22-04-2013
Da sinistra, l'autore del pezzo Claudio Grillenzoni, il nippo-australiano Tatsuya Wakuda, chef del ristorante Tetsuya's a Sydney e il bergamasco Umberto Bombana, 3 stelle Michelin a Hong Kong con il suo ristorante Otto e Mezzo
Siamo al Landmark building di Hong Kong, nel distretto di Central, tra maestosi wallpaper di moda e fili a piombo di vetrocemento fino a toccare le nuvole, e l’impressione è quella di essere in un crocevia mondiale non solo economico-finanziario ma anche culinario. Sulla soglia del suo sberluccicante Ottoemezzo, al secondo piano dell’Alexandria tower, Umberto Bombana ci accoglie: «Venite pure… siete fortunati perché ci ha raggiunto a pranzo anche l’amico Tetsuya”, Tetsuya Wakuda, titolare dell’eponimo ristorante a Sydney, celebrato tra i migliori ristoranti al mondo da almeno 15 anni.
Il maestro della cucina tricolore contaminata di Asia incontra il maestro della cucina giapponese contaminata d’Europa. «Sono venuto qui da Umberto», dice, «perché ogni volta imparo qualcosa». Bombana si schermisce in un inglese ancora spurio di lombardismi: «You are the master, Tetsuya, no way». Il bergamasco torreggia bonario con la sua rassicurante stazza da tripla cifra e l’autoriale barba sale e pepe; Tetsuya, invece, minuto e dalla mise dimessa, regala quello sguardo zen di chi sa senza dire. Entrambi celebrati, entrambi esempi di pacatezza e umiltà: il primo avvolto nel grembiule bianco d’ordinanza; il secondo in un jersey stampato scamiciato e sneakers ai piedi.
Il cestello di pane da Otto e mezzo
Tetsuya annuisce e rilancia: «Anche il Giappone ha dato il suo contributo al cibo on the road… se penso allo yakitori, ma anche al sushi… è interessante notare che la cucina giapponese, contrariamente a quella italiana, s’è inizialmente diffusa nel mondo attraverso una modalità che non è quella che si incontra nelle case dei giapponesi». Intanto arrivano gli scampi della Nuova Zelanda con un “team” europeo fatto di asparago bianco francese, spuma di parmigiano e tartufo nero italiano.
Umberto Bombana, da 20 anni a Hong Kong
I piatti scorrono in un giochi senza frontiere dell’ingrediente, mentre sulla tavola arriva un primaverile Risotto alle verdure con spugnola in riduzione di tajima beef. «Il risotto è un carnaroli Acquerello, di Vercelli; fave, piselli, il cavolfiore romano… tutto dall’Italia. La spugnola è francese e il tajima australiano. «Per questo», osserva Tetsuya, «per noi chef che operiamo all’estero, il reperimento dell’ingrediente è una croce e delizia che può influenzare l’esito nel piatto, al di là della maggior o minor maestria di chi cucina».
La triplice versione del dessert a base di fragoline di bosco selvatiche
Arriva infine il dessert a base di fragoline di bosco selvatiche, in una presentazione decostruita su tre livelli, una con gelatina e sakè, l’altra con meringa e passion fruit e infine una granita e gelato al mascarpone. Tetsuya sembra gradire molto. «Le fragoline sono arrivate fresche da Malaga», dice Bombana, «il mascarpone è italiano, il sakè giapponese e il passion fruit arriva dall’Australia. «In fondo», conclude scherzando, «avete capito perché tanti anni fa venni ad Hong Kong? Perché sta nel mezzo. Tra oriente e occidente, settentrione e meridione del globo. È il luogo strategico in cui s’incontrano, si fermano e si consumano tutti le eccellenze dei sapori del mondo».
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
Giornalista col vizietto dell'esterofilia (da buon germanista) e del cibo (da buon modenese), ora vive felice in Cina, a Shanghai, tessendo ponti tra Oriente e Occidente
Dal Mondo è curiosità, fascino, un guida verso i migliori indirizzi intorno al globo, di cui vi raccontiamo non solo piatti, insegne, ingredienti, ma anche le vite di personaggi che stanno facendo la differenza nel nostro Pianeta, dalla ristorazione al meraviglioso mondo del vino.