15-07-2019
Isabella Potì nella grafica che ne annunciava lo speech in Polonia, a Wroclaw (Breslavia), nel giugno scorso
Sono tornata in Polonia a febbraio, dopo molti anni. La Polonia è il luogo della mia infanzia, la parte più bella che io possa ricordare. Sono ritornata perché avevo bisogno di risentirmi a casa, in sintonia con luoghi e persone.
Faceva molto freddo e me lo ricordavo piuttosto bene. Molte delle cose che erano sopite dentro di me sono infatti cambiate, ma molte altre sono invece rimaste intatte.
La lentezza del tempo mi ricordava il mio Sud. Alcune pratiche di cucina povera, che sono alla base della mia cultura, le ho viste ripercorrere da mia madre, da mia nonna, ed ogni cosa è ritornata molto vivida nella mia mente.
La Potì in Polonia
Rispetto a quando ero bambina, ora che posseggo una maggiore maturità e consapevolezza professionale, ho scoperto che anche qui si effettua la fermentazione del pesce, molto simile a quella praticata da noi in Salento. In Polonia si utilizza la conservazione in salamoia, noi invece il garum lo facciamo sotto sale. Loro fanno le aringhe in salamoia, straordinario! È solo un esempio delle molte analogie che ricorrono in due posti così geograficamente lontani tra loro, ma culturalmente vicini.
Ricordo una Polonia incontaminata, circondata dalla natura; mio nonno andava a caccia di cinghiali, lui stesso preparava la carne per i salumi affumicati. È, anzi, uno dei ricordi più duri della Polonia di quando ero bambina; l’odore dell’affumicato mi è entrato nelle narici e nella memoria gustativa. È rimasto impresso per sempre in me, e tutt’oggi lo porto nella mia cucina. Tutto ciò si lega all'aspetto forse più interessante della cultura alimentare polacca: l’autoproduzione. Qui tutti producono tutto in proprio.
Nessuno al di fuori della Polonia sa quello che sta accadendo. E quindi, se sta succedendo qualcosa come io credo, forse non lo si sta comunicando per nulla, o almeno non nel mondo giusto.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
di
nata nel 1995 a Roma da madre polacca e padre leccese, da sempre è appassionata di cucina; si è formata presso Claude Bosi a Londra e da Martin Berasategui e Paco Torreblanca, in Spagna. Già ai tempi del liceo aveva incrociato i Pellegrino Bros, approfondendo da stagista le proprie tecniche di pasticceria con Francesco Pellegrino, fratello “dolce” del suo attuale compagno Floriano (e di Giovanni). Il 26 dicembre 2015 il ritorno in Italia, per far parte dell’avventura del Bros, prima come sous, dal 2019 come head chef
Antonio Arcieri, nato in Calabria nel 1988 e cresciuto in Lombardia: dal 2019 è lo chef di Arco by Paco Pérez a Danzica
Andrea Camastra, classe 1980, pugliese di Monopoli, dal 2022 al timone di Nuta a Varsavia (Polonia). Il ristorante ha già ottenuto una stella Michelin
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