24-12-2023
«Dobbiamo essere riconoscenti al vino» ci hanno detto due degli chef incontrati nell’ultima trasferta in quel deserto in altitudine che è Mendoza. La città si sviluppa a un’altezza di quasi 800 metri che va poi crescendo rapidamente avvicinandosi alla “montagna” come la chiamano qui. La enorme imponente e sempre-presente-nel-panorama Cordigliera, che definisce il carattere della gente e il clima della regione: arido e continentale. Con una media annuale di precipitazioni di 250 mm, ogni cosa verde che cresce in questi luoghi esiste solo grazie al complesso sistema di chiuse e canali che permettono l’irrigazione capillare di queste terre. Mendoza è di fatto una delle zone più continentali al mondo: l’oceano Atlantico è ben lontano e il Pacifico, date le alture delle Ande che ne spezzano decisamente l’influenza, lo è ancora di più. Quelle stesse condizioni che regalano al settore enoico uve strepitose - eccezionale irradiazione solare, purezza luminosa, mancanza di umidità ma disponibilità, anche se scarsa, di acqua cristallina da disgelo - elevano la qualità anche degli altri frutti della terra, che sono la vera stella della gastronomia locale. Il prodotto agricolo. In particolare pomodori, barbabietole, aglio, mandorle, pesche, ulivi, agrumi prosperano in questo clima, riempiono le tavole delle case e dei ristoranti e poi i vasi delle conserve dei discendenti delle nonne e bisnonne italiane che arrivarono nei secoli scorsi. La regione conta la discendenza italiana più numerosa del paese: oltre la metà degli abitanti di Mendoza ha radici nostrane. Vino, olio d’oliva, sughi, conserve, marcano usi e usanze gastronomiche e si ritrovano nelle cucine domestiche e di molti ristoranti.
Fatto degno di nota: la gastronomia della regione ha avuto un’accelerazione impossibile da non notare negli ultimi anni, tanto che la Michelin, appena sbarcata nel paese , l’ha inclusa nelle sue ispezioni (Buenos Aires e Mendoza sono state le uniche due destinazioni prese in considerazione per questa prima edizione) assegnandole ben 4 stelle su sei (e 3 delle 7 stelle verdi). Mendoza ha battuto la capitale gastronomica e politica del paese 4-2 (per l’assegnazione della stella singola), sorprendendo un po’ tutti (mentre i ristoranti raccomandati si trovano in stragrande maggioranza a Buenos Aires, va detto, così come l’unico due stelle argentino).
Senza avere la pretesa di essere esaustivi (a Mendoza ci sono più di 800 cantine) iniziamo a raccontare la scena gastronomica ai piedi della Cordigliera partendo da quattro ristoranti di cantine che ci sono sembrati degni di menzione per l’attenzione nella selezione dei prodotti, per la piacevolezza della proposta e del servizio, per l’ambiente, per la creatività dei giovani chef e delle giovani chef che interpretano tutto questo.
La brigata di cucina a Riccitelli Bistró (Juan è il secondo da destra)
Il piatto con cui Juan Ventureyra apre il menù degustazione è: 100% barbabietola. Sei diversi tipi di barbabietola, le loro foglioline, riduzione di mandarino e petali do sale. Ogni aggiunta andrebbe a coprire questa meraviglia di sfumature
A sin: Fogliolina di Hydrocotyle bonariensis (dal piacevole sapore amaro) con relish di senape. A dx: Sfoglia di mela ripiena di crema di pisellini e foglie di mizuna, o senape giapponese
Juan Ventureyra nel suo elemento: in uno degli orti disseminati intorno al ristorante, che si vede alle sue spalle. La struttura è semplicissima, mentre nei piatti raggiunge, usando per l’80% solo vegetali, una complessità notevole. Sullo sfondo la Precordigliera e tutt’intorno i vingneti di Riccitelli Wines
Anatra, puré di cavolfiore, salsa di arancia, foglioline di barbabietola e Hydrocotyle bonariensis. A dx: una delle meravigliose etichette di Riccitelli
Nel giardino antistante il ristorante tre pulcini di Tero tero (pavoncella del Cile) sgambettano spensierati sotto l’occhio vigile dei genitori. Difficile non essere felici a Riccitelli Bistrot. Stella verde per la Guida Michelin.
La sala del ristorante Zonda: moltissima luce, si è separati dal vigneto e dall’orto solo dal vetro, vegetali ovunque, un ambiente arioso, accogliente, rustico-elegante, piacevolissimo
Meno rustico di Riccitelli Bistró, nell’ambientazione, ma ugualmente vocato alla celebrazione del prodotto della terra, Zonda ha aperto appena lo scorso anno e ha già ricevuto la sua prima stella, oltre alla stella verde per l’impegno verso la sostenibilità. Sofia Pescarmona, la proprietaria della cantina assieme alla sorella Lucila, appartiene a una delle famiglie storiche del vino della regione e nelle vene, oltre al sangue italiano, le scorre classe, cultura e amore per la cucina e l’ospitalità. Augusto García è il giovanissimo chef, 29 anni, a capo della cucina e il menù che propone è un’esaltazione dell’orto, a pochi passi dal ristorante e dal vigneto, tra cui filari inizia l’esperienza, raccogliendo verdure, aromi, fiori, foglie (si contano venti foglie diverse nella multicolor, profumatissima insalata che ci viene proposta tra le portate).
