28-12-2016
Lo chef Marco Perez, al centro, con la brigata dall'Amistà 33, ristorante gastronomico del Byblos Art Hotel in Valpolicella. Il posto è favoloso e la cucina non è da meno: assolutamente contemporanea, intelligente, armonica, per nulla provinciale ma saldamente legata all'Italia. Vi raccontiamo la nostra esperienza
I piatti di Marco Perez nella fotogallery di Tanio Liotta. Si parte con Salmerino e fumo
Cavolfiore, calamari e nocciola
Scampi e zucca, guanciale e polenta nera
Mozzarella e patata, daino e ginepro, polvere di porcini e tartufo
Puntarelle e caprino, lenticchie croccanti e acciuga
Risotto e robiola, trombette del morto e cenere
Tortello astice e carciofo
Piccione e topinambur, finferli e alga
Manzo e ostrica
Maialino e bottarga, cime di rapa e acciuga ghiacciata
Bosco "inverno 2016"... Pinoli e ciorciole
Latticello e lampone, limone e liquirizia
In un tempio del Bello, uno scrigno del Buono rischia di rimanere in secondo piano, passare quasi inosservato. C’è piaciuto quindi avere l'opportunità di dischiuderlo per poterne ora raccontare l’assoluta eccellenza. Il tempio in questione è il Byblos Art Hotel, in Valpolicella: è il sogno realizzato e un po’ folle di Dino Facchini, che porta avanti col figlio Manuel la storia di un grande marchio della moda italiana – Byblos, appunto – ma ha coltivato in questi decenni anche una passione sfrenata per l’arte e il design, a partire da quelli contemporanei.
Invece di custodire i suoi pezzi in qualche stanza segreta, ha voluto renderli fruibili in questo hotel cinque stelle diverso da tutti gli altri, vero e proprio museo in 59 camere dove ci si può coricare osservati da arredi e oggetti dei più importanti designer internazionali - Gio Ponti, Eero Saarinen, Frank Lloyd Wright, Aldo Rossi, Philippe Starck, Ron Arad, Gaetano Pesce, Anna Gili, Patricia Urquiola, Harrison & Gil, Marcel Wanders, Ettore Sottsass, Luca Sacchet… - mentre il grande salone centrale, la reception, il ristorante e persino i corridoi ospitano oltre 100 opere di artisti che stanno scrivendo la storia dell’arte contemporanea internazionale, tra cui Marina Abramovic, Vanessa Beecroft, Peter Halley, Demian Hirst, Anish Kapoor, Marc Quinn, Cindy Shermann, Jean-Michel Basquiat. Il tutto nella cinquecentesca Villa Amistà di Corrubbio di Negarine, rimessa a nuovo con l’aiuto del celebre archietetto Alessandro Mendini che ha curato personalmente l’intero progetto d’interior design.
Hotel o museo d'arte contemporanea? Il salone del Byblos Art Hotel
Classe ’69, padre campano e madre sudtirolese (proprio a Vipiteno è nato e ha trascorso la giovinezza), Perez dopo un avvio brillante – nel 2004 è stato nominato tra i Cinquanta chef emergenti d’Italia – è a lungo uscito dai radar dell’alta cucina nazionale, a causa di un percorso professionale che l’ha portato spesso e volentieri all’estero: a New Dehli per il Regency Hyatt, a Londra per il Four Seasons, in Croazia per il Iadera Falkensteiner… Esperienze formative che gli hanno allargato la mente senza rinsecchirne le radici, saldamente abbarbicate in quel concetto del fine dining “all’italiana” che è oggi mainstream nel mondo.
Una scultura di Arnaldo Pomodoro al centro della sala dell'Amistà 33
Fa parlare il territorio, Perez, e lo esalta con mano ispirata. Per lui il km zero è il Paese, cosa che gli deriva innanzitutto dalla sua biografia: è cresciuto nel ristorante di famiglia in cui suo padre interpretava la tradizione partenopea del pesce, in una terra cui questi sapori erano pressoché estranei, «però a casa mia dominavano poi i canederli» di mamma. La contaminazione è insomma nel suo dna, lui ne fornisce una versione mediata dalla sapienza acquisita (anche) attraverso la lunga collaborazione con Massimiliano Alajmo. Oggi, per dirla con le sue parole, esprime la capacità «di esplorare la cultura gastronomica italiana nella sua interezza, partendo dal Mediterraneo e arrivando alle Alpi».
Marco Perez con Alessandro Dal Degan. I due sono stati recentemente protagonisti di una cena a quattro mani, all'Amistà 33
Nella fotogallery, i piatti da noi degustati, negli scatti di Tanio Liotta.
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera