02-05-2024
Alessandro Scardina con la nuova brigata di cucina de La Pista del Lingotto, in via Nizza a Torino
Ci sono edifici che segnano la storia di una città e la rappresentano nel bene e nel male nell’immaginario di tutti quelli che la frequentano. Perché se Torino ha i suoi simboli antichi indelebili, un simbolo certamente meno visitato ma altrettanto riconosciuto è il Lingotto, storico stabilimento della Fiat e per molti anni suo quartier generale. Progettato da Giacomo Mattè Trucco a inizio Novecento, La Pista è il tetto di un edificio di 5 piani, uniti da due rampe elicoidali, tutte costruite interamente in cemento armato, come prevedeva il razionalismo architettonico. Utilizzato come pista di prova delle autovetture realizzate nei piani sottostanti, che hanno fatto qui i primi chilometri di vita fino al 1982. Con la chiusura dell’attività produttiva il Lingotto prende una nuova vita grazie a Renzo Piano che ne ha rivisto i contorni e fortemente gli interni facendolo diventare un centro servizi come adesso lo si vede.
La pista invece è rimasta la stessa tranne che per la scelta, sempre voluta da Piano, di costruire tre strutture incastonate al centro: La Bolla, la Pinacoteca Agnelli e il Ristorante e da quest’anno infine l’ultima modifica visto che il centro dell’ellisse della pista è diventata il giardino sospeso più grande d’Europa, con oltre 40mila piante, appartenenti a 300 specie e varietà differenti. In questo luogo, in cui anche gli interni sono progettati con coerenza filologica, oro e legno alle pareti e marmo nero sui tavoli, con lampadari a ricordare carburatori di auto, Gerla, storica azienda torinese di pasticceria, ha voluto costruire un nuovo punto di riferimento della ristorazione della città.
Amuse-bouche
Pagnotta da chilo con lievito madre 48 ore e attorno i burri: alla 'nduja, all'aglio orsino, burro salato
Raviolo ripieno di lactopatata, salsa al greencurry e verdurine croccanti, cotte, crude e acetate
Il ristorante presenta tre menù; uno più classico definito Radici, che ripercorre i classici della cucina piemontese, dal vitello tonnato ai plin ai tre arrosti. Il secondo è prettamente vegetale, tanto da essere battezzato Botanic world, in cui si comincia a vedere la voglia di Alessandro di stupire il commensale e divertirlo nel suo girovagare tra continenti. Qui si assaggia quindi la Lacto patata, Cocco e green curry, come Primo fiore, fibre e kombucha.
Poi l’ultimo menu degustazione, il Trust; dove lo chef ci guida, noi dobbiamo seguirlo. I gusti sono un altalena, tra sapori forti e preparazioni di grande spinta, come il dessert che chiude: il Banana bacon; oppure gli snack di benvenuto o il formaggio non formaggio che viene dal fegato della cernia; il Manzo ricci e dragoncello, Agnello latticello e chimichurri o infine l’insalata granchio, rafano e granadilla.
Sfogliato salato
Con Scardina (al centro), il maitre Mattia D'agnelli e il sommelier Davide Sterrantino
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
gastronomo per passione e assaggiatore seriale, abitante della periferia montana del Regno Sabaudo, nel tempo che resta prova a innovare il sistema di welfare italiano. Ancora si emoziona prima di aprire il menu di un nuovo ristorante
Le etichette dei Vermouth rosso e bianco, "alla maniera di Strucchi"
Bottoni di cinghiale con estratto di bucce di parmigiano e pepe lungo, un piatto di Antonio Lerro, chef del ristorante Riva di Numana (Ancona) (foto instagram)
Alcuni piatti del nuovo menu tra creatività e accostamenti decisi