17-02-2023
La strada/si riempì di pomodori,/mezzogiorno,/estate,/la luce/si divide/in due/metà/di un pomodoro,/scorre/per le strade/il succo./In dicembre/senza pausa/il pomodoro,/invade/le cucine,/entra /per i pranzi,/si siede/riposato/nelle credenze,/tra i bicchieri,/le burriere/la saliere azzurre.
Ha forse utilizzato, Pablo Rivero, come script per la festa dedicata al re dell’estate, l’Ode al Pomodoro di Pablo Neruda? Nei giorni in cui il quartiere di Palermo Viejo, che ospita le due insegne di Rivero - Don Julio e El Preferido - a Buenos Aires, ha celebrato la Fiesta del Tomate (terza edizione quella di quest’anno) marciapiedi, davanzali, scaffali nonché le tavole, i menu e le cucine dei due ristoranti, che si guardano l’un l’altro a un paio di marciapiedi di distanza appena, sono stati invasi dai colori, dalle sfumature dalle innumerevoli taglie e forme dell’impressionante ricchezza e varietà dei pomodori raccolti negli orti agroecologici dei due ristoranti.
Ballerini si esibiscono sui marciapiedi e nelle strade del quartiere Palermo, a Buenos Aires, per la Fiesta del Tomate
Fiesta del Tomate davanti all'entrata di Don Julio
Ma certo: il pomodoro in Sicilia ci è arrivato solo a un certo punto della sua storia. La carta di identità di questo frutto onnipresente nella cucina italiana, dice che nel Belpaese ci è giunto già bello navigato, dopo aver percorso centinaia di migliaia di km, attraversato frontiere, deserti, altipiani, un immenso oceano e diversi mari (con buona pace delle anime semplici del Ministero del Made in Italy): il pomodoro è nato proprio qui. Proprio in questa parte bassa delle Ande, in questo Sudamerica occidentale (più precisamente tra Perù, Cile ed Ecuador): in Messico - dove lo trovò, col nome di tomatl (frutto rigonfio), Hernán Cortés per poi portarselo in patria - si fa vedere solo in un secondo, o terzo, momento, dopo esser passato dalle mani dei Maya prima, e degli Atzechi più tardi. Da qui conquistadores e missionari spagnoli lo condurranno - assieme a patate, maìs, cioccolato, caffé… - in Spagna e dalla penisola iberica, grazie ai privilegiati rapporti tra le dinastie regnanti dell’epoca, sbarcherà in Sicilia - o meglio: nel Regno di Sicilia - e nel Sud Italia. La prima varietà ad arrivare nel nostro Paese è quella gialla che darà il nome a questi frutti: i pomi d’oro citati per la prima volta dal medico toscano Pietro Andrea Mattioli, che una decina di anni più tardi registrerà anche la varietà vermiglia: “In alcune piante rosse come sangue, in altre di color giallo d’oro”. "Rosso come il sangue" e "giallo oro", scriveva Mattioli, rimanendo molto indietro nella registrazione di tutte le decine di sfumature che può assumere questo frutto latinoamericano, celebrato in queste giornate lungo i marciapiedi del quartiere di Palermo, a Buenos Aires.
Tavola condivisa firmata da Mallmann
I fuochi allestiti da Mallmann nel patio interno di El Preferido
La sala del Don Julio per la Fiesta del Tomate
Pablo Rivero e Guido Tassi, rispettivamente proprietario e chef di Don Julio, davanti alla parilla del locale
Ritornando alla Festa del Pomodoro: sette tonnellate di multiformi e multicolori frutti della terra si sono riversati in queste due giornate, nella seconda metà di dicembre, per le strade del quartiere, sui davanzali, sui tavoli, nelle cucine e nei menu dei due ristoranti di Rivero. Celebrare e condividere la sovraproduzione del picco della raccolta con la gente del quartiere era lo spirito della festa: fuori dai due ristoranti, i pomodori raccolti fanno bella mostra di sé - La strada/si riempì di pomodori - i camerieri offrono in sacchetti di carta riciclata ai passanti questi frutti della terra, nell’aria musica dal vivo, ballerini che danzano sui marciapiedi, nelle sale dei ristoranti i pomodori straripano ovunque - /il pomodoro,/invade/le cucine,/entra /per i pranzi,/si siede/riposato/nelle credenze,/tra i bicchieri.
Virgilio Martínez e Pia León con Sang Jeong preparando il servizio a Don Julio
Francis Mallmann, a sinistra, assieme a Pablo Rivero
[…]è ora!/andiamo!/e sopra/il tavolo, nel mezzo/dell'estate,/il pomodoro,/astro della terra,/stella/ricorrente/e feconda,/ci mostra/le sue circonvoluzioni,/i suoi canali,/l'insigne pienezza/e l'abbondanza/senza ossa,/senza corazza,/senza squame né spine,/ci offre/il dono/del suo colore focoso/e la totalità della sua freschezza.
Il pomodoro al centro della tavola, non più come accompagnamento ma da protagonista
Pomodoro pelato, glassato intero in olio d'oliva, peperoncino, pepe del Madagascar e sumac, di Francis Mallmann
Ratatouille di pomodori, timo e aglio, di Francis Mallmann
Carne secca, pomodoro, patata dai 4000 metri di Mil e tuorlo, di Virgilio Martínez e Pia León
Pomodoro, cacao Chuncho de Selva Alta, di Virgilio Martínez e Pia León
Alga blu carnosa, yuyo, pomodoro e sargazo, di Virgilio Martínez e Pia León
Gamberetto, pomodoro, zucca Loche e basilico, di Virgilio Martínez e Pia León
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
nata a Milano da madre altoatesina e padre croato cresciuto a Trieste. Ha scritto (tra gli altri per Diario e Agrisole) e tradotto (tra le altre cose: La scienza in cucina di Pellegrino Artusi) per tre anni dall’Argentina dove è tornata da poco, dopo aver vissuto tra Cile, Guatemala e Sicilia. Da Buenos Aires collabora con Identità Golose e 7Canibales
Alessandro Di Tizio in una foto scattata da Yamil Sfeir
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