigante, complesso, armonioso, profondo e longevo. Che guarda con serenità il futuro, tenendo i piedi nella terra. In quella vigna di Canneto Pavese che finisce fieramente in etichetta. Le sue uve: croatina, barbera, uva rara e ughetta di Canneto. Vendemmiate e vinificate simultaneamente. Segni particolari? Il marchio del veliero - quello del Consorzio Club del Buttafuoco Storico - impresso a rilievo sulla bottiglia. Poi il Dogajolo, rosso toscano by Carpineto, l’eclettica maison firmata Sacchet-Zaccheo capace di dar voce alle tante anime del sangiovese. Pronto a parlare anche in questo vino contemporaneo: la meglio gioventù dei super tuscan, in un concentrato di eleganza e vigore, classe e determinazione. In etichetta, foglie e rami di quercia. A rammentare i boschi che incorniciano gli appodiati di proprietà: Gaville (in Alto Valdarno), Gavorrano (in Maremma), Montalcino e Montepulciano. Infine Il Gelso di Lapo, fior d’arancio Colli Euganei in versione passito di Quota 101, maison di Torreglia (Padova), capitanata da Roberto Gardina e dalle figlie Silvia e Roberta. Un nettare ambrato e vellutato, da uve moscato giallo, che mutua il nome dall’albero dove amava oziare il cane di famiglia. Un vino che unisce il genius loci a un luogo del cuore.

 

ENRICO VIGNOLI
La mia bottiglia top è stato un leggendario Ronco del Re 1981. La bottiglia più incredibile che la Romagna mi abbia mai messo in mano, prodotta negli anni d'oro della azienda Castelluccio. Se se ne trovassero altre onestamente consiglio di pagarle qualsiasi cifra. Non credo che ci siano parole per descrivere un prodotto del genere, ma posso espandere la descrizione all'infinito. Guardando qualcosa di più prosaico la cosa migliore è stata la Particella 128 di cantina Cinque Campi, bollicina da spergola reggiana che si conferma un' uva meravigliosa. Dritta, veloce, acida, ma anche complessa nonostante i soli otto mesi sui lieviti perché sostenuta all'olfatto da una leggera macerazione.

 

Fulvio Marcello ZENDRINI
Assolutamente lo champagne Selosse Substance, anche il mattino a colazione con le brioches! E poi l'amarone Quintarelli e il trebbiano d’Abruzzo di Valentini (acquista qui).


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

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Identità Golose