Jacopo Mercuro
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Gaetana Jacono mostra i vigneti di Valle dell'Acate
«Questo è l’anno della svolta». Lo ripete più volte Gaetana Jacono, durante la visita alla cantina di Valle dell’Acate, in Sicilia. Lo dice con un sorriso che mostra anche un grande orgoglio per la sua famiglia, per la sua terra, per i suoi vini.
«Siamo qui da sei generazioni – spiega Gaetana Jacono – Agli inizi si lavorava per produrre il vino sfuso da mandare in Francia, a Marsiglia. L’export dei nostri vini era molto importante, a quei tempi. A metà dell’800 viene acquistato il fondo a Bidini. L’esportazione dei vini nel Ragusano si manteneva con il Cerasuolo di Vittoria, che in realtà era Frappato in purezza». Si utilizzava ancora il palmento, che era l’antico sistema di torchiatura delle uve: la struttura fa tuttora parte di Valle dell’Acate, come sorta di museo.
Il palmento, che è diventato una sorta di museo delle antiche lavorazioni
Una situazione che, ovviamente, non poteva andare bene: successivamente sono stati fissati dei paletti qualitativi ben precisi, e pian piano i soci se ne sono andati. «Di quei soci, non è rimasto nessuno. Ora siamo totalmente autonomi, è l’anno della svolta. Ho carta bianca e posso portare avanti con forza tutti i nostri progetti». Che si traducono in ricerca di qualità e di valorizzazione del territorio.
I vigneti che circondano la cantina di Valle dell'Acate
Una filosofia da applicare in particolare al Cerasuolo di Vittoria. «Che però paga un caro prezzo, quello di essere confuso con il Cerasuolo d’Abruzzo – sottolinea con amarezza Gaetana Jacono - Per cui il consumatore tende subito a pensare a un vino rosato, leggero, mai più si immagina che il Cerasuolo di Vittoria sia un vino importante, di struttura, che possa fare anche anni di affinamento».
La cantina realizzata nel 1981
Terra bianca, di natura calcarea, ideale per il Bidis, uno Chardonnay elegante e sapido. Terra nera con ciottoli di colore bianco, perfetta per il Frappato, vino fresco e dall’estrema bevibilità, dove le note di frutta rossa la fanno da padrona. Terra rossa, con sabbie rosse chiare e scure: quelle scure sono indicate per il Nero d’Avola, mentre quelle chiare danno risultati migliori con il Frappato, e la loro unione (60% Nero d’Avola, 40% Frappato) danno vita a un Cerasuolo di Vittoria Classico che, assaggiato nell’annata 2017, dà piacevoli sensazioni nell’immediato e ottime prospettive per il futuro.
I sette terreni per sette vini
Terreni molto leggeri con struttura sabbiosa di colore rosso-arancio danno vini di grande struttura e complessità. Qui viene prodotto Iri da Iri, vino sul quale Gaetana Jacono punta moltissimo.
Iri da Iri: il nome prende spunto dall'ultimo canto del Paradiso della Divina Commedia di Dante
Infine c’è la terra ocra, di struttura cretosa con buona quantità di sabbia: qui il Nero d’Avola produce non più di 800 grammi di uva per pianta, e ne nasce il vino Tané, che in siciliano vuol dire proprio Gaetana.
Gaetana Jacono mostra con orgoglio il suo Frappato
Gaetana Jacono conclude: «Nella vita, io dovevo fare la farmacista, avevo studiato per questo. Ma sentivo l’esigenza di dover portare avanti questo orgoglio di famiglia. Ripeto, è l’anno della svolta: non ci sono più soci, mio papà Giuseppe si può dedicare totalmente alle vigne e io gestisco la società».
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo