02-09-2024
Filippo Sinisgalli, chef del raffinato ristorante Zur Kaiserkron alle spalle di piazza Walther
Solo un dato per farci un'idea: Milano ha un milione e 350 mila abitanti, Bolzano “solo” 110 mila con tre lingue parlate (italiano, tedesco e ladino). E' una città di passaggio e di... assaggio, con botteghe storiche, enoteche vitali e una cucina che non si accontenta più di replicare il sapere degli avi contadini, ma la rivisita osando. Bolzano è una città con numeri piccoli ma un potenziale enorme. Qui anche se i negozi sotto i portici sono ormai appannaggio dei brand internazionali, rimane tradizione comprare lo speck e lo schüttelbrot, il caratteristico pane di segale. Il mercato delle erbe che parte dall'omonima piazza resiste al tempo e dal lunedì al sabato dal 1295 ospita un frenetico viavai alla ricerca di frutta e verdura, ma anche di salumi e lievitati. In piazza Walther non c'è più lo storico negozio austriaco della torta Sacher emigrato un anno fa a Trieste e in pochi si ricordano che proprio in questo salotto buono della città venne aperto il 15 ottobre 1985 il primo McDonald's in Italia.
Il Duomo visto da piazza Walther, centro di Bolzano
Il fascino di Bolzano è nella molteplicità delle sue contaminazioni: l'eleganza imperiale, la varietà di stili architettonici, lunghe passeggiate e biciclettate nel verde, l'ampliarsi del ventaglio di etnie. Tanta gente a passeggio nel centro ma gli orari dei ristoranti seguono quelli tedeschi: se a cena arrivi dopo le 21 è consuetudine trovare la cucina già chiusa (e sentirsi rispondere... «qui non siamo a Bari») mentre per un buon bicchiere di kerner, di lagrein o una birra artigianale riesci a fare le ore piccole nei vicolini del centro, con tappe gettonate alla taverna Fischbänke e da Enovit, prima storica enoteca bolzanina con 1.000 etichette e la nostalgia per la forzata assenza della clientela russa, capace di stappare un Petrus Grand Vin Pomerol annata 2002 da 4.250 euro al pari di un'acqua tonica. Da queste parti troneggia un detto: “Venezia è stata fondata sull'acqua, Bolzano sul vino” e non a caso, questo Comune, con una superficie coltivata a vigneti per oltre 700 ettari, è il terzo della regione dopo Appiano (1.000 ettari) e Caldaro (800 ettari) con il lagrein a farla da padrone.
All'ora dell'aperitivo i locali si riempieno di giovani e turisti per un bicchiere di kerner o lagrein o una fresca birra artigianale
Se vi capita di girare in città in una giornata di sole di fine primavera o inizio estate non sarà semplice trovare un tavolo all'aperto per pranzare perchè qui arrivano abitualmente gli austriaci (Innnsbruck è a 120 km) per la classica gita fuori porta. Fanno shopping alla moda, riempiono il baule con la spesa “all'italiana” in uno dei tanti supermercati, pranzano sereni, passeggiano lungo i fiumi Adige ed Isarco e al tramonto riprendono la via di casa.
Bolzano è passato, presente e futuro insieme anche in fatto di cucina. Non ci sono ristoranti stellati visto che da giugno lo chef Claudio Melis ha scelto di mettersi “In viaggio” verso Merano dove, insieme alla moglie Monica Wieser e al figlio Tito, ha preso dimora presso lo storico Hotel Irma per un progetto di accoglienza a più largo respiro. Diciamo subito che mangiare bene a Bolzano ha un prezzo, in buona parte giustificato dalla qualità degli ingredienti e dal livello del servizio.
Gottfried Messner, chef del ristorante Thaler Arome, con alle spalle il suo secondo, Dominik Stuefer
Per Thaler Arome c'è poi il valore aggiunto dell'ubicazione: è sotto i portici, ma sopra i tetti di Bolzano. Una terrazza dove lo sguardo sconfina sulle montagne di casa e sui vigneti. C'è un menù alla carta che cambia stagionalmente arricchito da proposte nuove ogni giorno e da un menù a sorpresa di 4 portate a 65 euro. A dirigere la cucina lo chef altoatesino Gottfried Messner, 56 anni, specializzato in antipasti (un classico imperdibile la tartare di manzo) e dolci, al suo fianco Dominik Stuefer, 31 anni, che cura i secondi mentre i primi piatti sono affidati a Rolando Risaliti, 24 anni.
La terrazza panoramica sui tetti di Bolzano del Thaler Arome
Il Branzino con patate e pomodori su un fondo di crostacei servito al Thaler Arome
Chi si sta “attrezzando” per arrivare il più in fretta possibile alla stella è sicuramente il ristorante Zur Kaiserkron (non a caso “corona imperiale) al pianterreno di Palazzo Pock, maestoso edificio rococò in piazza della Mostra con un passato da albergo di lusso e teatro. L'interno è di un'eleganza contemporanea con le volte a richiamare una storia antica.
L'interno del ristorante Zur Kaiserkron è elegantemente curato in ogni dettaglio
L'uovo è l'ingrediente preferito dallo chef Sinisgalli che mette in ogni suo menu. Eccolo nella versione al cartoccio... miseria e nobiltà
Bottoni di ricotta, bietola, asparagi selvatici e speck Igp: un piatto di chef Sinisgalli che esalta il territorio
L'agnello Brillenschaf della Val di Funes, la razza ovina più antica del Sudtirolo, è tra le proposte del Zur Kaiserkron
Amarsi un po' è il delizioso cremoso al pistacchio con il quale ho sigillato la mia cena da Sinisgalli
Ma vogliamo darvi un altro consiglio: a una decina di chilometri Bolzano, salite dolcemente in auto (o in funivia) fino a raggiungere San Genesio dove al centro del paese e accanto alla chiesa c'è la locanda Zum Hirschen (Al cervo), inaugurata nel 1935 dalla famiglia Oberkofler che l'ha sempre gestita con le sue donne, giunte ormai alla quinta generazione. Nel tempo alla locanda si sono aggiunte 27 camere, ma gli uomini continuano a dedicarsi al lavoro nei campi e all'allevamento dei cavalli avelignesi. Qui poco è cambiato nella filosofia delle origini, da subito vicina ai temi della sostenibilità e dell'economia circolare: in cucina si utilizzava ciò che si produceva, evitando sprechi e scarti. Un impegno mai tradito negli anni e ora premiato dalla stella verde Michelin e dalla certificazione internazionale del turismo sostenibile del GSTC che in Alto Adige contraddistingue solo 12 strutture con grande orgoglio di Petra e Maria, le sorelle al timone.
Maria Theresia Lutz, 42 anni, a capo della cucina del ristorante Zum Hirschen, stella verde Michelin, sulle alture di San Genesio
«Goditi il tuo lavoro perché è metà della tua vita» è il suo motto e lei in cucina si diverte cucinando solo ciò di cui conosce l'intera filiera: non a caso sul menù molti ingredienti sono raccontati con il nome del maso di provenienza. Noi abbiamo provato il canederlo di erbe con asparagi, ma non avremmo sbagliato neppure con il risotto al crescione e ricotta della casa o gli spaghettini di segale al pesto di erbe selvatiche e speck bio. Impiattamenti semplici, ma esaltati da una cucina artigianale di amore e passione.
Canederlo con asparagi ed erbe raccolte dalla chef stella verde Michelin
La Scaloppina di puledro unita a ceci fritti e fagioli allo speck, specialità del ristorante Zum Hirschen
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
giornalista professionista, nata in un'annata di vino buono. Ha spaziato in ogni settore, dallo sport alla politica perché far volare in alto la curiosità è il sistema migliore per non annoiare e non annoiarsi. Non ha nessuna allergia né preconcetto alimentare, quindi fatele assaggiare di tutto. E se volete renderla felice, leggete il suo libro di fotostorie, Il tempo di uno sguardo
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