21-11-2023

Antonio Romano allo Spazio 7 di Torino, Tim Burton e una stecca di cioccolato

Il Museo del Cinema di Torino quest’anno ha dedicato una rassegna proprio al regista californiano. A trasportare l'evento nel mondo del cibo, ci ha pensato Salone Off food Topic, che è riuscito a creare una coreografia gastronomica coerente con i film

Per finire il pasto non poteva mancare una tavole

Per finire il pasto non poteva mancare una tavoletta di cioccolato, incartata come un gold ticket di Willy Wonka

Tim Burton è un regista noir, caricaturale quasi fumettista. Ha disegnato più che riprendere capolavori del cinema come Edward Mani di forbice e La Fabbrica di cioccolato.

Il Museo del Cinema di Torino quest’anno ha dedicato una rassegna proprio al regista californiano, che ne ricostruisce la storia e l’evoluzione. Ad affiancare questo evento e a trasportarlo nel mondo del cibo, ci ha pensato Salone Off food Topic, che ha selezionato produttori di cibo e ristoratori per creare una coreografia gastronomica coerente con le scene gotiche descritte da Burton, per far cadere anche nei tavoli dei ristoranti, l’effetto e la magia del Torino Film Festival.

Lo chef Antonio Romano

Lo chef Antonio Romano

Chef guest, scelto per essere il padrino di questa iniziativa è Antonio Romano di Spazio 7, il ristorante museo creato all’interno della Fondazione per l’arte contemporanea Sandretto Re Rebaudengo.

30 anni, romano di nome e di fatto, con un accento tenue modellato nei tanti anni spesi nella cucine più teutonica di Roma, alla corte del pluristellato Heinz Beck e poi per cercare onori e autonomia in Toscana al Castello di Fighine vicino a Siena.

Da qui il suo viaggio verso Nord continua fino a Torino dove prende il posto di Alessandro Mecca (spostatosi al Castello di Guarene) proprio a Spazio 7.

Il passo non è stato breve, ma come direbbe un adagio di Roma antica a cui Antonio è molto legato, Alea iacta est. E sin da subito lo chef ha saputo subito comprendere la sua nuova casa e gli abitanti di Augusta Tarinorum verrebbe da dire, muovendosi con circospezione e lavorando senza mai troppo clamore. Un passo alla volta per conoscere e farsi conoscere con il suo stile, ben definito e un ristorante che deve prendere una nuova forma sulla sua idea di menù.

Adesso a poco più di un anno di distanza il suo lavoro ha plasmato i piatti sui suoi principi, come l’uso della tecnologia e insieme il gusto per la tradizione, l’alternanza dei sapori, la creazione di forme e stampi con la stampante 3D e l’influenza anche internazionale.

Il menu degustazione che ha in carta in questo principio di inverno non poteva che essere di 7 portate e ci porta a giocare con gusti e sapori in un lungo viaggio tra verza, patate e tartufo nero o farfalle alici, cavolo nero e limone. Si comincia con una sventagliata di piattini di amuse bouche, in cui si vede tutta l’artigianalità dello chef e la sua voglia di costruire i piatti sino alla fine (ma che belli i wafer!).

E in questo gioco a costruire mattoncino su mattoncino le sue ricette, il piatto più rappresentativo è una ricostruzione di un piatto simbolo della Florida e della Luisiana, poi diventato famoso in tutto il mondo, ovvero il pollo fritto. Impacchettato come il suo maggior venditore al mondo ha sempre fatto, nelle scatole di cartone bianche e rosse. Ma per citare Magritte Ceci n'est pas un chapeau, e forse nemmeno un pollo o meglio non solo un pollo, ai clienti la sorpresa e la scoperta.

Il pollo fritto di Antonio Romano

Il pollo fritto di Antonio Romano

E per finire il pasto e tornare al cinema di Tim Burton non poteva mancare una tavoletta di cioccolato, incartata come un gold ticket di Willy Wonka, bellissima la sua ricostruzione (anche questa di totale produzione propria) con spazio anche in questo caso per la sorpresa. Le cialde di cioccolato fatte nel classico carrarmato scuro, nascondono infatti un ripieno tutto romanesco di coda alla vaccinara, che avrebbe lasciato senza parole il piccolo Charlie.

La tavoletta di cioccolato, incartata come un gold ticket di Willy Wonka

La tavoletta di cioccolato, incartata come un gold ticket di Willy Wonka

Se dobbiamo descrivere lo chef in una ricetta, è proprio questa, quella che più lo rappresenta: grande artigianalità e tecnologia, tradizionalità, contrasto di sapori e una sana follia artistica che nelle sale bianche di Spazio 7 non guasta di certo.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Luca Milanetto

gastronomo per passione e assaggiatore seriale, abitante della periferia montana del Regno Sabaudo, nel tempo che resta prova a innovare il sistema di welfare italiano. Ancora si emoziona prima di aprire il menu di un nuovo ristorante

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