13-12-2022
Mauro Colagreco con Audrey Azoulay, direttrice generale dell'Unesco, al momento del conferimento allo chef italo-argentino della nomina a Ambasciatore di Buona Volontà dell’Unesco per la Biodiversità
Lo scorso 25 novembre, durante una cerimonia presso l’Université de la Terre a Parigi, Mauro Colagreco è stato nominato "Ambasciatore di Buona Volontà dell’Unesco per la Biodiversità". Fatto eccezionale - è la prima volta che uno chef riceve questo incarico. Massimo Bottura è a sua volta "Ambasciatore di Buona Volontà del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente", leggi qui, ndr - e al tempo stesso molto coerente col percorso fatto fino a questo momento dallo chef italo-argentino, originario di La Plata, che da anni ormai dedica il suo lavoro e i suoi sforzi a promuovere una presa di coscienza sull’impatto che le scelte alimentari hanno sugli ecosistemi. Missione che il patron di Mirazur, tre stelle Michelin, miglior ristorante al mondo nel 2019 secondo The World’s 50 Best Restaurants, condivide con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza, la Cultura (in breve: Unesco, appunto) che, nell’istituire il programma Man and the Biospohere, nel 1971, si poneva come obiettivo proprio “ripristinare l’equilibrio tra gli esseri umani e il loro ambiente”.
Mauro, complimenti per questo incarico, che è anche un riconoscimento al tuo lavoro e al tuo impegno. È la prima volta che uno chef riceve questo riconoscimento. Onere e onore, diciamo in Italia. Come ti senti? E cosa implica nel concreto questo incarico? «Sono felice, onorato ed emozionato e già al lavoro per dare forma alle azioni future che, naturalmente, andranno nella stessa direzione di quello che abbiamo fatto finora. Nello specifico, questo riconoscimento apre le porte a una collaborazione concreta e attiva con Unesco che mi affiderà diversi progetti per la promozione della biodiversità e la tutela dell’ambiente. Ci sarà anche una parte propositiva in cui saremo noi a presentare progetti all’Unesco per ottenerne il patrocinio e soprattutto per aiutare l’Organizzazione delle Nazioni Unite a coinvolgere partner ossia imprese interessate a sponsorizzare le diverse iniziative».
La cerimonia che ha "incoronato" Mauro Colagreco, il 25 novembre scorso
Qual è la parte più difficile di questo mandato? «Viviamo in una società in cui abbondano le contraddizioni. Ci sono molte questioni per cui non siamo ancora riusciti a trovare risposte e soluzioni. Anche nel mio percorso ci sono contraddizioni, penso per esempio a contratti firmati in passato e che oggi non firmerei perché non sposano il mio impegno e la mia visione del ruolo dell’alta gastronomia. In alcuni contesti è molto difficile avere accesso a prodotti locali ma l’importante è continuare a farsi delle domande per cercare delle soluzioni. L’obiettivo è cambiare l’impostazione mentale della gente su questi temi, richiamare l’attenzione sull’interdipendenza tra tutti gli esseri viventi e sull’impatto che le nostre scelte alimentari hanno sull’ambiente in cui viviamo. Questo nuovo titolo di ambasciatore Unesco coincide con l’assegnazione di un altro incarico che mi è appena stato assegnato: quello di vice presidente di Relais & Châteaux (l’associazione di hotel e ristoranti di lusso che attualmente conta con 580 membri in 68 Paesi diversi e in cinque continenti, ndr). Spero che queste due importanti cariche mi diano una grande capacità di azione, data dalla possibilità di contare su una rete e una visibilità che mi permetteranno di coinvolgere altri attori. La principale sfida è quella di ridefinire il concetto di lusso. Il mio predecessore, Olivier Rœllinger, nel 2014, presentò davanti all’Unesco un manifesto di Relais & Châteaux. Il mio impegno è, a dieci anni di distanza, per il 2024, presentarne uno incentrato sulla sfida della sostenibilità».
Mauro Colareco coi figli Lucca e Valentìn
I limoni di Mentone
Fiore, Foglia, Frutto, Radice: i menu al Mirazur
Recentemente in visita a Mirazur, Carlo Passera ha usato aggettivi quali “stupefacente” e “straordinario” (leggi qui) per descrivere la sua esperienza (documentata tra l’altro dalle bellissime foto di Tanio Liotta). Colagreco non ha perso la mano, per niente, e anzi supera di continuo se stesso: sedersi a uno dei tavoli del suo ristorante è un’esperienza che suscita meraviglia. Gustativa, sensoriale ed estetica, ma non solo.
Per chi avesse la fortuna di potersi un giorno trovare in quella sala, ci sentiamo di raccomandare - per una comprensione più profonda del lavoro dello chef italo-argentino – la visione del documentario Reinventing Mirazur e di tenere a mente le parole, scritte nel secolo scorso, della biologa e zoologa statunitense Rachel Carson, autrice, guarda a caso, di quello che è considerato il libro fondativo del movimento ambientalista, Primavera silenziosa: «Più riusciamo a focalizzare la nostra attenzione sulle meraviglie dell'universo attorno a noi, meno dovremmo trovare gusto nel distruggerlo».
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
nata a Milano da madre altoatesina e padre croato cresciuto a Trieste. Ha scritto (tra gli altri per Diario e Agrisole) e tradotto (tra le altre cose: La scienza in cucina di Pellegrino Artusi) per tre anni dall’Argentina dove è tornata da poco, dopo aver vissuto tra Cile, Guatemala e Sicilia. Da Buenos Aires collabora con Identità Golose e 7Canibales
Alessandro Di Tizio in una foto scattata da Yamil Sfeir
Il panorama al tramonto dal ristorante Ceto, The Maybourne Riviera a Roquebrune-Cap-Martin