26-01-2018

Il Torcolato guarda al futuro. Con forza e dolcezza

Presentate le nuove annate del vino simbolo di Breganze: radici nella tradizione e pensiero ai consumatori di domani

Si è svolta domenica 21 gennaio la Prima del Torc

Si è svolta domenica 21 gennaio la Prima del Torcolato in piazza a Breganze (credit: Photo Stella per Consorzio Breganze Doc)

Per il mondo del vino, Breganze è sinonimo di Torcolato. Una produzione che affonda le sue radici nella tradizione, e che trova la sua traduzione, ora, in una visione maggiormente rivolta al futuro, per un vino che deve assolutamente trovare la sua dimensione in un mercato, quello dei vini dolci, che in questo momento è in una fase di stasi.

Torcolato tra passato e futuro, quindi, come è stato possibile sottolineare anche durante le giornate di approfondimento che hanno anticipato la Prima del Torcolato, la manifestazione in piazza a Breganze dove viene effettuata la pigiatura delle uve di Vespaiola appassite.

La pigiatura della Vespaiola appassita (credit: Photo Stella per Consorzio Breganze Doc)

La pigiatura della Vespaiola appassita (credit: Photo Stella per Consorzio Breganze Doc)

Partiamo da un presupposto: la Vespaiola. E’ il vitigno che, da disciplinare, deve essere utilizzato, almeno per l’85%, nella realizzazione del Torcolato. La Vespaiola ha sicuramente un grande vantaggio: una notevole acidità di base.

E questo permette, dopo l’appassimento e la fermentazione, di avere dei vini maggiormente equilibrati, dove gli elevati residui zuccherini possano essere ben contrastrati dalla freschezza. I grappoli, dopo la vendemmia, venivano “torcolati”, ovvero attorcigliati e appesi in zone areate (per evitare muffe) ad appassire.

I produttori del consorzio Breganze Doc

I produttori del consorzio Breganze Doc

Ora poca uva viene ancora “torcolata”, ma nella maggior parte dei casi viene posizionata in meno romantiche cassettine. Negli anni 60 il Torcolato era un vino fortemente dolce, fin stucchevole, dal colore praticamente marrone a causa delle pronunciate ossidazioni, anche perché l’uva veniva pigiata a gennaio ma poi, per questioni di temperature troppo basse, la fermentazione avveniva solo a marzo. Ma questa, come detto, è storia.

Il Torcolato guarda infatti al futuro e già da tempo le aziende hanno effettuato investimenti per evitare i difetti dei vini passati: scelta delle uve migliori (cioè i grappoli spargoli, che permettono un maggiore passaggio dell’aria tra gli acini in fase di appassimento, per evitare le muffe), individuazione delle zone maggiormente vocate, in collina su terreni vulcanici, minor contatto con l’ossigeno per evitare ossidazioni. Infine, c’è la mano del singolo produttore che decide il tempo e le modalità dell’affinamento, che permette infine di dare un’impronta personale al vino.

La degustazione del Torcolato

La degustazione del Torcolato

L’anteprima del Torcolato, organizzata dal Consorzio Breganze Doc e dalla Strada del Torcolato, ha permesso di degustare 11 campioni differenti di questo vino, con risultati interessanti.

Col Dovìgo, annata 2015, è un vino affinato completamente in barriques, un fattore che si ben percepisce anche all’assaggio: escono bene le note di frutta secca e di miele di castagno, ma anche una buona complessità complessiva.

Le colline di Vitacchio Giampietro, sempre 2015, è un’interpretazione agli antipodi, visto che matura solo in acciaio: inoltre utilizza non solo Vespaiola, come gli altri, ma anche Sauvignon Blanc e Tai Bianco. Il risultato è un vino un po’ scomposto, che trova delle note interessanti di sottobosco.

Grappoli di Vespaiola pronti per essere pigiati

Grappoli di Vespaiola pronti per essere pigiati

Villa Angarano, Torcolato San Biagio 2014, è un ottimo prodotto, che arriva dalla zona di Bassano del Grappa e quindi da terreni alluvionali. Dopo due anni di barriques, il vino esprime delle ottime note di miele, di noce, un tocco di vaniglia, e una parte leggermente fumée data dal legno.

IoMazzucato, annata 2014, affina 12 mesi in acciaio e altrettanti in barriques. Il naso non è molto preciso e anche in bocca non convince completamente.

Vitacchio Emilio, anche questo un Torcolato 2014, è un vino piacevole, dove l’acidità è spiccata, con un naso molto pulito e fresco, dettato anche da una maturazione senza legni (solo in acciaio).

Ca’ Biasi, Torcolato 2013, è un vino da non sottovalutare affatto. Innocente Dalla Valle è un produttore molto attento, con uno stile semplice ma non banale in tutti i suoi vini. Affinamento parziale in botti di rovere, riesce ad avere anche delle piacevoli note di candito d’agrume e di frutta disidratata, come l’albicocca.

Beato Bartolomeo da Breganze ha presentato un 2013 che affina per 18 mesi in legno, in parte barriques e in parte botti da 20 ettolitri. E’ un vino che sembra ancora piuttosto giovane: irruento al naso, in bocca ha una buona intensità ed un buon equilibrio, anche se pensiamo che possa avere una migliore evoluzione con qualche anno di bottiglia.

Vignaioli Contrà Soarda, per il Torcolato Sarson 2013 utilizzano legno anche in fermentazione: il naso è molto complesso e ampio, anche se la componente legno si fa sentire, mantenendo poi all’assaggio un’ottima bevibilità. Da tenere d’occhio.

Angela e Maria Vittoria Maculan in mezzo ai grappoli "torcolati" di Vespaiola

Angela e Maria Vittoria Maculan in mezzo ai grappoli "torcolati" di Vespaiola

Le vigne di Roberto, Torcolato 2012, per certi versi è l’opposto del precedente: è un vino abbastanza lineare, non estremamente dolce, ma neppure particolarmente complesso. L’affinamento avviene solo in acciaio.

Maculan, anche questo 2012, è il vino che probabilmente aveva la gamma aromatica più eterogenea: dalla frutta secca al candito, dall’agrumato al balsamico, tante sfaccettature per un vino che al naso aveva un bouquet davvero ampio. Buono anche l’equilibrio in bocca: la maturazione avviene per un anno in barriques, un terzo delle quali nuove e le rimanenti di secondo passaggio.

Firmino Miotti ha presentato un 2010 davvero molto interessante. Il lungo affinamento solo in acciaio porta ad avere un vino estremamente complesso, con un naso che all’inizio è un po’ introverso, ma che poi pian piano si apre diventando fresco e balsamico allo stesso tempo, e poi ancora miele e albicocca, fico, un tocco di tabacco. E in bocca l’equilibrio è perfetto.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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