Giuseppe Carino
Fagottino di pasta fresca ai frutti di mare
Dall'Italia Retrobottega a Roma, una tavola con l’ingrediente al centro
Dalla Toscana alla Sicilia puntando sul vitigno autoctono a bacca rossa per antonomasia: nasce così Doppiozeta, nome insolito per un Nero D’Avola, ma che rimanda al "cuore" del nome della famiglia Mazzei.
Una famiglia storicamente legata al mondo dell’enologia e della viticoltura toscana da oltre 600 anni – pare che il primo riferimento documentato sul Chianti come territorio di produzione si trovi infatti in una corrispondenza del 1398 tra Ser Lapo Mazzei, il notaio con la passione dei vini, e Francesco Datini, un mercante di Prato – che ha deciso di dare vita ad un nuovo progetto con la nascita della cantina Zisola a 3km da Noto.
Filippo Mazzei, amministratore delegato dell’azienda, si racconta e racconta, attraverso le domande di Orazio di Maria - curatore della guida Ais Sicilia - come la sua famiglia, da sempre dedita alla produzione vinicola, abbia deciso di investire in Sicilia: «Mi sono innamorato di questa Terra da subito, non appena arrivai la prima volta negli anni ’90 mi colpirono le similitudini che riscontrai con la nostra Regione sul fronte enologico: anche qui c’è una grande tradizione di vitigni autoctoni, anche qui c’è un bel clima con una buona brezza marina e anche qui si può effettuare una produzione incentrata sulla qualità, tenendo sempre presenti i valori della sostenibilità e della biodiversità».
Uno scorcio del bellissimo giardino di Radicepura Zisola prende vita negli anni Duemila, con 21 ettari di vigneti coltivati ad alberello, a Noto, nella Sicilia Sud-Orientale, terra d’origine del Nero d’Avola, lì dove la storia del vitigno siciliano è più radicata, lì dove il binomio “vitigno-territorio” è maggiormente riuscito: «I vitigni autocnoni – racconta Filippo Mazzei - sono più difficili da gestire perché germogliano prima e arrivano alla vendemmia dopo rispetto agli “internazionali”, che hanno un ciclo più breve e quindi sono più semplici; anche la fase di estrazione in cantina del Nero d’Avola risulta più complessa rispetto al Syrah o al Cabernet, ma tutte queste variabili per noi non sono mai state un problema, sapevamo che occorreva tempo ma avremmo ottenuto grandi risultati».
Uno scorcio del bellissimo giardino di Radicepura
Filippo Mazzei e Orazio di Maria
In questa prima fase il Doppiozeta viene realizzato ancora con il supporto, in diverse percentuali - minoritarie rispetto al Nero d’Avola - di Syrah, Cabernet Franc e Petit Verdot; di vendemmia in vendemmia, di anno in anno, le percentuali di vitigni internazionali vanno riducendosi sino a scomparire del tutto e arrivare nel 2014 alla prima annata di Doppiozeta ottenuto da uve di Nero D’Avola al 100%.
Il continuum fra le annate viene fornito dall’equilibrio, dalla grande freschezza, dall’ottima finezza e dalla buona capacità evolutiva dei vini: se la 2010 si ricorda soprattutto per le note fruttate, un tannino setoso e una grande vivacità, della 2011 pervadono i sentori di sottobosco e una componente minerale e in parte balsamica; la 2013 risulta invece la più matura fra tutte le presenti, con un’acidità leggermente minore, frutto di un’annata particolarmente calda e afosa.
Il 2017 è infine una grande anteprima che Filippo Mazzei ha concesso al pubblico di Radicepura: verrà infatti presentato al Vinitaly 2020 ma sarà in commercio solo tra maggio e Settembre prossimi.
Filippo Mazzei
Classe 1987, sognatrice dall’animo romantico, amante del bello e del buono, a tavola come per tutto ciò che ruota attorno alla sua vita. Siciliana felice di esserlo, prestata alla Franciacorta dove sta conoscendo meglio territorio, materie prime e ovviamente bollicine. Collabora con diverse testate e in ogni esperienza mette sempre tutta sé stessa, convinta che l’essere autentici ci renda unici, e per questo speciali
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo