Terry Giacomello
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L’importante è avere le idee chiare, per perseguire il proprio obiettivo. E uscire dalla “massa”. Le idee chiare ce le hanno sicuramente a Mazzolino, azienda di Corvino San Quirico, in quell’Oltrepò Pavese spesso maltrattato a causa di una produzione che, purtroppo, non sempre è all’altezza di un territorio che nasconde un grande potenziale.
Ma qui, quel potenziale, lo hanno compreso già da anni. «Il fondatore è Enrico Braggiotti – spiega Stefano Malchiodi, direttore ed enologo dell’azienda - che aveva acquistato la tenuta come punto d’incontro per tutta la famiglia. L’avventura del vino iniziò subito dopo e per questo chiese un primo suggerimento a Giacomo Bologna, insieme a Luigi Veronelli». Siamo all’inizio degli anni Ottanta.
Il direttore ed enologo di Tenuta Mazzolino, Stefano Malchiodi
Al momento l’azienda conta di 20 ettari, 12 a Pinot Nero, 6 a Chardonnay e 2 a Croatina da Bonarda. La produzione si attesta attorno alle 150mila bottiglie annue di media.
La cantina di affinamento
Attenzione in vigna, ma anche in cantina: «Tra i nostri accorgimenti – spiega Malchiodi - c’è quello di utilizzare vasche di fermentazione più larghe che permettono di aumentare il contatto tra bucce e mosto». La conseguenza è quella di avere un’estrazione di colore più rapida, un minor tempo di macerazione e una diminuzione di rischi per il mosto.
I terreni della Tenuta Mazzolino
«Per quanto riguarda il dosaggio – sottolinea Malchiodi - si è scelto un metodo molto particolare: sono state prese 12 bottiglie, ognuna con un dosaggio diverso, e si è cercato di scegliere quella con l’equilibrio maggiore. Il risultato è di un Blanc de Blancs con un dosaggio di circa 4,5 grammi litro e un Cruasé di 6 grammi».
Blanc de Blancs, mano francese anche in questo vino
Il Noir quindi dopo le barriques rimane per due anni in bottiglia. Per gli appassionati, 22 annate su 30 di Noir sono a disposizione per la vendita.
Le barriques che custodiscono il Noir
Per quanto riguarda i Metodo Classico, il Blanc de Blancs 2014 risulta piacevole, con una buona complessità e bell’equilibrio. Il 2015 è sicuramente più verticale, netto, preciso, con un frutto vivo e con una leggera nota erbacea. Il Cruasé 2012, invece, è vino dalla bollicina estremamente fine, piuttosto elegante, ma anche morbido e avvolgente.
Cruasé in affinamento
Discorso simile, per quanto riguarda i rossi, vale per il Terrazze 2018, Pinot Nero immediato e senza fronzoli, ma dall’ottima bevibilità. Possono essere considerati i “fratelli minori” di Blanc e Noir, ma senza sminuire il loro valore.
Blanc e Noir, ovvero le due anime di Mazzolino
Abbiamo assaggiato anche il 2013, dove l’affinamento trasforma questo Chardonnay in un prodotto estremamente ampio, speziato e con note di erbe officinali, ma con un frutto ancora vivo, senza che nessun elemento vada a predominare sull’altro; e al gusto mantiene ancora freschezza e sapidità molto piacevoli.
Annate storiche di Noir: ce ne sono a disposizione 22 delle 30 annate prodotte
La dimostrazione arriva dall’assaggio del 2001: qui il carattere del Noir esce nella sua complessità, mantenendo l’eleganza che contraddistingue questo vitigno. Ad ogni assaggio si trova qualcosa di nuovo: prugna, frutti di bosco, tabacco, cioccolato, pepe nero, ciliegia, erbe aromatiche, sottobosco… In bocca è estremamente piacevole, equilibrato, ma non stanco e ancora lungo.
Ed è l’ennesima dimostrazione che il Pinot Nero, nelle zone maggiormente vocate dell’Oltrepò Pavese, può regalare grandi espressioni. Oltre ogni pregiudizio.
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo