Anime di un’isola che si rincorrono senz’ansia nella bottiglia e quindi nel bicchiere, perché vogliono richiamare e lasciarsi scoprire, a poco a poco.
A “Experiencing Firriato” i vini siciliani hanno seguito un percorso disciplinato e sorprendente allo stesso tempo.

Alcuni dei vini in degustazione
Un ordine, quello tracciato nei chiostri dell’
Umanitaria da
Firriato, che ha permesso di fare incontri speciali, valorizzati ulteriormente dallo show cooking degli chef siciliani emergenti:
Andrea Macca del
Baglio Sorìa Wine & Resort e
Lorenzo Ruta della
Taverna Migliore di Modica hanno condotto le danze dei sapori.
Un incontro, una promessa rinnovata tra Milano e la Sicilia, due luoghi che si proiettano verso il mondo ciascuno a modo proprio, e l’hanno fatto anche attraverso la rigorosa esperienza dell’azienda, fondata 34 anni fa.
Dall’Etna fino alle onde del mare, l’esplosione di sfumature e possibilità riempie le sale affrescate e i portici del chiostro, insieme alla musica: una grande sfilata per
Firriato e le sue sei tenute ma al servizio del grande tesoro, nonché dell’immenso racconto, che è quest’isola. E una sfilata in cui non si resta in passerella, distanti, bensì bisogna immergersi, proprio come nel mare.
Si parte con le bollicine, naturalmente, e qui si trova Saint Germain (Brut o Doux), Gaudensius (Blanc de Noir e Blanc de Blancs), seguiti da Charme (bianco e rosé). Il mondo dei bianchi resta poi avvolto in un’esperienza sensoriale intensa, ad esempio passando da Chiaramonte Inzolia, fresco e fruttato che regala un finale di mandorla accattivante. Ma l’isola di Favignana non è più povera di emozioni (condotte da Favinia, La Muciara del 2016), e così l’Etna, la cui potenza sa anche addolcirsi, per arrivare ai Caeles, vini biologici e vegani.

Musica e vino, pienamente in accordo
Tra i classici rossi, prende la parola deciso
Santagostino, dalla tenuta di Baglio Sorìa Rosso (Nero d’Avola-Syrah): l’annata 2013 rivela una personalità forte, ma non invadente.
Affrontata la categoria Top (Harmonium, Ribeca e Camelot, che si offrono anche nelle verticali insieme al Quater Vitis, bianco), si affronta la tappa della vendemmia tardiva: interessante l’incontro con Bayamore, Rosso di Rossi 2015 (Merlot, Syrah e Frappato), con una sua rotondità e freschezza che non si sfidano, se non giocosamente.
Dopo gli assaggi a salumi, lumache, pane antico e altre specialità di queste località, è tempo di accostarsi ai formaggi e ai dolci: non solo i latticini di bufala e i superbi cannoli, bensì i panettoni artigianali. Li scortano fedelmente l’
Ocra (
Moscato naturale,
Zibibbo), l’
Ecrù (Passito, vitigni
Zibibbo e
Malvasia delle Lipari) e
Favinia Passulè Passito.
Assaggiamo il secondo vino, del 2016, perché vogliamo concludere con un pegno prezioso di questa straordinaria isola e fin dall’olfatto la promessa è rispettata, tra datteri e fichi secchi in cui si insinuano dolcemente anche gli agrumi. Una carezza, che conduce fino al comando del mare e viene confermata nel palato.