Abbiamo intervistato alcune delle donne più autorevoli nel mondo del vino italiano. Abbiamo chiesto loro di svelarci le etichette del cuore, quelle che non potranno mancare a tavola in occasione delle feste. Un mosaico di suggerimenti affascinanti e di etichette non scontate. Lo abbiamo raccontato in due puntate: ieri la prima parte, oggi la seconda e ultima parte.
continua dalla prima parte
Alessandra Piubello
Veronese, è la prima giornalista donna a diventare curatrice della
Guida Oro I Vini di Veronelli. Autrice autorevole di guide, libri e reportage di turismo gastronomico dall’Italia e dall’estero, vanta collaborazioni con molte riviste tra cui
Decanter e
Spirito diVino. Nel 2018 è stata nominata - prima e unica giornalista italiana -
Chevalier dalla Confrérie des Chevaliers du Tastevin. Afferma: «Al mio desco sarà presente, per iniziare, lo spumante Metodo Classico da uve Durella Arione di
Daniele Piccinin, annata 2016. Da veronese, scelgo una bollicina autoctona locale, quel Durello poco conosciuto che invece può reggere il confronto con i migliori spumanti italiani. Cattura per quel giallo dorato che invita al brindisi, piace per quel profilo teso eppure armonioso (Piccinin è riuscito a equilibrare l’acidità sferzante della Durella!), dalla beva travolgente. E poi non può mancare il Passito di Pantelleria 2009 di
Salvatore Ferrandes. Perché mi fa toccare il cielo con un sorso. Un capolavoro che imprigiona l’anima dell’uva e la mette in bottiglia, suscitando uno stato di beatitudine fuori dal tempo».
Leila Salimbeni
Toscana d’ origine e bolognese d’adozione, è laureata in Semiotica ed è grande appassionata di narrativa e vino. Autrice di libri di successo, presta il suo talento come coordinatrice editoriale di
Spirito diVino. Ci racconta «Questo Natale è forse il primo che sento sinceramente. Per questo, per la digressione, o regressione, che presagisco, so che avrò bisogno di tenerezza, anche nel vino. Per questo scelgo il Metodo Classico Rosso 2006 di
Lini 910, un vino trasognato, impercettibilmente abboccato, attraversato da bagliori fieno, tè rooibos, cotognata, melagrana e goudron, su un sorso polposo, tornito e strutturato: un gigante, nella sua categoria. Per finire, e restare, omaggiandola, nella regione che abito e che sempre più, invero, abita me, scelgo senz'altro il monumentale Vin Santo di Vigoleno 2009 di
Lusignani, la cui pur importante dolcezza sfuma in un misterioso ricordo di mare e spalanca un mondo caldo e maltato, fatto di caramello salato e orzo, di essenze, come il sandalo, e delle spezie dei dolci dell'inverno».
Vania Valentini
Emiliana, master sommelier
Alma e degustatrice ufficiale
Ais, vice-curatore per la
Guida Grandi Champagne, cura la rubrica “Perlage” di
Spirito Divino e scrive di bollicine su diverse testate online. Tiene lezioni sullo champagne all’Università Internazionale delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo e conduce numerosi seminari in tutta Italia dedicati alla Champagne e agli spumanti. «Sulla mia tavola delle feste», rivela, «non possono certo mancare le bollicine e quest’anno, per partire, magari con un po’ di salumi della zona, scelgo la mia terra, l’Emilia, e un vino che parla di solidarietà: Anàstasi della
Cantina Paltrinieri. Un Sorbara in purezza e di gran classe, dalla polpa succosa e salina, sospeso tra erbe, agrumi e piccoli frutti rossi. Il ricavato della sua vendita è devoluto al
Banco Alimentare, l’organizzazione non-profit che combatte lo spreco alimentare. Per un Natale migliore. Proseguiremo con un vino autorevole. Scelgo
Ca’ del Bosco e il suo Annamaria Clementi 2010, cuvée di accertato prestigio e affidabilità. Conosciamo tutti il suo incredibile potere evolutivo; tuttavia quest’ultima annata colpisce già ora per forza e vinosità oltre che per trasparenza e purezza. Elegante, versatile e trasversale, entrerà in sintonia con qualsiasi piatto natalizio».
Valentina Vercelli
Giornalista nata e cresciuta a Milano, adora camminare tra le vigne. Ama il vino per le storie incredibili che cela e condivide il suo sapere attraverso le pagine di
La Cucina Italiana,
Slowine e
Civiltà del Bere. «La sera della Vigilia, per tradizione familiare, si cena di magro e la bottiglia è sempre una bollicina, rigorosamente della mia regione, con la giusta struttura per abbinarsi a tutto pasto», spiega, «Prediligo i Blanc de Blancs, quindi scelgo il Franciacorta Riserva Dosaggio Zero Giovanni Cavalleri 2008 di
Cavalleri, uno Chardonnay in purezza, figlio di una grande annata. Per il pranzo di Natale mangiamo i tortellini in brodo e un secondo di carne. Mi piacciono i rossi che sanno essere al tempo stesso complessi e di grande beva. Sulla mia tavola addobbata quest’anno ci sarà Riecine 2016 di
Riecine, Sangiovese di Gaiole in Chianti che ha un’unica pecca: finisce subito».
2. fine