L’esperienza inizia nell’orto. “La buona cucina inizia dalla terra, nei prodotti naturali che ci da e nelle mani degli agricoltori che se ne prendono cura” si legge nella philosophy del progetto. A destra lo chef Augusto Garcia
Una frazione appena della coloratissima mise en place della cucina a vista, piena dei colori e dei profumi dell’orto. Nell’insalata a destra: oltre venti diversi tipi di foglie
Empanadas ma in questo caso, invece che di carne bovina, di capretto: la proteina tipica di Mendoza
Osmosi di mela verde e verbena odorosa, sciroppo di burro (Aoysia polystachya si tratta di una pianta medicinale e aromatica, conosciuta in Italia come menta argentina), germogli dell’orto come oxalys, sedano, melissa
Anche qui il protagonista della proposta è il mondo vegetale. L’orto, la stagionalità, la biodiversità: Augusto interpreta i prodotti della terra e propone piatti freschissimi, mischiando frutta e verdura, sapori agrodolci e i profumi dell’orto.
La sala del ristorante Piedra Infinita. La cantina è stata al primo posto nella classifica The World’s 50 Best Vineyards per tre anni consecutivi (2019-2020-2021) grazie al gran lavoro di Julia Zuccardi
Gli eccezionali oli extra vergine d’oliva di Familia Zuccardi con la tradizionale tortita mendocina: solitamente preparata con 100% grasso bovino (e con farina di grano, acqua, sale, lievito), qui sostituito dal 50% con olio d’oliva della casa
Emiliano Gasque è lo chef mendozino a capo della cucina di Piedra Infinita. A dx: Barbabietola stagionata, gel di mele, cenere di barbabietola, formaggio pepato, puré di remolacha, germogli
Chi ama la carne difficilmente dimenticherà questa portata e difficilmente resisterà alla tentazione di rosicchiare direttamente l’osso di questo chuletón spet-ta-co-lare
Il panorama imponente. A dx: lo stesso panorama imbottigliato in uno dei vini superlativi di Zuccardi Valle de Uco
Dal giovedì a sabato offre anche la cena. Tra le insegne raccomandate dalla Guida Michelin.
La sala di La VidA, all’interno dell’Hotel Boutique Susana Balbo Winemaker‘s House. A dx la giovane e talentosa chef Flavia Amad
Aperto per gli ospiti esterni solo a cena, La VidA propone tre menù degustazione tra cui si può scegliere - 4, 7 o 14 portate - da accompagnare, insolitamente, non solo con i vini (previsti per il winepairing) di Susanna Balbo Wines, ma volendo anche con una bella selezione di etichette argentine.
A sin: Roccia di crema d’aglio, emulsione di patata dolce, pisellini coi loro germogli, pickles di papines andinos. A dx: Filetto di maiale laccato con una riduzione di idromele, charqui (forma disidratare e conservare la carne tipica delle regioni andine) di anatra, crema di albedo (la parte interna, bianca e spugnosa, della buccia del frutto degli agrumi, in questo caso del limone) passato attraverso sette cotture per abbassarne l’amarezza, buccette confit di limone
Trota mendozina alla parilla, crema di aglio mendozino glassato, timo, rosmarino, gel di zucchine verdi e gialle
Insegna tra quelle consigliate dalla Michelin.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
nata a Milano da madre altoatesina e padre croato cresciuto a Trieste. Ha scritto (tra gli altri per Diario e Agrisole) e tradotto (tra le altre cose: La scienza in cucina di Pellegrino Artusi) per tre anni dall’Argentina dove è tornata da poco, dopo aver vissuto tra Cile, Guatemala e Sicilia. Da Buenos Aires collabora con Identità Golose e 7Canibales
Il nuovo aperitivo Chandon Garden Spritz, presentato a Milano
Ale Vigil è stato il primo argentino a ricevere 100 punti Parker nella storia del paese - furono in realtà 200. Con il suo progetto personale El Enemigo, e i vini che elabora per Catena Zapata ha contribuito a ridefinire l’immagine e la qualità dei vini argentini agli occhi del mondo
Sebastián Weigandt e le conserve che ornano le pareti del suo ristorante e trovano ampio utilizzo nella sua cucina. Raccontano le tradizioni gastronomiche locali portate dall’immigrazione italiana e la sua stessa storia famigliare