È un sodalizio giunto alla veneranda età di 125 anni, quello vissuto da S.Pellegrino con i grandi interpreti della cucina mondiale: per l’occasione, l’azienda mette a tavola anche una nuova etichetta in edizione limitata, elegantissima nella sua allure vintage, e pensata proprio per la ristorazione.
I festeggiamenti di rito hanno coinvolto alcune delle migliori tavole, in questo caso italiane, e segnatamente: Primo Restaurant (Lecce), 1 stella Michelin, Dalla Gioconda (Gabicce Monte, Pesaro), 1 stella rossa e una stella verde Michelin, Andrea Aprea (Milano), 2 stelle Michelin, infine 177 Toledo (Napoli) di cui facciamo un gustoso resoconto.
177 Toledo, la dimora napoletana di Giuseppe Iannotti
Saliamo al quinto piano di Gallerie d’Italia, maestosa area museale con architettura anni ‘40 ed un’ampia proposta gastronomica gestita con successo dallo chef Giuseppe Iannotti, già due Stelle Michelin per il suo avveniristico Kresios, a Telese Terme. Ma a Napoli va raccontata un’altra storia e lui lo sa. Esperienza e maestria per costruire un’offerta che piace prima di tutto ai napoletani, e ben dipanata tra caffetteria, pasticceria, bistro, cocktail bar e ristorante fine-dining, il 177 Toledo. Aria di festa a parte, l’impressione inequivocabile è che Iannotti, anche nella città di Pulcinella e di mille altre cose, non abbia fatto altro che confermare il suo tocco da padrone di casa: ti conduce dove dice lui senza chiedere il permesso, accogliendoti, stavolta, in un mondo immaginifico quanto concreto. «Siamo a Napoli e dunque parliamo napoletano, facciamo un gran lavoro sulle materie prime, ma la celebrazione è dedicata alla città».

Confermiamo. Si parla di Napoli e della sua imponente gastronomia, ma è più un respiro che un rito. La tecnica, netta e riconoscibile, è avvolta da un’apparente semplicità di proposte, per cui azzardiamo: è Napoli, ma è la Napoli di Giuseppe Iannotti e ce la siamo gustata fino in fondo.
Frittura di paranza: in una cialda, Iannotti è riuscito a metterci tutto. L’essenza di un morso che tutti conoscono, consegnando oltretutto un colpo d’occhio cromatico da maestro. Stella rossa è la dedica più che esplicita all’iconico logo S.Pellegrino, realizzata con la succulenza di un carpaccio di manzo, beurre blanc, tartufo e maionese alle ostriche. Grande comfort, senza urgenza di strafare. Come ripete Iannotti, «si lavora incessantemente sulle materie prime».
Calamaro e zenzero è etereo e fresco, servito con un cremoso di peperone rosso che chiude il cerchio e ci riporta a casa.
Parmigiana di melanzane, o meglio, la sua rivisitazione.
Iannotti decide di cuocere la melanzana nel Josper, per poi glassarla con miso e sake e servire il tutto con provola e basilico. Biglietto di andata altrove, con ritorno a Napoli. Nel momento di grande visibilità internazionale che sta vivendo la città, l’itinerario a/r ci è sembrato più che appropriato.
‘O rraù: c’è, ma non si vede. Sono bottoncini – nello specifico, gnocchi di patate - ripieni del più sontuoso sugo di carne da mangiare non appena si mette piede a Napoli.
Risotto ricci e scarola arriva accompagnato dal
Gin East London. Scelta audace che aiuta a generare il famoso terzo sapore indotto da un giusto pairing alcolico: sapido, verticale, di grande soddisfazione. Si prosegue in discesa con la freschezza di
Finocchio e bernese, l’accento francese di
Arancia rossa e mandorla, il dessert, per poi scivolare sulle golosità finali che accompagnano strette di mano e saluti e che, non a caso,
Iannotti - che ormai parla bene il napoletano - definisce
Spasso: un divertente intrattenimento.
Intorno ai piatti, lo ricordiamo, c’era
S.Pellegrino e la solita querelle sulle bolle: troppe? Giuste? Abbiamo approfondito un po’ e certo che sì: c’è aggiunta di anidride carbonica, ma quale sarebbe il delitto? Fa male? Nessuno studio scientifico lo dimostra, così come il fatto che l’acqua gassata faccia ingrassare. Insomma, fiumi di parole da piazzetta come spesso accade, scevri di un dettaglio che amiamo: l’approfondimento.
S.Pellegrino è una ricetta a tutti gli effetti, dalla fonte si fa strada tra le rocce fino a San Pellegrino Terme e raccoglie i minerali che l’arricchiscono. Firma riconoscibile, il suo perlage. Capace di mantenersi intatto dall’apertura della bottiglia fino all’ultimo sorso. Bolle, ma anche sapore, e l’acqua deve averlo eccome. In questo caso, con un finale leggermente tendente all’amaro che le ha conferito personalità e consensi a tavola.
177 Toledo
Via Toledo, 177 (al quinto piano di Gallerie d’Italia)
Napoli
+39.081.18181380